MAI AVEVAMO VISTO SAGITTARIUS B2 COSÌ BENE

Uno scrigno di stelle nel cuore della Via Lattea

La più vasta regione di formazione stellare della Via Lattea è stata immortalata dal telescopio Webb. Lo sguardo complementare di NirCam e Miri ci consegna dettagli straordinari della struttura, chiamata Sagittarius B2 e localizzata nel centro galattico. Benchè contenga solo un decimo del gas del nucleo, non è chiaro perchè produca metà delle stelle in formazione nelle regioni centrali della galassia

     29/09/2025

Punteggiano questa immagine come una miriade di pietre preziose, le giovani, innumerevoli stelle immortalate dal James Webb Space Telescope nella regione di formazione stellare Sagittarius B2, al centro della galassia che ci ospita.

La regione di formazione stellare Sagittarius B2, localizzata nel centro della Galassia, vista con lo strumento NirCam a bordo del James Webb Space Telescope. Crediti: Nasa, Esa, Csa, Stsci, A. Ginsburg (University of Florida), N. Budaiev (University of Florida), T. Yoo (University of Florida); Elaborazione dell’immagine: A. Pagan (Stsci)

E pensare che a solo qualche centinaio di anni luce di distanza ogni bagliore si spegne nel buco nero supermassiccio Sagittarius A*, che abita il cuore della Via Lattea. Con il suo tumultuoso sbocciare di nuovi astri, Sagittarius B2 è la più vasta fabbrica di stelle della Galassia. Gli occhi infrarossi di NirCam, camera che ha scattato lo scatto in alto, raccolgono la luce stellare che trapassa le coltri di polvere che ammantano le regioni di formazione stellare. A un telescopio ottico, ovvero un telescopio sensibile alla luce visibile come accade ai nostri occhi, la maggior parte di queste stelle risulterebbe celata.

Eppure, non vi saranno sfuggite le regioni oscure che separano le stelle. Lì, polvere e gas si rapprendono in veri e propri muri, che neppure la radiazione infrarossa riesce a scalfire. Se potesse penetrare questi fitti strati di polvere, il nostro sguardo rimarrebbe accecato da moltitudini di astri rifulgenti, a impreziosire ulteriormente la sgargiante famiglia di Sagittarius B2.

Alla straordinaria vista di questa nube traboccante di astri in formazione l’Esa ha dedicato una fotonotizia la scorsa settimana.

«I potenti strumenti nell’infrarosso di Webb forniscono dettagli che non siamo mai stati in grado di vedere prima, il che ci aiuterà a comprendere alcuni dei misteri ancora sfuggenti sulla formazione delle stelle massicce e perché Sagittarius B2 sia molto più attiva del resto del centro galattico», afferma l’astronomo Adam Ginsburg dell’Università della Florida, ricercatore principale del programma con cui l’immagine è stata ottenuta.

Tanto splendore non nega dunque a un mistero di insinuarsi. Ignoto è infatti perché ci sia una così diversa attività di formazione stellare fra Sagittarius B2 e il resto del nucleo galattico. Benché Sagittarius B2 contenga solo un decimo del gas ospitato dal nucleo, questa nube sta sfornando la metà delle stelle in formazione nel centro della Via Lattea.

Una seconda straordinaria vista ce la offre Miri, strumento sensibile alla luce infrarossa un po’ più allungata rispetto a quella catturata da NirCam. La maggior parte delle stelle vista da NirCam si dilegua, lasciando il palcoscenico al tripudio di gas e polveri scaldate dalla radiazione stellare e che risplendono in questa immagine con dettagli mai visti in precedenza.

Sagittarius B2 vista stavolta dallo strumento Miri a bordo di Webb. Miri è sensibile alla luce emessa dal gas e dalle polveri che vediamo splendere in questa immagine. Crediti: Nasa, Esa, Csa, Stsci, A. Ginsburg (University of Florida), N. Budaiev (University of Florida), T. Yoo (University of Florida); elaborazione dell’immagine: A. Pagan (Stsci)

Nell’angolo in alto a destra si scorgono delle nubi di colore rosso intenso che appartengono a Sagittarius B2 Nord, regione pullulante di nubi molecolari. I ritratti di Sagittarius B2 realizzati da Webb consentiranno agli astronomi di studiare come nascono le stelle in questa regione così densa del centro galattico e di comprendere quando abbiano cominciato a formarsi, se milioni di anni fa oppure in tempi più recenti.

«Gli esseri umani studiano le stelle da migliaia di anni e c’è ancora molto da capire», conclude Nazar Budaiev, studente laureato presso l’Università della Florida e co-ricercatore principale dello studio. «Per tutto ciò che Webb ci sta mostrando di nuovo, ci sono anche nuovi misteri da esplorare, ed è emozionante far parte di questa scoperta in corso».