LA NEBULOSA DEL GRANCHIO OSSERVATA SPECIALE

L’uno/due di AGILE e Fermi

Ci pensa AGILE ad individuarla e Fermi non si fa trovare impreparato a confermarla. Si tratta di una improvvisa e forte emissione di raggi gamma proveniente dalla Nebulosa del Granchio. Una misurazione destinata a cambiare la nostra conoscenza dell'astrofisica.

     06/01/2011

Nuovo colpo del satellite italiano AGILE che scopre una forte e improvvisa emissione di raggi gamma proveniente dalla famosa Nebulosa del Granchio.  Il sorprendente risultato, confermato dalla missione Fermi, riscrive capitoli interi dei testi di astrofisica.

La missione realizzata interamente in Italia dall’Agenzia Spaziale Italiana con l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), tra il 19 e il 22 settembre scorsi,  grazie alla sua capacità di monitoraggio del cielo gamma e di allerta rapida, ha rilevato una forte emissione gamma transiente registrata nella direzione della nebulosa del Granchio. Questo evento ha portato il gruppo italiano a un primo annuncio ufficiale il 22 settembre scorso seguito il giorno dopo dalla conferma da parte del satellite della NASA Fermi.

La Nebulosa del Granchio (Crab) è la sorgente più famosa dell’astrofisica: si tratta infatti di una delle sorgenti più brillanti del cielo X e gamma. Ha al centro una pulsar che trasferisce energia al gas della parte interna della Nebulosa attraverso un forte vento fatto di onde elettromagnetiche e particelle. Finora, la Nebulosa  non aveva mai dato segni di variabilità, anzi, grazie alla costanza del suo flusso era sempre stata usata come sorgente di riferimento.

La rivista Science, che li anticipa oggi nella versione on line, pubblica due articoli dei gruppi AGILE e Fermi che presentano i nuovi dati sulla Crab, al termine di un gran lavoro che ha coinvolto anche i maggiori telescopi spaziali  (Hubble, Chandra, Integral, Swift) e molti osservatori da terra.

La rivelazione è notevolissima sia per la rapidità della variazione osservata che per l’altissima energia delle particelle prodotte. Ci porterà a riscrivere i nostri libri di astrofisica, che per le caratteristiche dell’emissione. Possiamo escludere la pulsar come sorgente diretta dell’emissione transiente gamma, e i ‘sospetti’ sono ora tutti sulla parte interna della Nebulosa”, ci dice Marco Tavani,  responsabile scientifico di AGILE dell’Istituto Nazionale di Astrofisica. “E’ come se avessimo fatto uno “zoom” su uno dei processi più importanti del cosmo, e i risultati ottenuti, soprattutto lo spettro di emissione, ci sorprendono. Ciò porterà a considerare gli shock che accelerano le particelle sotto una nuova luce”.

“E’ la prima volta che un risultato ottenuto da un telescopio gamma genera una osservazione con lo Hubble Space Telescope (HST)” dice Patrizia Caraveo, responsabile per l’INAF dello sfruttamento scientifico dei dati Fermi, oltre che membro del team AGILE. “Ora sappiamo che il botto di settembre 2010 non è un fatto isolato. Rovistando nella banca dati di AGILE e Fermi sono emersi altri due eventi registrati da AGILE nel  2007 e da Fermi nel 2009. Sembra quindi ragionevole aspettarsene uno all’anno. Ci stiamo organizzando per essere pronti a iniziare una campagna di osservazione multi-satellite appena vedremo segnali di risveglio nella sorgente. La nebulosa del Granchio è diventata un sorvegliato speciale”.

“Questo inatteso risultato è una significativa conferma delle grandi capacità di un progetto con solide basi gestito da un ottimo team. Il satellite e la strumentazione di AGILE, nonostante le piccole dimensioni, hanno grandi performance grazie all’uso di tecnologie completamente innovative con costi molto contenuti: le promesse sono state mantenute.” Commenta il coordinatore scientifico dell’ASI, Enrico Flamini. “Per l’ASI i due articoli su Science, con le osservazioni dello stesso fenomeno effettuate dopo AGILE da Fermi, sono di ulteriore soddisfazione per il ruolo importante che abbiamo anche in questa missione  della NASA, non solo con la strumentazione di bordo che abbiamo realizzato, ma anche con le attività di analisi dati dell’ASI Science Data Center”.

comunicato stampa ASI INAF INFN