2005 YU55 ANCHE NELLO SPECCHIO DI HERSCHEL

Astrofisico INAF guida Swift verso l’asteroide

Doppio rendez-vous nello spazio con YU55. Dopo le osservazioni da Terra in ottico e in radio, è arrivato il turno della sonda infrarossa Herschel dell’ESA e dei telescopi ultravioletto e X del satellite Swift della NASA. Azionato, quest’ultimo, su proposta di Sergio Campana dell’Osservatorio di Brera.

     11/11/2011

L'immagine in UV dell'attraversamento di YU55 nel campo di vista di Swift (crediti: NASA/Swift Sergio Campana)

In questi giorni di credibilità politica ed economica messe a dura a prova, è più che mai fonte di soddisfazione ricevere un’ulteriore conferma che invece, quanto a credibilità scientifica, l’Italia non è seconda a nessuno. Ecco la storia. Un asteroide, l’ormai famoso 2005 YU55, sta per transitare vicino alla Terra. Il momento del flyby, cioè di massimo avvicinamento, è previsto per la notte fra l’8 e il 9 novembre. Telescopi e radiotelescopi terrestri, di ogni genere e dimensione, da giorni sono pronti per coglierlo al varco. La mattina di lunedì 7 novembre, seduto al computer nel suo studio di Merate, un astrofisico italiano ha un’idea: perché non proviamo a immortalarlo, oltre che da Terra, anche dallo spazio, con il satellite Swift?

Detto fatto. L’astrofisico butta giù due righe e invia una mail alla NASA. Oggetto: 2005 YU 55 as a target of opportunity. Espressione presa a prestito dal gergo militare, target of opportunity significa, nel linguaggio degli astronomi, inserire nel programma d’osservazioni d’un telescopio, per ragioni appunto d’opportunità, un obiettivo alternativo o aggiuntivo rispetto a quelli già concordati. Giusto il tempo d’andare a pranzo, ed ecco che nella casella della posta in arrivo dell’astrofisico di Merate fa capolino la risposta della NASA: richiesta approvata. Ed è così che dopo una manciata di ore, nella notte fra martedì e mercoledì, il satellite Swift, l’ineguagliabile cacciatore di lampi gamma, entra in azione per catturare il passaggio dell’asteroide.

Prima di scoprire com’è andata, sgomberiamo il campo da possibili equivoci: anche se è vero che chiunque può proporre alla NASA un target of opportunity, Sergio Campana, l’astrofisico della sede di Merate dell’INAF Osservatorio astronomico di Brera che è riuscito a farselo approvare in poche ore, quel satellite lo conosce assai bene. Campana è infatti membro del team di Swift – che è sì un satellite NASA ma, vale la pena ricordarlo, realizzato con la partecipazione di Italia e Regno Unito – ed è anche il responsabile internazionale per la calibrazione dello strumento XRT del satellite, strumento le cui ottiche sono state realizzate proprio all’INAF di Brera. Ciò non toglie che, se la proposta non fosse stata davvero convincente, mai l’avrebbero approvata in così poco tempo. Ma convincente lo era eccome: dallo spazio, infatti, si possono vedere porzioni dello spettro elettromagnetico precluse anche ai migliori telescopi terrestri. «La capacità di Swift d’osservare in X e in ultravioletto», spiega Campana, «fornisce agli scienziati una prospettiva unica sulle comete e sugli asteroidi, ampliando la finestra spettrale al di là del radio, dell’infrarosso e dell’ottico, già perfettamente coperte dalle grandi strutture osservative a Terra».

Un bersaglio impegnativo: dista oltre mezzo milione di km, viaggia a 40mila km/h

Classificato come un oggetto potenzialmente pericoloso, 2005 YU55 in realtà non presenta alcuna minaccia di collisione con la Terra, almeno per il prossimo secolo. Ma per meglio valutare eventuali rischi futuri è comunque utilissimo studiare in dettaglio come la sua superficie riflette la luce e il calore. Questo perché un corpo nello spazio assorbe la luce solare per poi irradiarla a sua volta sotto forma di calore, ed entrambi questi processi generano una forza che, per quanto piccola, nel  corso del tempo può alterare il moto dell’oggetto stesso.

