IL “GEMELLO BOLLENTE” DELLA TERRA

Su Venere scorre lava

Sul pianeta ci sono tracce di eruzioni vulcaniche recenti. La scoperta è stata possibile grazie ai dati raccolti dallo spettrometro italiano VIRTIS a bordo della sonda ESA Venus Express

     08/04/2010

Lo Spettrometro VIRTIS completamente assemblato, prima di essere integrato sulla sonda Venus Express (cortesia INAF/ESA)

Venere è un pianeta vivo. Almeno dal punto di vista geologico. La sua superficie mostra  inequivocabili  tracce di eruzioni vulcaniche recenti, come gli astronomi hanno scoperto grazie ai dati raccolti dallo spettrometro italiano VIRTIS a bordo della sonda Venus Express. Venere, insomma, si conferma sempre più come il “gemello bollente della Terra”, appellativo dato per le sue dimensioni e la composizione solida molto simili al nostro pianeta. Un’altra caratteristica che oggi scopriamo accomunare Venere alla Terra è, appunto, la presenza di attività vulcanica sulla sua superficie.

Una scoperta che apre nuove strade nella comprensione dell’evoluzione del clima e della struttura interna del pianeta ed è stata possibile grazie a uno strumento, VIRTIS (Visible and InfraRed Thermal Imaging Spectrometer), in gran parte ideato, progettato e realizzato in Italia da ricercatori dell’INAF e dalla Società Selex Galileo del Gruppo Finmeccanica per conto dell’Agenzia Spaziale Italiana.

Giuseppe Piccioni ricercatore dell’INAF-IASF di Roma e Principal Investigator di VIRTIS è davvero soddisfatto: “Grazie a VIRTIS siamo già stati in grado di studiare con grande accuratezza la superficie del pianeta e la sua atmosfera, potendone determinare la composizione chimica e la dinamica delle sue correnti. Pensare ora a Venere come a un pianeta geologicamente attivo, ci permette anche di comprendere molte anomalie presenti nella sua atmosfera”.

L’articolo, pubblicato su Science, spiega come gli scienziati sono arrivati a queste conclusioni.  Il super-occhio di VIRTIS è riuscito infatti ad identificare le tracce di rocce “giovani” in alcune colate laviche sulla superficie venusiana, che erano state individuate in precedenza dalla missione NASA Magellan. Queste rocce di recente formazione, essendo più scure, emettono una luce infrarossa notevolmente maggiore di quelle formatesi in ere precedenti e perciò schiarite a causa dell’azione del tempo. I dati raccolti da VIRTIS hanno permesso di stimare l’età geologica di queste colate, che devono essere sgorgate sulla superficie di Venere al più solo qualche centinaio di migliaia di anni fa. Una conclusione decisiva che fa ritenere Venere ancora oggi geologicamente attivo in maniera del tutto simile alla Terra.

Leggi il comunicato stampa INAF

Ascolta l’intervista a Giuseppe Piccioni su VIRTIS: