LO “SCATTO DELL’ADDIO”, PRIMA DI ESSERE SPENTO

Gli ultimi bagliori visti da Kepler

Risalgono al 25 settembre 2018 gli ultimi scatti – sia d’insieme che particolari – realizzati dal telescopio spaziale Kepler prima di essere definitivamente spento e parcheggiato in un’orbita sicura, ora resi pubblici dalla Nasa

     07/02/2019

L’ultima ripresa a campo intero di Kepler, 25 settembre 2018. Crediti: Nasa/Ames Research Center

Dopo nove anni e mezzo trascorsi nello spazio a fotografare campi stellati, scoprendo attorno a un buon numero di quelle decine di migliaia stelle la presenza di oltre 2600 pianeti, lo scorso 30 ottobre 2018 il telescopio spaziale Kepler della Nasa è stato definitivamente pensionato a causa dell’esaurimento del combustibile.

Continuano nel frattempo a fioccare le scoperte effettuate nel suo archivio, come quella di K2-288Bb, un pianeta con alcune caratteristiche rare, nonché le conferme di scoperte precedenti, come quella di Kepler-1657b, un gigante temperato di lungo periodo alla cui caratterizzazione hanno lavorato anche ricercatori Inaf.

Ora la Nasa ha rilasciato l’ultimissima fotografia a campo intero realizzata da Kepler il 25 settembre 2018. Rispetto alla “prima luce” dell’8 aprile 2009, questa “ultima luce” denota qualche acciacco della fotocamera, mancando alcune delle sezioni che compongono l’immagine. Lacune, assicurano dalla Nasa, che non hanno inficiato il funzionamento complessivo dello strumento grazie alla progettazione modulare.

Per questa ultima campagna di osservazione nella sua missione estesa, il telescopio Kepler è stato puntato in direzione della costellazione dell’Aquario, dove ci sono alcuni punti di particolare interesse.

Ultimo sguardo di Kepler sul sistema Trappist-1. Crediti: Nasa/Ames Research Center

Oltre la singola ripresa a campo pieno, la fotocamera di Kepler ha anche ripreso più volte alcuni soggetti specifici, inseguendoli per diverse ore.

Dalle immagini ricevute a terra sono stati ottenuti piccoli filmati –  come quelli riprodotti qui a fianco e qui sotto – che ben rendono l’idea di quali difficoltà incontrino i ricercatori nello scoprire pianeti extrasolari con il metodo dei transiti, cercando le minime variazioni di luminosità della stella causate dal passaggio di uno o più pianeti davanti a essa.

Va detto che queste immagini sono un po’ più “ballerine” del solito, in quanto le prestazioni decrescenti dei motori, mano a mano che si esauriva il combustibile, non permettevano un puntamento ottimale.

In ogni caso, anche una manciata di pixel sparsi può accendere la fantasia sapendo che rappresentano, ad esempio, la traccia evidente ai nostri occhi di Trappist-1, una stella attorno a cui orbitano sette pianeti rocciosi, di cui almeno tre ritenuti abbastanza temperati da ospitare acqua liquida.

Ultima vista di Kepler di GJ 9827, una stella a 97 anni luce, la più vicina attorno a cui la sonda abbia rilevato pianeti. Crediti: Nasa/Ames Research Center

Un altro obbiettivo delle ultime osservazioni di Kepler è stato il sistema 9827 GJ, una vicina stella luminosa che ospita, tra l’altro, un pianeta considerato come eccellente opportunità per studiare l’atmosfera di un mondo lontano, quando saranno operativi telescopi sufficientemente potenti.

Infine, il campo di vista di Kepler si è anche casualmente sovrapposto in piccola parte con quello del nuovo cacciatore di pianeti, il satellite Tess della Nasa, offrendo agli astronomi la possibilità di confrontare e migliorare la loro comprensione dei dati ricevuti dalle due sonde spaziali.