Ma osservare 2005 YU55 è tutt’altro che semplice. La sfida maggiore è data dalla rapidità con cui si muove nel cielo, rendendolo troppo veloce da inseguire persino per uno scattista senza rivali qual è Swift. Il team opta quindi per un doppio appostamento, puntando di volta in volta il telescopio verso due porzioni di cielo poste lungo il percorso previsto per l’asteroide e attendendolo al varco. Al primo appuntamento, l’asteroide è ancora distante, e viene rilevato solo un debole segnale. Sei ore più tardi, però, durante il secondo appostamento, iniziato attorno alle 9 ora italiana di mercoledì 9 novembre, Swift riesce a tracciarlo perfettamente mentre solca il cielo lasciandosi sullo sfondo la costellazione di Pegaso. In quel momento YU55, che ha un diametro di circa 400 metri, si trova a 536mila chilometri di distanza dal satellite, sfreccia a 40 mila km/h e appare come un oggetto di 11esima magnitudine.

L’osservazione è stata effettuata con i telescopi ultravioletto e X. Come previsto dagli scienziati, il segnale viene però rilevato solo in ultravioletto. L’esposizione, durata in tutto 27 minuti, è stata poi suddivisa in fotogrammi da 10 secondi l’uno, combinati successivamente in un’unica sequenza video. Il risultato è un film (vedi in fondo alla pagina) di 2005 YU55 a lunghezze d’onda ultraviolette inaccessibili ai telescopi terrestri. Un film che, per i planetologi, rappresenta un’autentica miniera di dati, che potrano essere di grande aiuto sia per comprendere come l’asteroide si è formato sia per arrivare a previsioni più affidabili sui suoi movimenti nei secoli a venire.

Nel frattempo, a un milione e mezzo di chilometri, un altro occhio si muove

Coperte dai telescopi terrestri le bande radio, infrarossa e ottica, e da Swift l’ultravioletto e l’X, rimaneva però almeno una porzione dello spettro al di sotto della luce visibile che mancava all’appello: il lontano infrarosso, là al confine fra infrarosso e microonde, utilissimo per fornire informazioni sulla temperature e la composizione dell’asteroide. Nessun problema. Ci ha pensato ieri, 10 novembre, il telescopio spaziale Herschel dell’ESA, sensibile appunto anche al lontano infrarosso. Per il rendez-vous fra Herschel e YU55 si è dovuto attendere fino a ieri perché l’enorme specchio di Herschel non può spingersi troppo in direzione del Sole, vista l’enorme sensibilità dei suoi strumenti. Dunque, per le immagini, dovremo pazientare ancora qualche ora.

L’aspetto forse più straordinario dell’osservazione di Herschel è che il telescopio ESA si trova a un milione e mezzo di chilometri dalla Terra, in L2. Dunque, rispetto a Swift e ai telescopi terrestri, fornirà non solo una banda dello spettro elettromagnetico inedita, ma anche una prospettiva del tutto differente sull’asteroide, che nel momento di massimo avvicinamento si è trovato a 800mila chilometri dalla sonda. Una distanza che potrebbe sembrare enorme. Eppure, fa notare Paolo Saraceno, astrofisico dell’INAF-IFSI di Roma e membro del team di Herschel,  «YU55 è in assoluto l’oggetto più vicino che Herschel abbia mai osservato».

Per saperne di più:

Guarda il video sull’osservazione compiuta da Swift (credit: NASA/Swift/Stefan Immler and DSS):

Il satellite Swift è una missione NASA con la partecipazione di Italia e Regno Unito. L’INAF-Osservatorio Astronomico di Brera ha provveduto le ottiche per lo strumento XRT e ha realizzato, assieme ad altri istituti INAF, il telescopio ottico-infrarosso REM, che opera a La Silla in Cile nel centro di ricerca dell’ESO. La partecipazione italiana è stata possibile grazie al supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana, che fornisce anche la stazione di terra di Malindi ed è responsabile del Centro Dati denominato Italian Swift Archive Center (ISAC).

Herschel è una missione cornerstone dell’ESA per osservazioni astronomiche tra 60 e 670 µm, concepito come un osservatorio spaziale aperto a tutta la comunità internazionale. Il satellite contiene un telescopio da 3.5 metri raffreddato radiativamente a circa 80K. Il contributo italiano, finanziato dall’Agenzia spaziale italiana, oltre alla preparazione dei programmi scientifici ha riguardato settori di alta tecnologia come parti ottiche e i sistemi di controllo degli strumenti di bordo. Vari gruppi tecnologici INAF sono parte dei consorzi dei tre strumenti di piano focale del telescopio.