C/2019 Q4 È STATA RINOMINATA 2I/BORISOV DALLA IAU

Cambio di nome per la cometa interstellare

Chiamata in un primo momento C/2019 Q4 (Borisov), la “cometa aliena” è stata ora rinominata 2I/Borisov dall’Unione astronomica internazionale: il prefisso ‘2I’ indica che proviene dallo spazio interstellare e che si tratta del secondo oggetto di questo tipo mai osservato

     25/09/2019

La cometa 2I/Borisov. L’immagine è stata ottenuta tra il 9 e il 10 settembre 2019 utilizzando lo spettrografo multi-oggetto installato al telescopio Gemini Nord a Mauna Kea (Hawaii). Crediti: Gemini Observatory/Nsf/Aura

La cometa interstellare verso la quale gli astronomi di tutto il mondo stanno puntando i loro telescopi ha da oggi un nuovo nome, assegnatole dall’International Astronomical Union (Iau): 2I/Borisov. Una designazione che la incorona ufficialmente come secondo oggetto interstellare a noi noto per aver transitato nel Sistema solare: da qui, infatti, il nome ‘2I’. Il “cognome” lo ha invece ereditato dal suo scopritore: Gennady Borisov, l’astrofilo che il 30 agosto scorso – dall’osservatorio Margo, in Crimea – per primo l’aveva avvistata, con un telescopio da 65 cm autocostruito.

Fino a poco tempo fa sembrava che la cometa seguisse una traiettoria parabolica e provenisse dalla Nube di Oort, ovvero dalle regioni più esterne del nostro Sistema solare. Dopo una settimana di osservazioni, però, il Minor Planet Center della Iau è riuscito a calcolarne l’orbita, deducendo che si trattava di un oggetto proveniente dall’esterno del Sistema solare. Non solo: tra le migliaia di comete a noi note, nessuna presenta un’orbita tanto iperbolica quanto quella di 2I/Borisov.

Proprio due anni fa era stato avvistato il primo oggetto interstellare, 1I/‘Oumuamua, suggerendo l’esistenza di un numero abbastanza nutrito di corpi provenienti da altri sistemi stellari e sollevando alcune domande interessanti: per esempio, perché abbiamo scoperto solo ora questo tipo di oggetti? Con quale frequenza attraverseranno il Sistema solare? Le osservazioni periodiche di grandi porzioni di cielo effettuate dai più potenti telescopi ci aiuteranno a rispondere a queste e a molte altre domande nel prossimo futuro.

Nel frattempo, gli astronomi potranno tenere d’occhio per molti mesi la cometa 2I/Borisov – un periodo molto più lungo di quello consentito dal suo predecessore, 1I/‘Oumuamua. Le stime sulle dimensioni della cometa risultano ancora difficili, perché il piccolo nucleo cometario è poco osservabile a causa della chioma, ma considerata la sua luminosità 2I/Borisov sembra essere un oggetto di pochi chilometri di diametro. Uno fra telescopi più grandi del mondo – il Gran Telescopio Canarias, oltre 10 m di diametro, situato alle Isole Canarie – ha già ottenuto lo spettro della cometa: uno spettro molto simile a quello dei nuclei cometari che osserviamo abitualmente.

Il 7 dicembre prossimo, quando la cometa 2I/Borisov raggiungerà il perielio (il punto più vicino al Sole), si troverà ad “appena” due unità astronomiche di distanza dalla nostra stella (circa 300 milioni di chilometri). Tra dicembre e gennaio ci aspettiamo quindi un aumento di luminosità di questo oggetto, visibile in quel periodo dall’emisfero australe. Dopodiché la cometa 2I/Borisov proseguirà il suo viaggio verso lo spazio interstellare, lasciando per sempre il Sistema solare.

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