DIAGNOSTICA MEDICA PER IDRAULICA SPAZIALE

Una TAC alla tuta di Parmitano

Luca Parmitano ha raccontato la sua esperienza di primo uomo quasi affogato nello spazio durante una conferenza a Houston, dove la NASA valuta come le tecnologie mediche possano aiutare a individuare i problemi delle tute spaziali

     09/12/2014
L'astronauta dell'ESA Luca Parmitano mostra il boccaglio che eviterà agli astronauti di sperimentare gli stessi problemi che ha avuto quando il suo casco ha iniziato a riempirsi d'acqua. Crediti: NASA/ESA.

L’astronauta dell’ESA Luca Parmitano mostra il boccaglio che eviterà agli astronauti di sperimentare gli stessi problemi che ha avuto quando il suo casco ha iniziato a riempirsi d’acqua. Crediti: NASA/ESA.

Pumps & Pipe. Pompe e tubi. Non potremmo immaginare un titolo più prosaico di quello scelto per una serie di conferenze nelle quali le principali realtà economiche e scientifiche della città di Houston, in Texas, cercano di condividere problemi e soluzioni. L’idea è partita dalla constatazione che la medicina, da una parte, e la ricerca di gas e petrolio, dall’altra, sono meno distanti di quel che può sembrare. Pompe e tubi, in un caso e nell’altro. Essendo a Houston, non poteva ovviamente mancare la NASA, che basa il successo delle sue missioni aerospaziali anche sul perfetto funzionamento di elementi, magari poco scenografici ma vitali, come pompe e tubi.

Alla conferenza Pumps & Pipe svoltasi l’8 dicembre scorso è stato invitato anche Luca Parmitano, l’astronauta italiano che il 16 luglio 2013, durante un’attività extraveicolare sulla Stazione Spaziale Internazionale, ha vissuto attimi di terrore quando, a causa di un filtro intasato, la sua tuta spaziale si è progressivamente riempita dell’acqua normalmente circolante nel sistema di termoregolazione, rischiando l’annegamento. Parmitano ha raccontato la sua esperienza da una sala operatoria dell’Ospedale Metodista di Houston, sul cui lettino era disteso un paziente alquanto insolito: una tuta spaziale vuota, in tutto simile a quella indossata dall’astronauta siciliano al momento dell’incidente.

Il motivo è presto detto: la NASA confida che alcune tecnologie mediche possano aiutare i progettisti a individuare potenziali problemi nelle tute spaziali e prevenire altri possibili incidenti. In particolare il sofisticato sistema robotico di cui dispone il laboratorio medico può eseguire una TAC della tuta spaziale, un esame che potrebbe permettere di diagnosticare eventuali malfunzionamenti futuri.

“Non avrei mai pensato di vedere una tuta spaziale su un tavolo operatorio. E’ veramente una novità per me”, ha commentato Parmitano nell’introdurre il racconto della sua disavventura. L’astronauta ha descritto ai convenuti come l’acqua sia filtrata inizialmente goccia a goccia nell’elmetto dietro la sua nuca, per poi arrivare a coprirgli quasi totalmente gli occhi, le orecchie e il naso. Parmitano confessa di essersi anche immaginato l’ipotetico titolo di apertura dei giornali, tanto grottesco quanto preciso: “Astronauta italiano affoga nello spazio”.

Un articolo che non vorrebbe certamente mai leggere Brian Macias, che al Johnson Space Center della NASA, ovviamente a Houston, è responsabile del sottosistema di termoregolazione delle tute spaziali. Durante la conferenza, Macias ha detto che il componente (in sostanza: una pompa) che ha creato problemi durante l’attività extraveicolare è stato esaminato con i raggi X e raggi N (un’altra forma di radiografia), ma queste indagini hanno fornito ai progettisti informazioni piuttosto limitate. Ora la NASA guarda con interesse alle tecniche di imaging 3D usate in campo medicale per verificare l’integrità dei vari componenti.

Dello stesso avviso anche l’organizzatore della manifestazione Alan Lumsden, direttore medico del Methodist DeBakey Heart and Vascular Center, che non nutre dubbi sul fatto che le tecniche utilizzate in chirurgia endovascolare per diagnosticare i problemi con i vasi sanguigni possano funzionare altrettanto bene nel prevedere intoppi ai “sistemi circolatori” delle tute spaziali. In fondo, sempre di pompe e tubi si tratta.