
Oltre ad essere il più grande telescopio mai realizzato, E-Elt, prosegue Bono, sarà il primo telescopio costruito utilizzando ottiche adattive (che servono ad annullare le perturbazioni dell’atmosfera) non solo per lo specchio primario ma anche per i 5 specchi secondari. Questi serviranno a convogliare la luce dallo specchio primario sullo strumento di misura. I primi due strumenti operativi saranno gli occhi di E-Elt, ossia la camera ad alta risoluzione spaziale e uno
spettrografo bidimensionale. “Per ora – ha spiegato Bono – è stata data priorità a entrambi, ma nei prossimi 5-6 anni di funzionamento sono previsti altri quattro strumenti con obiettivi scientifici differenti”.
Un’altra grande sfida, ha aggiunto, sarà realizzare il quarto dei 5 specchi secondari che avrà un diametro di 2,5 metri per uno spessore di due millimetri, “praticamente una membrana, che si avvarrà di circa 6 mila attuatori che hanno lo scopo di deformare lo specchio per annullare l’effetto delle perturbazioni dell’atmosfera terrestre”.
Il telescopio, già in costruzione sulle Ande Cilene, “si prevede – rileva Bono – sia operativo tra il 2023 e il 2024 e rappresenta un primato per l’Europa, basti pensare che anche gli Stati Uniti hanno in progetto la costruzione di due grandi telescopi, ma del diametro di 24,5 e 30 metri, ben più piccoli in confronto a E-Elt”.
Fra gli scopi di E-Elt sarà riuscire a identificare pianeti simili alla Terra intorno ad altre stelle. Il telescopio, che sarà puntato in particolare verso l’ammasso della Vergine (che dista da noi 50 milioni di anni luce) e l’ammasso della Chioma (a più di 300 milioni di anni luce), misurerà anche le proprietà delle prime stelle e galassie, investigando la natura della materia oscura e dell’energia oscura.






