CAPOLAVORO DEL TELESCOPIO ITALIANO VST

Trilogia della Nebulosa d’Orione

Spettacolare scatto ”made in Italy”: l’OmegaCam installata sul Vlt Survey Telescope dell’Eso, realizzato da una joint venture con gli osservatori Inaf di Napoli, Padova e Firenze, ha immortalato tre diverse popolazioni di stelle neonate. Fra gli autori, Davide Fedele dell'Inaf

     27/07/2017

OmegaCam – la camera ottica a grande campo installata sul Vst (Vlt Survey Telescope) dell’Eso – ha catturato la spettacolare Nebulosa di Orione e il suo ammasso di giovani stelle in gran dettaglio, producendo una bellissima immagine. Questo oggetto, luogo di nascita di molte stelle massicce, si trova a una distanza di circa 1350 anni luce dalla Terra: è una delle incubatrici stellari più vicine a noi. Crediti: Eso/G. Beccari

Utilizzando nuove osservazioni effettuate con il Vst, il telescopio per survey del Vlt dell’Eso realizzato dall’Inaf di Napoli, un team di astronomi ha individuato tre diverse popolazioni di stelle neonate all’interno dell’ammasso della Nebulosa di Orione. Questa scoperta inaspettata migliora notevolmente la nostra comprensione di come si formano questi ammassi. Suggerisce infatti che la formazione stellare possa avvenire per impulsi successivi, in cui ogni stadio di formazione stellare si sviluppa su una scala temporale molto più breve di quanto si pensasse.

OmegaCam – la camera ottica a grande campo installata sul Vst, realizzata da un consorzio che comprende anche anche gli osservatori Inaf di Padova e Napoli -, ha catturato la spettacolare Nebulosa di Orione e il suo ammasso di giovani stelle in gran dettaglio, producendo una bellissima immagine. Questo oggetto, a una distanza di circa 1350 anni luce, è una delle incubatrici stellari più vicine a noi, sia per quanto riguarda la stelle di bassa massa che quelle di grande massa.

Ma il risultato è ben più di una bella fotografia. Un gruppo di ricercatori, guidati da Giacomo Beccari, astronomo dell’Eso, ha sfruttato i dati di qualità insuperata per misurare con precisione la luminosità e i colori di tutte le stelle dell’ammasso della Nebulosa di Orione. Queste misure hanno permesso agli astronomi di determinare la massa e le età delle stelle. Con loro stupore, i dati hanno mostrato tre diverse sequenze di età, potenzialmente diverse.

«Guardando i dati per la prima volta abbiamo vissuto uno di quei momenti ‘wow!’, che accadono solo una o due volte nella vita di un astronomo», dice Beccari, primo autore dell’articolo che descrive i risultati, in corso di stampa su Astronomy & Astrophysics. «La qualità impressionante delle immagini di OmegaCam rivela senza dubbio che stiamo vedendo tre diverse popolazioni di stelle nella zona centrale di Orione».

«La nostra interpretazione è che le stelle appartenenti alle tre sequenze siano nate in tempi diversi, con una distanza temporale di circa 1 milione di anni, nonostante la loro vicinanza», commenta a Media Inaf Davide Fedele dell’Inaf di Firenze, fra gli autori del nuovo studio. «È la prima volta che si osserva una formazione stellare ti tipo “sequenziale” in un ammasso giovane come quello di Orione. Questo risultato avrà importanti ripercussioni sia sui modelli teorici di formazione stellare sia sull’evoluzione di questi ammassi stellari, e anche dei loro sistemi planetari».

Gli astronomi hanno cercato attentamente di capire se ci fosse la possibilità che, invece di indicare diverse età, le diverse distribuzioni di luminosità e colore di alcune delle stelle fossero dovute a una compagna nascosta, che renderebbe le stelle più luminose e più rosse che nella realtà. Ma questa idea implicherebbe proprietà alquanto inusuali delle coppie di stelle, proprietà mai osservate prima. Anche altre proprietà misurate per le stelle, come la velocità di rotazione e gli spettri, indicano che devono avere età diverse.

«Anche se non possiamo ancora escludere formalmente la possibilità che le stelle siano binarie, sembra più naturale accettare che stiamo vedendo tre diverse generazioni di stelle che si sono formate in successione, in meno di tre milioni di anni», conclude Beccari.

I nuovi risultati suggeriscono che la formazione stellare nell’ammasso della Nebulosa di Orione procede a scatti, e più velocemente di quanto si pensasse.

Fonte: comunicato stampa Eso

Per saperne di più: