Non è un Sistema solare formato da materiale incontaminato, ma un vero e proprio assemblaggio di pezzi riciclati provenienti da antichi mondi andati in frantumi. È l‘immagine che emerge da un nuovo studio pubblicato questo mese su Science Advances da un team internazionale guidato dall’Università di Yale. Uno scenario che stravolge le nostre conoscenze sull’origine del nostro sistema planetario.
Il lavoro suggerisce infatti che il Sistema solare sia nato dal caos, tra collisioni ad alta energia e ricostruzioni casuali. Un po’ come potrebbe accadere in un contenitore di mattoncini Lego usati, i cosiddetti planetesimi – i protopianeti delle fasi iniziali – si sarebbero formati attraverso una serie di scontri, rotture e successivi riassemblaggi, dando vita a configurazioni sempre nuove e portando con sé una chimica complessa e “contaminata”.
Da tempo i ricercatori ipotizzano che le collisioni dei planetesimi abbiano giocato un ruolo cruciale nei primi milioni di anni di vita del Sistema solare. Tuttavia, non era ancora chiaro quanto questi scontri avessero inciso nella formazione dei pianeti e nella composizione dei loro nuclei interni.

Rappresentazione schematica dei meccanismi proposti per la formazione dei meteoriti ferrosi di tipo IID, IIF, IIIF e IVB in seguito alla distruzione per collisione dei loro corpi progenitori. Le righe (A) e (B) raffigurano rispettivamente distruzioni causate da impatti ad alta energia e collisioni di tipo “hit-and-run”. Crediti: Damanveer S Grewal et al., Science Advances, 2025
Nel nuovo studio, il team ha realizzato simulazioni della formazione dei nuclei metallici dei planetesimi, basandosi su un’analisi innovativa delle firme chimiche presenti in alcuni meteoriti ferrosi – veri e propri fossili delle prime fasi del Sistema solare. Alcuni di questi meteoriti, infatti, presentano composizioni chimiche inaspettate, che non possono essere spiegate attraverso un’evoluzione semplice e isolata di un singolo corpo celeste.
La nuova ipotesi è che le collisioni estremamente energetiche siano iniziate già uno o due milioni di anni dopo la formazione del Sistema solare, un periodo considerato “precoce” in termini cosmologici. In quel momento, alcuni planetesimi avevano già sviluppato i loro nuclei ricchi di metallo, ma il processo era ancora incompleto. Le collisioni li avrebbero distrutti, ma i frammenti si sarebbero poi aggregati nuovamente, formando nuovi corpi planetari che conservavano una “memoria chimica” delle loro origini.
Questi risultati cambiano radicalmente la nostra comprensione della formazione planetaria, rivelando un processo molto più dinamico e turbolento di quanto si pensasse finora.
Per saperne di più:
- Leggi l’articolo “Protracted core formation and impact disruptions shaped the earliest outer Solar System planetesimals” di






