BUCHI NERI PER DIMAGRIRE

I personal trainer delle galassie

Grazie alle osservazioni coordinate di radiotelescopi in Europa e America, un team di ricercatori guidati dall'italiana Raffaella Morganti ha osservato la perdita di massa in una galassia distante dovuta ai getti in allontanamento del buco nero supermassiccio presente nel suo centro. Allo studio, pubblicato su Science, ha partecipato anche Monica Orienti (IRA-INAF).

     06/09/2013
Immagine nelle onde radio della galassia 4C12.50. Nel riquadro viene messa in evidenza la zona terminale di uno dei due getti dove una gigantesca nube di gas (in giallo-arancio) viene spinta furoi della galassia dal getto stesso. Crediti: Morganti et al., NRAO/AUI/NSF

Immagine nelle onde radio della galassia 4C12.50. Nel riquadro viene messa in evidenza la zona terminale di uno dei due getti dove una gigantesca nube di gas (in giallo-arancio) viene spinta furoi della galassia dal getto stesso. Crediti: Morganti et al., NRAO/AUI/NSF

Capita a molti di noi di trovarci sulla bilancia a contemplare quel numero che, più o meno eufemisticamente, è leggermente sopra la soglia del nostro peso-forma. E dunque, se decidiamo di darci un taglio, dobbiamo scegliere la nostra strategia: sport, palestra, camminate, dieta. E chi più ne ha più ne metta. Di certo le galassie non hanno crisi esistenziali né la possibilità di controllare preoccupate lo stato del loro peso. Però la Natura le ha dotate di un formidabile sistema di dimagrimento: i buchi neri supermassicci che risiedono nel loro centro.

Gli astrofisici da un po’ di tempo sospettavano che molte delle galassie possedessero meno massa e meno stelle di quanto avrebbero potuto, confrontando i dati raccolti dalle osservazioni con le predizioni dei modelli teorici di evoluzione per queste strutture cosmiche. Negli anni, due principali cause sono state teorizzate dai ricercatori per spiegare questa riduzione di massa: violenti venti stellari in fasi di intensa formazione stellare e getti di materia espulsi dai buchi neri al centro delle galassie. Proprio lo scorso luglio le osservazioni condotte con il telescopio ALMA in Cile hanno confermato intense emissioni di gas e polveri fuori dalla galassia NGC 253  ad opera di giovani stelle che si stanno accendendo.

Oggi arriva anche la conferma che un significativo contributo alla perdita di massa delle galassie arriva proprio dal loro buco nero centrale. A indicarlo, in un lavoro pubblicato sulla rivista Science, è un gruppo internazionale di ricercatori guidato dall’italiana Raffaella Morganti in forza all’Istituto olandese per la Radioastronomia e all’Università di Groninga.

Il team, sfruttando osservazioni combinate di radiotelescopi sparsi tra Europa e America sfruttando la tecnica del VLBI (Very Long Baseline Interferometry), ha osservato nella galassia 4C12.50, lontana da noi un miliardo e mezzo di anni luce, la presenza di due potenti getti che si stanno allontanando dal buco nero supermassiccio al suo interno. Alle estremità di questi getti sono stati individuati due enormi ammassi di gas freddo, spinti verso l’esterno della galassia ad alta velocità.

“Per anni si è discusso sulla possibilità che i Buchi Neri supermassivi al centro delle galassie siano in grado di regolare la vita della galassia che li ospita e regolando la formazione stellare. Alcuni di questi buchi neri, puntini se paragonati alle dimensioni delle galassie, sono in grado di generare enormi quantità di energia sotto forma di getti relativistici che possono influenzare la “vita” quotidiana della galassia” commenta Monica Orienti, dell’Istituto di Radioastronomia dell’INAF, che ha coordinato le osservazioni per 4C12.50. “Ora per la prima volta, grazie a osservazioni ad altissima risoluzione che hanno coinvolto telescopi su due continenti, siamo stati in grado di “vedere” questo fenomeno in azione. In 4C12.50 il getto relativistico sta sparando via con una velocità di 1000 chilometri al secondo una quantità di gas pari a qualche migliaia di masse solari all’anno. In questo modo è possibile che la disponibilità di gas per la produzione di nuove stelle diventi col tempo insufficiente. Con nuove osservazioni utilizzando la tecnica VLBI vogliamo studiare anche gli effetti di questa interazione dal punto di vista del getto relativistico”.