IL CRATERE MCLAUGHLIN

Un lago marziano

Un veicolo spaziale della NASA sta fornendo nuovi elementi che inducono gli scienziati a sostenere la presenza, in epoche passate, di un ambiente umido sotterraneo su Marte. Un ulteriore tassello che si aggiunge al puzzle sempre più complesso della storia evolutiva del pianeta rosso.

     21/01/2013
L’immagine del cratere McLaughlin mostra rocce sedimentarie che contengono minerali formatesi attraverso l'interazione con l'acqua. CREDIT: NASA / JPL-Caltech / Univ. di Arizona

L’immagine del cratere McLaughlin mostra rocce sedimentarie che contengono minerali formatesi attraverso l’interazione con l’acqua. CREDIT: NASA / JPL-Caltech / Univ. di Arizona

Si chiama McLaughlin ed è un cratere marziano di 57 miglia (92 chilometri) di diametro e 1,4 miglia (2,2 km) di profondità. La profondità del cratere, dice ora uno studio pubblicato su Nature Geoscience, ha permesso all’acqua sotterranea di fluire al suo interno, lasciando così tracce della presenza di ambienti umidi nel sottosuolo marziano. Le nuove informazioni provengono dal centro elaborazione dati dello spettrometro della NASA Mars Reconnaissance Orbiter, che ha  puntato il suo sguardo proprio sul fondo del cratere McLaughlin.

Strati di rocce piatte sul fondo del cratere contengono minerali di carbonato e di argilla che indicano la presenza di acqua. McLaughlin, che si trova nella parte bassa di un pendio di diverse centinaia di chilometri posto sul lato occidentale della regione Arabia di Marte, non ha canali di afflusso di grandi dimensioni, ma canali di piccole dimensioni situati alla fine del cratere vicino ad un livello che avrebbe segnato la superficie di un lago.

Queste nuove osservazioni suggeriscono la formazione dei carbonati e argilla in un lago alimentato da acqua sotterranea all’interno dal bacino chiuso del cratere. Alcuni ricercatori propongono che l’interno del cratere e la regione sotterranea dalla quale proveniva l’acqua fossero ambienti umidi potenzialmente in grado d’ospitare forme di vita.

“Nel loro insieme, le osservazioni del cratere McLaughlin forniscono la migliore prova del fatto che il carbonato non sia giunto dall’esterno, bensì che si sia formato all’interno dell’ambiente lacustre”, spiega Joseph Michalski, autore principale dello studio, che ha cinque co-autori. Michalski inoltre è affiliato con il Planetary Science Institute di Tucson, in Arizona, e il Museo di Storia Naturale di Londra.

Michalski e il suo team hanno usato il Compact Reconnaissance Imaging Spectrometer for Mars (CRISM) installato sul Mars Reconnaissance Orbiter (MRO) per verificare la presenza di minerali come i carbonati, che sono meglio conservati in condizioni non acide.

“Il team di MRO ha compiuto uno sforzo congiunto per ottenere prodotti altamente elaborati da consegnare ai membri della comunità scientifica come il dottor Michalski per l’analisi”, dice Scott Murchie della Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory a Laurel, Maryland. “Nuovi risultati come questo mostrano perché questo sforzo è così importante. ”

Lanciato nel 2005, il Mars Reconnaissance Orbiter e i suoi sei strumenti hanno fornito più dati ad alta risoluzione per il pianeta rosso di tutti gli altri orbiter Mars. I dati sono disponibili agli scienziati di tutto il mondo per la ricerca, l’analisi e le loro conclusioni.

“Un certo numero di studiosi che hanno utilizzato i dati del CRISM ha dimostrato che le rocce riesumate dal sottosuolo, date da impatti meteorici, sono state modificate, nella storia di Marte, molto probabilmente dai fluidi idrotermali”, osserva Michalski. “Questi fluidi intrappolati nel sottosuolo avrebbero violato periodicamente le superficie dei bacini profondi, come McLaughlin, portando così indizi per l’abitabilità sotto la superficie”.

Come avviene sulla Terra, i laghi alimentati da acque sotterranee dovrebbero svilupparsi a basse quote. Pertanto il cratere McLaughlin potrebbe essere un buon candidato per un processo avvenuto in passato e che ci può far comprendere ancora di più la storia di Marte.