NGC 5128 OSSERVATA DA CHANDRA X

Una cintura di polvere per Centaurus A

Poche settimane dopo che il Chandra X-ray Observatory della NASA iniziò l'attività nel 1999, il telescopio venne puntato verso Centaurus A, una galassia a circa 12 milioni di anni luce dalla Terra, al cui centro si trova contiene un gigantesco getto che fuoriesce da un buco nero supermassiccio.

     10/02/2014

 

Il buco nero supermassiccio al centro di Centaurus A, che brilla in questa immagine composita di Chandra X. Gli scienziati hanno usato i dati di 9,5 giorni di osservazioni tra il 1999 e il 2012. Crediti: X-ray: NASA / CXC / U.Birmingham / M.Burke et al.

Il buco nero supermassiccio al centro della galassia Centaurus A, che brilla in questa immagine composita di Chandra X. Gli scienziati hanno usato i dati di 9,5 giorni di osservazioni tra il 1999 e il 2012. Crediti: X-ray: NASA / CXC / U.Birmingham / M.Burke et al.

Questa bellissima immagine composita ci mostra Centaurus A in tutta la sua grandezza e drammaticità. Le osservazioni, per un totale di 9 giorni e mezzo, si sono svolte tra il 1999 e il 2012: 13 anni di studio e ricerche con l’osservatorio orbitante Chandra X-ray della NASA per conoscere meglio l’enorme getto emanato dal buco nero supermassiccio al centro della galassia. Cen A è una particolare galassia lenticolare, cioè una forma intermedia tra quelle a spirale e quelle a ellittiche. Si trova a una distanza pari a 12 milioni di anni-luce dalla Via Lattea e il suo centro è una delle più forti radiosorgenti conosciute.

Nella foto si vede la spettacolare emissione di onde radio a getto che viene emesso dal buco nero. Questa nuova immagine composita della galassia NGC 5128 mette in luce anche uno strato di polvere che avvolge il centro di Cen A, molto probabilmente – secondo gli scienziati – i resti di una collisione con un’altra piccola galassia.

In passato era già stato rilevato che la maggior parte delle sorgenti a raggi X di Cen A (le piccole luci che si vedono nella foto) sono buchi neri o stelle di neutroni. Sembra che la maggior parte di queste fonti siano o meno di due volte la massa del Sole o più di cinque volte più massicce. Le più piccole sembrano essere stelle di neutroni e quelli più grandi buchi neri. “Questa differenza ci può aiutare a capire come le stelle massicce esplodono”, si legge in una nota della NASA.

Per saperne di più:

Leggi lo studio su The Astrophysical Journal“Spectral properties of x-ray binaries in Centaurus A”, di Mark J. Burke et al.