PER L’EMISSIONE GAMMA DALLA CRAB NEBULA

Al satellite AGILE il premio Bruno Rossi

Il team di AGILE, piccolo gioiello interamente italiano dell’astrofisica spaziale, e il suo responsabile Marco Tavani, dell’INAF, hanno vinto il premio Bruno Rossi, il riconoscimento internazionale più ambito nel campo dell’astrofisica delle alte energie. Bignami: «Realizzato con poco denaro e tanto ingegno, è un po’ l’immagine dell’Italia migliore».

     11/01/2012

«Con questo riconoscimento, AGILE, un satellite cosiddetto “piccolo”, ha confermato di poter competere con i grandi». Questa la reazione a caldo di Marco Tavani, principal investigator di AGILE, alla notizia che lui e l’intero team del satellite sono i vincitori del Premio Bruno Rossi 2012, il più prestigioso nel campo dell’astrofisica delle alte energie, per la scoperta – così recita la motivazione – della variabilità dell’emissione gamma dalla Nebulosa del Granchio.

Il premio prende il nome da uno fra i più importanti scienziati del XX secolo, Bruno Rossi, padre della fisica dei raggi cosmici, nato e vissuto in Italia fino al 1939, quando fu costretto a emigrare negli Stati Uniti in seguito alla promulgazione delle leggi razziali. Il nome del satellite vincitore, invece, è un acronimo per “Astrorivelatore Gamma a Immagini Leggero”: un satellite compatto ed estremamente economico – circa 350 kg di peso per un costo attorno ai 100 milioni di euro – nato per studiare i fenomeni più violenti dell’Universo, dai lampi di raggi gamma alle emissioni da pulsar e buchi neri.

«È un po’ l’immagine dell’Italia migliore, questo piccolo gioiello tutto rivestito di bianco», dice a proposito di AGILE Giovanni Bignami, presidente dell’INAF, commentando la notizia del premio. «Un condensato di altissima tecnologia ed eleganza al tempo stesso: realizzato con finanziamenti minimi e massimo ingegno, ha funzionato fin da subito in modo egregio. E appena s’è trovato di fronte a un ostacolo serio, come l’avaria improvvisa alla ruota d’inerzia di bordo, la creatività del team che lo guida ha permesso di trasformare l’inconveniente in una fantastica opportunità: sfruttando anche il tempo in cui il satellite s’è trovato a guardare verso la Terra, AGILE è infatti riuscito a osservare i TGF, i lampi gamma terrestri, potenzialmente in grado di disturbare la navigazione aerea. E anche ora che si trova a dover affrontare quello che è probabilmente l’avversario più temibile, vale a dire il taglio dei finanziamenti per il mantenimento della missione, sono certo che non si lascerà intimidire. A maggior ragione ora, con questo importantissimo riconoscimento che arriva da oltre oceano a dargli la carica».

Istituito nel 1985 dalla High Energy Astrophysics Division dell’American Astronomical Society, il Premio Bruno Rossi ha da sempre saputo riconoscere l’eccellenza del nostro Paese nel campo della ricerca dallo spazio. Prima di AGILE, infatti, proprio lo scorso anno, già se lo era aggiudicato lo strumento LAT a bordo di Fermi, altro satellite al quale l’Italia ha prestato non solo il nome, ma anche le decine e decine di ricercatori INAF e INFN che partecipano sin dall’inizio alla sua avventura. Nel 2007 era stato invece il turno del team di SWIFT, il cacciatore di lampi gamma i cui specchi per raggi X sono stati progettati nei laboratori dell’INAF e realizzati in collaborazione con l’industria italiana. Nel 1998 andò a un altro satellite in gran parte italiano, il glorioso BeppoSAX, intitolato a Giuseppe “Beppo” Occhialini. E prima ancora, nel 1993, toccò allo stesso Giovanni Bignami, l’attuale presidente dell’INAF, l’onore di riceverlo, insieme a Jules Halpern, per aver risolto il mistero della stella di neutroni Geminga.

Frutto della collaborazione tra ASI, INAF e INFN insieme al CNR e all’industria italiana, AGILE è stato lanciato in orbita dalla base indiana di Sriharikota il 23 aprile del 2007, a 550 km d’altezza, ed è controllato dal “Broglio Space Center”, la base ASI di Malindi, in Kenya. I dati vengono acquisiti e gestiti dall’ASDC (il centro dati multi-missione dell’ASI) e analizzati quotidianamente dai ricercatori del team AGILE presso diversi istituti INAF e ASDC.

Dal giorno del lancio, per la gioia degli astrofisici delle alte energie, AGILE è stato la fonte d’un flusso ininterrotto di osservazioni e scoperte straordinarie. Fino a quella, pubblicata esattamente un anno fa su Science, che gli è oggi valsa il Premio Bruno Rossi: l’improvvisa e intensa emissione di raggi gamma proveniente dalla Nebulosa del Granchio. Un risultato, successivamente confermato dalla missione NASA Fermi, che riscrive interi capitoli di astrofisica.

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