Si è conclusa ieri sera, giovedì 11 settembre, la diciassettesima edizione dell’Astronomy Photographer of the Year, la più prestigiosa competizione di astrofotografia a livello mondiale. Al concorso, organizzato dai Royal Museums Greenwich di Londra, sono state presentate quest’anno oltre 5800 immagini da parte di fotografi di 68 nazionalità.
I vincitori assoluti dell’edizione del 2025 sono i tre fotografi cinesi Weitang Liang, Qi Yang e Chuhong Yu, che hanno ritratto con dettagli eccezionali il cuore della nostra dirimpettaia, la galassia di Andromeda, approfittando delle condizioni meteo eccellenti presso l’AstroCamp Observatory, in Spagna.
Diverse le categorie in concorso: dalle galassie agli oggetti del Sistema solare, dalle aurore boreali a straordinari accostamenti fra il cielo e i paesaggi terrestri. Per la categoria “Our Moon” (tradotto, “La nostra Luna”), si è aggiudicata il primo premio la fotografa italiana Marcella Giulia Pace. Potete ammirare qui sotto il suo suggestivo scatto, intitolato “La traccia della rifrazione”, che racconta in modo non comune il sorgere del nostro satellite, attraverso l’atmosfera terrestre.

“La traccia della rifrazione”, scatto di Marcella Giulia Pace che si è aggiudicato il primo premio nella categoria “Our Moon” dell’Astronomy Photographer of the Year. La foto è stata scattata in località Contrada Sant’Ippolito a Modica. Crediti: Marcella Giulia Pace
Tra i fotografi che hanno ricevuto un riconoscimento figurano anche altri due italiani: Daniele Borsari, che con “Orion, the Horsehead and the Flame in H-alpha” si è aggiudicato la vittoria nella categoria giovani ZWO Young Astronomy Photographer of the Year, e Fabian Dalpiaz, menzione speciale nella categoria Skyscapes con “Moonrise Perfection Over the Dolomites”.
Le foto premiate saranno esposte, a partire da oggi, in una mostra presso il National Maritime Museum di Londra. Per chi volesse visionarle comodamente da casa, è possibile guardare le foto vincitrici a questo link.
Abbiamo chiesto a Marcella Pace, originaria di Ragusa, di raccontare a Media Inaf un paio di curiosità sul suo scatto lunare.
La tua fotografia rappresenta la Luna in modo inedito. Cosa stiamo vedendo in questo scatto?
«È una sequenza di sottili falci lunari mentre la Luna sorge dall’orizzonte marino: un moon trail. Ho intitolato la fotografia “La traccia della rifrazione” perché la Luna, attraversando gli strati più bassi e densi dell’atmosfera terrestre, viene deformata dalla rifrazione. La parte inferiore della falce, quella più vicina all’orizzonte, risulta piegata e distorta; man mano che la Luna si solleva, uscendo dagli strati più densi, ritrova progressivamente la forma regolare che conosciamo. Ho voluto comporre la sequenza proprio per mostrare questa trasformazione passo dopo passo».
Come ti è venuta l’idea di ritrarre la Luna in un modo così inusuale?
«Sono appassionata di fenomeni ottici atmosferici, dagli arcobaleni agli aloni, fino ai miraggi. Come molti astrofili apprezzo il cielo con un buon seeing e gli astri osservati al culmine, nella loro massima nitidezza. La mia attenzione verso il cielo però è incessante: anche quando gli astri non sono al culmine, o quando il cielo presenta velature e ciuffi di nuvole, resto incantata dalle continue interazioni tra luce e aria. È proprio in quei momenti che l’atmosfera si diverte a camuffare forme e colori, ed è lì che nascono le sorprese. Per questo spesso “do appuntamento” al Sole e alla Luna proprio al sorgere o al tramonto. È lo stesso spirito con cui curo il mio sito Green Flash, dove raccolgo, catalogo e divulgo queste formazioni anche rare e sorprendenti.
La mia foto non è immediata, non è un’immagine che “parla” subito a chi la guarda. Richiede attenzione, osservazione, quasi un piccolo atto di indagine. Questo mi ha fatto capire che la giuria del concorso non si limita a uno sguardo superficiale: con circa 5800 foto ricevute, se si sono soffermati sulla mia significa che hanno saputo coglierne il valore nascosto. Non è la classica foto “da cartolina” della Luna o del paesaggio, ma un’immagine che unisce estetica e scienza. E questo è ciò che desidero trasmettere: una fotografia che racconta qualcosa non solo del cielo e dei corpi celesti, ma anche del pianeta in cui viviamo e della sua atmosfera».
Guarda il video della cerimonia di premiazione:






