C’è tanto, vertiginoso spazio in Orbit Orbit, l’ultimo album di Caparezza, uscito il 31 di ottobre – il lancio ufficiale dell’album è avvenuto presso la sede centrale dell’Inaf, a Monte Mario – per Bmg. Spazio che si fa teatro di un turbinoso viaggio, un vagabondaggio interstellare che rispecchia l’esplorazione interiore dell’artista molfettese, tornato quattro anni dopo Exuvia. Uno spazio gremito di domande, dove i corpi celesti vengono interrogati, l’edicola si fa portale spazio-temporale e i rover marziani sono superstar.

La copertina di Orbit Orbit, ultimo lavoro di Caparezza. Crediti: Matteo De Longis, Michele Salvemini, Bmg/Universal
Nel disco si sprecano i riferimenti al mondo dell’astronomia. Dall’ammasso di galassie di El Gordo, alle catene montuose di Marte, alle strabilianti immagini del telescopio spaziale James Webb. “Non è l’amore che muove il mondo ma la sete di conoscenza”, afferma il rapper in “Curiosity (Oltre il bagliore)”, rivisitando il celebre verso di Dante, pezzo che è inno alla curiosità e alla ricerca scientifica. Dove non manca un intervento dell’astronauta Maurizio Cheli, che riconsidera il genere umano alla luce della sua invisibilità, vista dallo spazio.
È questo disco un invito alla curiosità, all’immaginazione, alla trasformazione. Un disco dove le idee sono creature aliene, spettrali abitanti di un pianeta che non trovano pace, fino a che non si dà loro corpo. “La meraviglia è nell’ignoto” (“Come la musica elettronica”) sostiene senza esitazione il cantautore, “morto e poi rinato più volte” come ci racconta l’astronauta del singolo “Io sono il viaggio”, che ha lanciato il disco lo scorso 9 ottobre. Benché la conoscenza di sé sia processo arduo e faticoso. Ce ne dà una fotografia ne “Il pianeta delle idee” (“L’esplorazione non è un luogo piacevole/faticoso il mio incedere”).
L’album è uscito assieme a un fumetto di 250 pagine firmato dall’artista e realizzato con Sergio Bonelli Editore. “A comic book saved my life” (tradotto, “Un fumetto mi ha salvato la vita”) si chiama non a caso una delle tracce del disco del rapper pugliese, tormentato dall’acufene e dall’ipoacusia, la perdita progressiva dell’udito.
Non resta che lasciarci portare dall’ “Equilibrista del rinnovo” (“Come la musica elettronica”) che è Caparezza, in questo viaggio che piega, s’innalza, precipita una traccia dopo l’altra. Tra voli di indicibile altezza e naufragi turbinosi. L’astronauta che ritorna a terra, nel luogo fustigato da asteroidi della Pathosfera. Dove la ragione è costretta a mollare la presa. “Ho avuto spazio, spazio ovunque/E non un filo d’aria da respirare”, l’amara constatazione del viaggiatore in caduta libera di “Cosmonaufrago”. In un disco che celebra l’immaginazione come risorsa suprema dell’umanità (“Perlificat”). Grazie alla quale ciascuno di noi può generare una perla che ci metta in salvo.
Perché Caparezza ha scelto proprio la sede Inaf per il lancio di Orbit Orbit?
Glielo ha chiesto Giulia Mantovani (Media Inaf), ecco la risposta del cantautore:






