I RISCHI DI UN RAFFREDDORE SPAZIALE

Sistema immunitario in tilt nello spazio

Continuano senza sosta le ricerche su come la permanenza in orbita per più di sei mesi può causare conseguenze più o meno gravi al corpo umano. Dopo aver studiato cuore, ossa e scheletro, si passa al funzionamento cellulare

     20/08/2014

parmitano03Ci avviciniamo all’autunno e visto il maltempo che imperversa su parte dell’Italia cominciano già a fare capolino i primi acciacchi e i primi raffreddori. Se pensate che fare i conti con antibiotici, chili di fazzolettini e aerosol sia fastidioso sulla Terra, pensate come può essere seccante per un astronauta cominciare a starnutire a oltre 400 chilometri di altitudine all’interno della Stazione Spaziale Internazionale. Sono sempre di più le ricerche su come il corpo degli essere umani cambi e subisca sollecitazioni nello spazio: sono stati studiati il cuore, l’apparato cardiocircolatorio, l’apparato scheletrico e, di recente, anche il sistema immunitario.

Da qualche anno ormai la NASA e altri istituti di ricerca in tutto il mondo sono sempre più attenti alla salute dei viaggiatori dello spazio e numerosi sono gli studi che si svolgono sia a terra che in orbita. I risultati di due ricerche in particolare, Validation of Procedures for Monitoring Crewmember Immune Function (Integrated Immune) e Clinical Nutrition Assessment of ISS Astronauts, hanno confermato che il volo spaziale può alterare temporaneamente il sistema immunitario dei membri dell’equipaggio soprattutto se si parla di missioni di lunga durata a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. I dati ottenuti, e pubblicati su Journal of Interferon & Cytokine Research, preoccupano non poco gli esperti della NASA, anche perché sono in programma sempre più missioni che vanno oltre i classici 6 mesi. Ormai gli obiettivi da raggiungere sono sempre più lontani e si parla anche di anni di volo per raggiungere, ad esempio, gli asteroidi o Marte. In quest’ottica un semplice raffreddore o l’influenza possono essere rischiosi per l’incolumità di tutto l’equipaggio.

I dati generati nel corso dello studio della NASA hanno indicato che la distribuzione delle cellule immunitarie nel sangue dei membri dell’equipaggio a bordo della stazione spaziale è rimasta relativamente immutata durante il volo. Tuttavia, gli esperti hanno anche rivelato che alcune funzioni delle cellule sono significativamente inferiori al normale, o depresse, mentre altre attività delle cellule sono accentuate. In un certo senso, i sistemi immunitari dei membri dell’equipaggio sono confusi. Quando l’attività delle cellule diminuisce, il sistema immunitario non sta generando risposte adeguate alle minacce (immunodepressione). Ciò può anche portare allo spargimento virale asintomatico osservato in alcuni membri dell’equipaggio, il che significa che alcuni virus latenti, o dormienti, nel corpo si risvegliano all’improvviso senza i sintomi veri e propri della malattia stessa. Quando l’attività aumenta, il sistema immunitario reagisce in modo eccessivo con conseguenze come l’aumento dei sintomi delle allergie ed eruzioni cutanee.

L'astronauta giapponese Akihiko Hoshide, membro dell'equipaggio della Expedition 32, mentre esegue un generico esame del sangue nello European Laboratory/Columbus Orbital Facility. Crediti: NASA

L’astronauta giapponese Akihiko Hoshide, membro dell’equipaggio della Expedition 32, mentre esegue un generico esame del sangue nello European Laboratory/Columbus Orbital Facility.
Crediti: NASA

“Prima dello studio sono stati raccolti una serie di dati sul sistema immunitario in volo”, ha detto Brian Crucian, esperto della NASA in studi biologici e immunologia. “Precedenti studi post-volo non sono stati abbastanza esaurienti per fare arrivare a una conclusione in merito all’effetto del volo spaziale sul sistema immunitario. Questi nuovi dati raccolti in volo hanno fornito, invece, le informazioni di cui avevamo bisogno per stabilire che la disregolazione immunitaria si verifica ed effettivamente persiste durante il volo spaziale di lunga durata”. Recentemente i ricercatori hanno esaminato il plasma dei 28 membri dell’equipaggio, prima, durante e dopo le loro missioni, misurando la concentrazione di citochine – molecole proteiche ​​che regolano l’immunità. Le citochine portano le cellule immunitarie al punto dell’organismo infetto o dove ci sono delle ferite, facilitano la comunicazione cellula-cellula, e “avvertono” le cellule immunitarie di attivare una difesa contro gli “invasori” del corpo umano. I dati indicano che, di pari passo con i cambiamenti nelle funzioni delle cellule, i membri dell’equipaggio hanno subito anche cambiamenti nelle citochine trasportate dal sangue. Questo dà ai ricercatori un’idea di quali aree del sistema immunitario possono essere “confuse” durante un volo nello spazio.

Secondo Crucian, l’alterazione del sistema immunitario può essere causata da molti fattori associati con l’ambiente generale del volo spaziale. “Cose come le radiazioni, i microbi, lo stress, la microgravità, i cicli di sonno alterati e l’isolamento potrebbero tutti avere un effetto sul sistema immunitario dei membri dell’equipaggio”, ha detto Crucian. Quali sono sono i rischi più gravi? “Se questa situazione persiste per missioni nello spazio profondo più lunghe, potrebbe aumentare il rischio di infezione e ipersensibilità“, ma non è stato ancora provato. Secondo Crucian, ulteriori indagini saranno necessarie per valutare con precisione se vi è un aumento del rischio clinico.

Quando arriveranno risultati più precisi, Crucian e il team penseranno a come risolvere il problema: nuovi tipi di schermatura contro le radiazioni, un diverso tipo di alimentazione, diversi prodotti farmaceutici e altro ancora. Questo tipo di studi può portare benefici anche alla medicina sulla Terra.