UN METEORITE DI 4,4 MILIARDI DI ANNI

Una Bellezza Nera marziana

NWA 7034 è uno dei più antichi meteoriti mai trovati sulla Terra. Diverso da tutti gli altri frammenti analizzati finora perché ricco d'acqua e carbonio organico, questo pesa 320 grammi ed è essenzialmente un pezzo di roccia basaltica (quindi magmatica) cementata molto scura e particolare. Ecco perché

     02/02/2015
Il meteorite marziano NWA 7034. Crediti: NASA

Il meteorite marziano NWA 7034. Crediti: NASA

Secondo voi Marte è davvero “rosso” come da sempre viene descritto? Sicuramente le grandi quantità di ossido di ferro contribuiscono e non poco a dargli questo colore, ma al di sotto della superficie ci sono altri materiali che conferiscono diverse sfumature al terreno marziano. Per esempio rocce di colore grigio trovate da Curiosity durante recenti trivellazioni in regioni scure che stanno a indicare il passato vulcanico e violento del quarto pianeta del Sistema solare. Ma non solo la lava ha modellato e modificato Marte, anche impatti con altri oggetti hanno la loro parte di responsabilità.

E i ricercatori sembrano essere in possesso proprio di un pezzettino di roccia marziana che starebbe a testimoniare questo tipo di terreno: si tratta di un frammento di un meteorite – di cui avevamo già parlato su Media INAF – proveniente dalla crosta marziana (cioè lo strato più a contatto con l’atmosfera), trovato in Marocco nel 2011.

La particolarità di NWA 7034 (le lettere stanno per North West Africa), soprannominato “Black Beauty” (bellezza nera) è che ha 4,4 miliardi di anni, datazione che lo rende uno dei più antichi meteoriti mai trovati sulla Terra. Diverso da tutti gli altri frammenti analizzati finora perché ricco d’acqua e carbonio organico, Black Beauty pesa 320 grammi ed è essenzialmente un pezzo di roccia basaltica (quindi magmatica) cementata molto scura e particolare. Sono più di cento i frammenti di Marte raccolti sul nostro pianeta, ma nulla di simile era mai stato trovato. Il tipo di composizione della roccia è molto comune nei campioni lunari, ma non in quelli marziani.

Per analizzarlo si è resa necessaria la tecnica di spettroscopia ad immagini e i ricercatori hanno potuto confermare quanto già scoperto dalla sonda della NASA Mars Reconnaissance Orbiter. «Altre tecniche ci permettono di analizzare solo piccole porzioni. Quello che volevamo era avere una misura per l’intero campione, che è corrisposta ai dati orbitali», ha detto Kevin Cannon, della Brown University e autore principale dello studio pubblicato su Icarus.

Lo studio mostra agli esperti cosa ci può essere sotto la crosta rugginosa di Marte, cioè una superficie che è stata modellata drammaticamente e più volte da impatti meteorici.

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