SCOPERTO NELLE NUBI DI MAGELLANO

Furto stellare

Appropriazione indebita di stelle. Questa "l'accusa" formulata da un team di scienziati del National Optical Astronomy Observatory in Arizona nei confronti della Grande Nube di Magellano. La parte lesa sarebbe la sua galassia compagna, la Piccola Nube.

     19/07/2011

La Grande Nube di Magellano ripresa dalle osservazioni nell'infrarosso del telescopio Spitzer. I circoletti colorati rappresentano le stelle all'interno della Nube studiate dal team. In rosso quelle che si stanno allontanando da noi, in blu quelle che si stanno avvicinando. Crediti: per l'immagine di Spitzer Karl Gordon e Margaret Meixner (Space Telescope Science Institute/AURA/NASA). Immagine composita realizzata da K. Olsen (NOAO/AURA/NSF)

Non è certo un tipo di furto che passa inosservato, quello scoperto da un team di ricercatori del National Optical Astronomy Observatory (NOAO) in Arizona. Alcune centinaia di stelle nella Grande nube di Magellano sarebbero state sottratte a un’altra galassia vicina, la Piccola Nube di Magellano.

Come veri e propri detective spaziali, gli astronomi hanno analizzato la luce di ben 5900 stelle di tipo gigante e supergigante nella Grande Nube di Magellano, 4600 delle quali con il Multi-Object Spectrometer, installato al telescopio Blanco dell’Inter-American Observatory in Cile, ricavandone i rispettivi spettri, che per i corpi celesti possono essere considerati gli equivalenti delle impronte digitali per gli esseri umani. Attraverso lo studio degli spettri si possono infatti conoscere molte importanti proprietà delle stelle, come la loro composizione, la loro età o i loro comportamenti dinamici.

Così è stato scoperto che oltre il 5 per cento delle stelle prese in esame ruotano in verso contrario alla stragrande maggioranza di quelle che compongono la Grande Nube, o forse su un piano molto inclinato rispetto a quello principale di rotazione della galassia. Per gli astronomi, un indizio che quelle stelle non si sono formate all’interno della Grande Nube.

Tuttavia, per ‘incastrare’ il colpevole del presunto furto mancava ancora la prova schiacciante. Che è arrivata dall’analisi della composizione chimica. In queste stelle che viaggiano ‘contromano’, l’abbondanza di elementi come il ferro e il calcio è molto minore rispetto ai valori tipici delle stelle che appartengono a quella galassia. Ma risulta del tutto simile a quella degli astri che popolano la Piccola Nube di Magellano ad essa vicina. Dunque il quadro accusatorio è ormai chiaro: la Grande Nube ha sottratto quelle stelle dalla piccola sfruttando la sua enorme forza di attrazione gravitazionale.

Per fugare poi ogni possibile obiezione, il team ha utilizzato le osservazioni del telescopio spaziale Spitzer per studiare i processi di formazione ed evoluzione stellare nella Grande Nube di Magellano. E questi dati confermano ulteriormente lo scenario ricostruito dagli scienziati, arricchendolo di un ulteriore, importante risultato che riguarda la zona di formazione denominata 30 Doradus, situata all’interno della Grande Nube. Nota anche come Nebulosa della Tarantola, 30 Doradus è una frenetica fucina dove si sta formando una grande quantità di stelle. Questa grande attività di formazione stellare può essere indotta dal gas che insieme alle stelle viene risucchiato dalla vicina Piccola Nube e che si scontra con quello già presente in essa. Questo impatto produce un’onda d’urto che addensa la materia, accelerando il meccanismo che porta alla formazione di stelle di grande massa e instabili, che possono esplodere come la supernova del 1987.