SCOPERTI NELLA IONOSFERA VENUSIANA

I ‘buchi’ di Venere

La scoperta risale a 30 anni fa, grazie all'orbiter Venus Pioneer della NASA, ma solo ora, grazie ai dati della sonda Venus Express, è stato possibile averne ulteriore evidenza. Un fenomeno allo studio che indica come l'ambiente magnetico del nostro vicino pianeta sia più complicato del previsto

     12/09/2014
Venere all’alba, sul disco del Sole, durante il transito del 2004. Nasa APOD del 9 giugno 2004. Crediti: Jimmy Westlake (Colorado Mountain College)

Venere all’alba, sul disco del Sole, durante il transito del 2004. Nasa APOD del 9 giugno 2004. Crediti: Jimmy Westlake (Colorado Mountain College)

Ci sono grandi differenze tra la Terra e Venere. Se è pur vero che entrambi questi pianeti possono rientrare nella cosiddetta fascia di abilità, la differente atmosfera, come abbiamo illustrato in questo articolo, fa una bella differenza, tanto da diventare unità di misura nella ricerca di una reale simil Terra. E oggi se ne aggiunge un’altra grazie ad un recente studio ottenuto con dati raccolti dalla sonda dell’Agenzia Spaziale Europa, Venus Express. Nella ionosfera di Venere, lo strato elettricamente carico dell’atmosfera venusiana, vi sono una serie di “buchi” giganti, tanto da far ritenere che l’ambiente magnetico del nostro vicino pianeta sia assai più complicato del previsto.

Venere, con la sua densa atmosfera  a base di biossido di carbonio offre agli scienziati la possibilità di studiare un pianeta molto differente dal nostro. I fori riscontrati nella sua ionosfera forniscono ulteriori indizi per comprendere l’atmosfera di Venere e di come questo pianeta interagisce con il costante vento solare e, forse, potrà indicarci cosa si nasconde nel profondo del suo nucleo. Non è la prima volta che viene trovato un “buco” nella ionosfera di Venere, il primo grazie al Pioneer Venus Orbiter nel 1978. Ma è la prima volta dopo 30 anni che questo fenomeno viene nuovamente registrato.

«Tutto è iniziato nel 1978» ha dichiarato Glyn Collinson, scienziato spaziale del NASA Goddard Space Flight Center di Greenbelt, nel Maryland,  primo autore dell’articolo apparso sul Journal of Geophysical Research, «quando la Venus Pioneer Orbiter della NASA rilevò il primo ‘buco’, ma da alloea non avevamo avuto altre evidenze» . Per capire quanto sta accadendo alla ionosfera del pianeta Venere, è necessario ricordare l’influenza del vento solare, del plasma emesso dalla nostra stella, che trasporta una parte del campo magnetico del Sole. Mentre la Terra ha un suo campo magnetico che la protegge, Venere non ne dispone quindi è più soggetto al vento solare. La sua ionosfera particolarmente carica però interagisce con il plasma portato dal vento solare. creando una sorta di ingorgo che produce un mini campo magnetico. Venus Express è in grado di misurare questa sottile magnetosfera, il che le ha permesso di riscontrare questi “buchi”, canali che nell’atmosfera venusiana convogliano il campo magnetico prodotto dal plasma solare verso il suo nucleo roccioso, grazie alla conduzione elettrica nella ionosfera venusiana.

Un fenomeno simile accade sulla Luna, dice Collinson. «La luna ha poca o nessuna atmosfera. Le linee del campo magnetico del Sole passano attraverso il suo manto per i ha colpito ciò che è pensato essere il suo nucleo di ferro».