Esplosi al lancio, ricostruiti, rilanciati. Comincia così la storia dei quattro satelliti Cluster, vittime sacrificali del primo lancio di Ariane 5, nel 1996, ripagati poi con una seconda occasione di lancio nel 2000. Una fiducia tanto eccezionale quanto ben riposta su quattro satelliti che avrebbero dovuto operare per due anni ma che hanno resistito quasi mezzo secolo. Dopo 25 anni in cui non sono mancate difficoltà tecniche e limiti strutturali, tre dei quattro satelliti sono ancora operativi (il quarto è rientrato lo scorso 8 settembre 2024), e l’Agenzia spaziale europea – l’agenzia proprietaria della missione – ha deciso di celebrare questa storia producendo il documentario Seas of the Sun: The story of Cluster.

Il poster del documentario dell’Agenzia spaziale europea che racconta la storia dei satelliti Cluster. Crediti: Esa/Space Rocks
Spesso si ricordano le missioni spaziali per gli avanzamenti scientifici che hanno permesso di ottenere. Nuove osservazioni, nuovi modi di osservare, persino nuove traiettorie o viaggi senza precedenti come nel caso della missione Rosetta – che ha inseguito, raggiunto e toccato una cometa – o la missione Dart – che si è schiantata contro un asteroide in nome della difesa planetaria. E così è stato anche per le missioni Cluster. Negli anni la loro storia è stata raccontata soprattutto attraverso il loro contributo scientifico: lo studio dell’impatto delle tempeste solari (e in generale dello space weather) sulla magnetosfera e sull’ambiente terrestre. I quattro satelliti Salsa, Samba, Rumba e Tango (nomi assegnati dal grande pubblico) sono infatti quattro gemelli dotati degli stessi strumenti scientifici e pensati per muoversi “in formazione” nello spazio, fornendo così una visione tridimensionale degli eventi osservati.
Spesso, dicevamo, si ricorda una missione per la scienza alla quale ha contribuito. Ma per qualunque missione spaziale in generale, e per i satelliti Cluster in particolare, la scienza è il risultato del lavoro di ingegneri, scienziati e tecnici che, indefessamente, mantengono in vita e risolvono quotidianamente imprevisti, problemi e guasti. Nel 1996 il razzo Ariane 5 che avrebbe dovuto portare in orbita tutti e quattro i satelliti insieme esplose in volo poco dopo il decollo. Nel documentario dell’Esa potete vedere tutta la sequenza di immagini dal lancio fino all’esplosione, e poi lo sconcerto e lo sconforto scesi nel team della missione nella sala controllo e in tutte le strutture in cui si stava seguendo l’evento in diretta. Dopo il disastro, eccezionalmente, i quattro satelliti vennero ricostruiti, un po’ con pezzi avanzati dalla prima costruzione, un po’ con pezzi ricomprati e ricostruiti velocemente. Quattro anni dopo, l’Esa portava la propria missione di nuovo sulla rampa di lancio, questa volta in Russia, questa volta con partenza a due a due. Da allora, seguendo un’orbita ellittica che nel punto di minima distanza si trova a una quota di 19mila km e nel punto di massima distanza si trova a circa 119mila km dalla Terra, i quattro satelliti hanno studiato il vento solare e le sue interazioni con la magnetosfera terrestre. Una storia che sembra un lieto fine, ma che in verità è costellata di difficoltà e conseguenze cominciate, proprio, dalla seconda costruzione dei satelliti. Quattro anni dopo il primo lancio e molti di più dalla fase di progettazione, infatti, i Cluster funzionavano con una tecnologia ormai “vecchia”, che non ha tardato a manifestare i propri limiti. È grazie all’ingegno, al lavoro di squadra e alle soluzioni inventate dal team dell’Agenzia spaziale europea se oggi si può celebrare l’incredibile longevità di questa missione, e con essa i successi scientifici che è riuscita ad ottenere.
Per saperne di più:
- Ascolta su Spotify, Youtube o Apple podcast l’episodio di Houston che racconta l’esplosione dei satelliti cluster al lancio, “Kourou, abbiamo un problema… al decollo”
- Ascolta su Spotify, Youtube o Apple podcast l’episodio di Houston che racconta come Cluster sia rimasto operativo negli anni nonostante il guasto delle batterie, “Cluster vola senza batterie”
Guarda sul canale Youtube dell’Esa il documentario Seas of the Sun: The story of Cluster:






