NÉ PER I FINANZIAMENTI NÉ PER I TAGLI

Il merito non ha bisogno della pioggia

Prendendo spunto da un recente studio di Sylos Labini e Leopardi apparso su Scienzainrete, Tommaso Maccacaro analizza i numeri dell'INAF scoprendo che la ricerca astrofisica è in cima per pubblicazioni e in fondo per costi. Se i finanziamenti a pioggia sono da evitare, altrettanto vale per i tagli.

     05/04/2011

In una recente analisi volta soprattutto a valutare, alla luce dell’ultimo riordino degli Enti pubblici di ricerca, il modello dell’IIT (Istituto Italiano di Tecnologia), Francesco Sylos Labini e Angelo Leopardi  hanno costruito una tabella che contiene, per i maggiori EPR vigilati dal MIUR, alcuni parametri interessanti quali i finanziamenti ricevuti dal Ministero, il personale in servizio, la produttività scientifica, il “costo” di quest’ultima.

È un piacere e una soddisfazione costatare quanto il nostro Istituto Nazionale di Astrofisica esca, ancora una volta, molto bene da questa valutazione, terza e indipendente. Siamo sullo stesso piano dell’INFN per quanto riguarda la produttività scientifica (1.20 e 1.27 articoli scientifici per unità di personale stipendiata con il Fondo di Funzionamento Ordinario) e ben più avanti del CNR e delI’INGV (rispettivamente terzi e quarti con 0,96 e 0,65 pubblicazioni per unità di personale). Ma se andiamo un passo oltre la produttività scientifica e consideriamo anche quanto questa costa al MIUR – e quindi in ultima analisi al contribuente – ecco che l’INAF risulta di gran lunga l’istituto dove i fondi sono spesi meglio. All’INAF una pubblicazione scientifica costa 67, al CNR 90, all’INFN 111 e all’INGV 148. All’IIT addirittura 363! Un grazie, dunque, ai nostri ricercatori, tanto a quelli strutturati quanto a quelli “precari”, per la passione che mettono nel loro lavoro, nonostante le molte difficoltà in cui versa il nostro Istituto, e più in generale la ricerca italiana, e un grazie anche al personale tecnico e amministrativo che questa ricerca la supporta con il proprio contributo.

Che l’INAF sia un istituto che produce scienza di qualità che quindi attira giovani e meno giovani, è testimoniato anche dal successo che riscuotono i suoi bandi. Per il secondo anno consecutivo il bando per borse post-dottorato, biennali e di alto livello, ha visto le domande superare l’offerta per quasi un fattore 10. Ma la cosa più rilevante è che le domande dall’estero (tanto di stranieri quanto di italiani che manifestano così il desiderio di rientrare a lavorare  in Italia) sono particolarmente numerose, più della metà del totale, confermando il risultato dello scorso anno. E tra i vincitori (sei donne e due uomini) si contano tre stranieri e cinque italiani, di cui due all’estero. Analogamente, gli ultimi concorsi per ricercatore, appena conclusisi, hanno registrato domande per quasi un fattore 20 superiore all’offerta. Anche qui, tra i vincitori, si registra un notevole numero di ricercatori attualmente all’estero che hanno così la possibilità di rientrare nel nostro paese per continuare le loro ricerche. Il nostro è un piccolo ma non trascurabile contributo al rientro, o meglio alla mobilità, dei cervelli.

Per mantenere gli ottimi livelli raggiunti dall’astrofisica italiana è necessario però poter continuare a reclutare tra i molti giovani ancora non strutturati che lavorano tanto in Italia che all’estero, tra le persone sulla cui formazione abbiamo tanto investito. È necessaria una continuità nei bandi. L’INAF ha dimostrato più volte di essere un Istituto di ricerca competitivo con una produzione scientifica di primo piano. Ora impariamo che è anche a basso costo! Chi continua a professare il valore del merito e l’importanza della premialità, sappia dunque superare la miopia dei tagli “orizzontali”, antitetici alla valutazione e alla meritocrazia, e introduca differenziali che, ad esempio, leghino la frazione del turnover utilizzabile per nuove assunzioni alla produttività di un Istituto di Ricerca e al suo costo effettivo. Così come non piacciono i finanziamenti “a pioggia”, non piacciono neppure i tagli “a pioggia”!