NUOVI DETTAGLI DALL’ESA

Schiaparelli: in caduta libera da 3,7 chilometri

L'Agenzia Spaziale Europea comunica nuovi dettagli della sfortunata discesa del lander di ExoMars verso il Pianeta rosso, elaborati sulla base dei dati raccolti e inviati dalla capsula fino al momento del suo impatto. Intanto il TGO, la seconda componente della missione in orbita attorno a Marte, prosegue nel migliore dei modi la fase di test e calibrazione degli strumenti a bordo. Il commento di Giancarlo Bellucci (INAF)

     23/11/2016
Rappresentazione artistica del lander Schiaparelli durante la fase di discesa verso Marte con il paracadute. Crediti: ESA/ATG medialab

Rappresentazione artistica del lander Schiaparelli durante la fase di discesa verso Marte con il paracadute. Crediti: ESA/ATG medialab

Una inesorabile caduta da 3,7 chilometri di quota, più di quanto finora si supponeva, ha segnato la fine del lander Shiaparelli della missione ExoMars, schiantatosi sulla superficie di Marte il 19 ottobre scorso. E’ l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) a comunicare nuovi dettagli della sfortunata discesa di Schiaparelli verso il Pianeta rosso, elaborati sulla base dei dati raccolti e inviati dalla capsula fino al momento del suo impatto.

La prima fase di discesa si è svolta regolarmente: il paracadute si è aperto ad un’altitudine di 12 km e una velocità di 1730 chilometri l’ora. Lo scudo termico del veicolo, dopo aver esaurito la sua funzione protettiva nella fase di ingresso nell’atmosfera marziana, è stato sganciato ad un’altitudine di 7,8 km.

Durante la discesa con il paracadute, l’altimetro radar doppler di Schiaparelli ha funzionato regolarmente e i suoi dati sono stati utilizzati dal sistema di guida, navigazione e controllo del lander. Il dispositivo di misura Inerziale (IMU, Inertial Measurement Unit), sempre a bordo di Schiaparelli, invece ha iniziato a inviare al computer di bordo un segnale saturato – ovvero al massimo valore della scala – subito dopo l’apertura del paracadute. IMU registra le velocità di rotazione del veicolo. I dati inviati erano sostanzialmente in linea con le aspettative, ma non dopo l’apertura del paracadute: il segnale anomalo si è protratto per circa un secondo, più di quanto atteso.

Il sistema di navigazione, integrando questi dati non corretti con gli altri ha dedotto che l’altitudine di Schiaparelli fosse addirittura negativa, ovvero che esso si trovasse sotto la superficie del pianeta. E da qui parte la catena di istruzioni altrettanto errate che ha portato allo schianto del lander: il computer di bordo infatti sgancia il paracadute, accende e spegne poco dopo i retrorazzi e quindi attiva gli strumenti di bordo di Schiaparelli, come se fossero pronti a svolgere il loro lavoro, stabili e sicuri sulla superficie di Marte.   In realtà però, il veicolo alla fine di questa sequenza era ancora ad un’altitudine di circa 3,7 chilometri. E da lì è partita la sua rovinosa caduta libera. Questo lo scenario che emerge da simulazioni al computer della risposta del sistema di controllo a quelle informazioni errate.

«Questa è ancora un conclusione molto preliminare delle nostre indagini tecniche» dice David Parker, direttore della sezione Voli Abitati ed Esplorazione Robotica dell’ESA. «Il quadro completo sarà disponibile nei primi mesi del 2017 nel rapporto che verrà stilato da una commissione d’inchiesta indipendente in fase di costituzione, richiesta dal direttore generale dell’ESA e che sarà coordinata dall’Ispettore Generale dell’ESA. Ma noi abbiamo imparato molte cose da Schiaparelli, che forniranno un diretto contributo alla seconda missione ExoMars in corso di sviluppo con i nostri partner internazionali e prevista per il lancio nel 2020».

«ExoMars è estremamente importante per la scienza e l’esplorazione europea», spiega Roberto Battiston, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana. «Insieme a tutti gli Stati partecipanti al programma, lavoreremo verso il completamento della seconda missione ExoMars».

Questo dunque il futuro. Ma la missione ExoMars 2016 è tutt’altro che conclusa, anzi. La sonda in orbita attorno a Marte, ovvero TGO (Trace Gas orbiter), prosegue nel migliore dei modi le attività programmate. I primi dati provenienti dagli strumenti scientifici che ospita a bordo (tra cui NOMAD e CaSSIS, che vedono la partecipazione scientifica dell’INAF) stanno iniziando ad arrivare, in attesa dell’avvio di una lunga serie di manovre di frenatura aerodinamica (aerobraking) sfruttando l’attrito offerto dall’atmosfera marziana, che pian piano porteranno la navicella alla sua orbita operativa. «Il 20 novembre NOMAD è stato acceso per il primo di 8 giorni osservativi» dice a Media INAF Giancarlo Bellucci, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Astrofisica di Roma, e co-principal investigator di NOMAD. «In questo test lo strumento ha osservato il Sole con i suoi canali di occultazione, nadir e lembo. I primi dati ricevuti mostrato che lo strumento è in un ottimo stato di salute e riponiamo grandi aspettative quando inizierà la fase scientifica. Nei prossimi giorni riceveremo anche i dati relativi all’osservazione di Marte fatta lungo l’orbita ellittica. L’orbita finale sarà raggiunta nel 2018, quando inizierà la fase di scienza nominale».

Guarda il servizio video su INAF-TV sulla missione ExoMars 2020:

Per saperne di più:

  • leggi la news sul sito web dell’Agenzia Spaziale Europea
  • leggi su Media INAF gli ultmi articoli riguardanti la missione ExoMars