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GIÀ INDIVIDUATI PIÙ DI 100 PROBABILI ESOPIANETI

Un nuovo catalogo per cercatori di esopianeti

A chi non piacerebbe scoprire un pianeta? Ora tutti possono setacciare l’archivio ventennale di velocità radiali misurate su oltre 1600 stelle dallo spettrometro Hires al telescopio Keck, grazie a un articolo apparso su Astronomical Journal con cui si rendono totalmente pubbliche tali misure e il software per analizzarle. Nello stesso studio, i ricercatori elencano oltre 100 candidati esopianeti identificati con tale tecnica

  Stefano Parisini    15/02/2017

In questo spettro del Sole si distinguono bene le righe di assorbimento. Per stelle più lontane risultano meno definite, ma dalla posizione di questi “marcatori” si possono dedurre diverse informazioni, fra cui la velocità radiale dell’astro. Crediti: N.A.Sharp, NOAO/NSO/Kitt Peak FTS/AURA/NSF

Se avete sempre desiderato di scoprire un nuovo pianeta fuori dal Sistema solare, ecco l’occasione giusta. Un gruppo di ricerca internazionale, guidato dalla Carnegie Institution for Science – un’istituzione statunitense che sostiene alcune branche della ricerca scientifica, tra cui l’astronomia -, ha reso pubblico il più grande catalogo di osservazioni finalizzate alla ricerca di esopianeti mediante il metodo della velocità radiale, una tecnica che permette di ricavare dallo spettro di una stella la presenza di pianeti che le ruotano attorno, misurando quando “sobbalzante” risulta il suo incedere nello spazio, proprio a causa dei contrappesi planetari.

Il catalogo comprende quasi 61mila misurazioni individuali di oltre 1600 stelle. Questa montagna di dati è stata ottenuta durante un programma osservativo ventennale che ha sfruttato lo spettrometro Hires montato al telescopio Keck-1 da 10 metri, sulla sommità del vulcano Mauna Kea alle Hawaii.

«Uno degli obbiettivi della nostra pubblicazione è quello di democratizzare la ricerca di esopianeti», ammette Greg Laughlin della Università di Yale, fra gli autori dell’articolo appena apparso su The Astronomical Journal. Chiunque – continua il ricercatore – può scaricare l’archivio delle velocità radiali dal sito dello Earthbound Planet Search e utilizzare il software libero Systemic per cercarvi dei pianeti, seguendo le istruzioni riportate in questo blog.

Ritratto al chiaro di luna delle due cupole sferiche che proteggono i telescopi gemelli Keck, alle Hawaii. Crediti: Laurie Hatch

Gli autori del nuovo studio non si sono limitati a fornire alla comunità le chiavi d’accesso al loro archivio, ma hanno dato loro stessi una prima “spremuta” ai dati.

Mikko Tuomi dell’Università dello Hertfordshire ha condotto una sofisticata analisi statistica dell’archivio per selezionare i segnali periodici, quelli che con più probabilità sono causati dalla presenza di pianeti attorno alla stella.

«Siamo stati molto prudenti nel nostro studio su cosa includere come segnale di un possibile pianeta extrasolare e su ciò che non rappresentava invece un buon candidato» spiega Tuomi. «Nonostante i nostri rigorosi criteri, abbiamo trovato oltre 100 nuovi candidati probabili pianeti».

Uno di questi probabili pianeti si trova attorno a una stella chiamata GJ 411, nota anche come Lalande 21185, il quarto astro più prossimo al nostro, con una massa di solo il 40 per cento di quella solare. Il pianeta ha un brevissimo periodo orbitale, poco meno di 10 giorni, quindi non sarebbe in alcun modo un “gemello” della Terra.

La buona notizia è che GJ 411b – questo il nome del pianeta dedotto col metodo della velocità radiale – conferma una tendenza già intravista nella popolazione globale degli esopianeti finora rilevati: i pianeti più piccoli si trovano attorno alle stelle più piccole.

Ecco un’immagine di (molta) fantasia del candidato pianeta attorno alla piccola stella GJ 411, la quarta più vicina a noi. Crediti: Ricardo Ramirez

Secondo gli autori, la pubblicazione di questo lavoro stabilisce un importante precedente su come la comunità scientifica possa collaborare per l’identificazione e lo studio degli esopianeti.

«Il modo migliore per avanzare in questo campo è di sfruttare le capacità di una varietà di strumenti di precisione per la misura della velocità radiale e farli lavorare assieme. Anche se questo richiederà che molti gruppi di ricerca rompano la tradizione e inizino seri sforzi cooperativi», commenta in conclusione Jennifer Burt del Mit. «Penso che la nostra pubblicazione apra possibilità a tutti coloro che vogliono fare questo tipo di lavoro, certamente ricercatori di professione, ma anche qualche appassionato  entusiasta di esopianeti. Perché, in fondo, chi non vuole scoprire un pianeta?»

Per saperne di più:

  • L’anteprima dell’articolo pubblicato su The Astronomical Journal “The LCES HIRES/Keck Precision Radial Velocity Exoplanet Survey”, di R. Paul Butler et al.

Licenza per il riutilizzo del testo:
 Astronomia, News    catalogo, hires, Keck, Pianeti extrasolari, Spettrometro, Velocità radiale, W. M. Keck Observatory    Articolo pubblicato il 15/02/2017 alle 12:13. I commenti sono aperti a tutti sulla pagina Facebook del sito. Per segnalare alla redazione refusi, imprecisioni ed errori è invece disponibile un modulo dedicato.   Doi: 10.20371/INAF/2724-2641/1643517
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