IMMORTALATA DA JWST NEL VICINO E NEL MEDIO INFRAROSSO

Ritratto di una nebulosa planetaria sui generis

Il telescopio spaziale James Webb ha realizzato due scatti della nebulosa planetaria Ngc 6072, ottenuti con gli strumenti NirCam e Miri. Le due fotografie forniscono dettagli complementari della nebulosa, caratterizzata da una forma peculiare, probabilmente dettata dall’interazione fra la nana bianca che l'ha prodotta e un’invisibile stella compagna

     31/07/2025

Alcune hanno forma circolare. Altre sfoggiano magnifiche silhouette a clessidra. Altre ancora hanno parvenza ellittica. E poi ci sono quelle che sono un po’ sui generis, che non hanno nessuna di queste forme. Come Ngc 6072, nebulosa planetaria di recente immortalata dal James Webb Space Telescope. Che ci regala due scatti senza precedenti, in cui possiamo ammirare dettagli eccezionali del gas e delle polveri che definiscono la sua irregolare struttura, dotata di forma multipolare – come di tante clessidre orientate secondo diverse angolazioni. La prima foto, dotata di maggiore risoluzione angolare, l’ha scattata la Near Infrared Camera (NirCam), camera sensibile alla luce emessa nel vicino infrarosso:

Immagine della nebulosa planetaria Ngc 6072 realizzata dalla camera NirCam, sensibile alla luce nel vicino infrarosso, del telescopio spaziale James Webb. Crediti: Nasa, Esa, Csa, Stsci

L’artefice di tale cosmico tripudio è una nana bianca, stella bollente, piccola e vecchissima che, come le sue colleghe, è nota agli scienziati per congedarsi dalla propria miliardaria esistenza esibendosi in coreografie di questo tipo. Proprio qualche mese fa il telescopio Webb ci aveva regalato un’altra immagine mozzafiato di una nebulosa planetaria, ritraente gli ultimi polverosi respiri di una stella morente. Si pensa che il Sole morirà in modo simile tra circa cinque miliardi di anni.

La peculiarità di Ngc 6072 risiede nel fatto che la nana bianca sta spirando in dolce compagnia. Secondo gli scienziati, infatti, da qualche parte nella nebulosa planetaria deve esserci almeno un’altra stella. Che, orbitando attorno alla prima, potrebbe aver modellato gli anelli concentrici di materiale che si stanno espandendo nell’immagine. Materiale eruttato dalla nana bianca in una fase precedente della propria vita. Un po’ come noi per il gran caldo, le stelle sono famose per alleggerirsi a mano a mano che invecchiano, liberandosi degli strati gassosi esterni, che vanno a depositarsi nel circostante mezzo interstellare.

La forma multipolare di Ngc 6072 sarebbe dunque imputabile all’interazione fra la nana bianca e la stella compagna, quest’ultima invisibile in entrambe le immagini di Webb. I diversi “poli” sono prodotti da fuoriuscite di gas ad alta velocità lungo varie direzioni, poderose espulsioni di materiale che impattano contro quello che, più lento, si trova nelle vicinanze. In aggiunta, sul piano equatoriale la compressione del gas ha generato una struttura a forma di disco.

La nana bianca invece possiamo vederla al centro del secondo scatto di Webb, realizzato dal superlativo Mid-Infrared Instrument (Miri), sensibile alla radiazione emessa nel medio infrarosso:

La nebulosa planetaria Ngc 6072 vista da Miri, strumento di Webb che opera nel medio infrarosso. A differenza di NirCam, Miri è più sensibile all’emissione della polvere. Crediti: Nasa, Esa, Csa, Stsci

Perché NirCam non vede la stella e Miri invece sì? Perché la nana bianca è avviluppata dalla polvere. Questo infatti ci dice il confronto fra i due scatti. NirCam osserva la luce a delle lunghezze d’onda un po’ più corte rispetto a quelle rivelate da Miri. Queste lunghezze d’onda sono particolarmente utili per guardare attraverso gli strati polverosi di oggetti come Ngc 6072 e per immortalare l’emissione del gas ionizzato, che risplende vivace in questa regione dello spettro elettromagnetico – e visibile in azzurrino nella prima immagine. Sempre nella prima fotografia, le strutture frastagliate colorate in arancione sono attribuibili all’emissione del gas e della polvere e sono state scavate dalla radiazione della nana bianca.

Miri invece è sensibile alla luce della polvere stessa che, scaldata, emette radiazione. Le strutture che scorgiamo nella seconda immagine ci parlano dunque della distribuzione delle polveri in Ngc 6072. Che disegnano, fra le altre cose, l’anello più esterno che circonda l’oggetto. E che avvolgono la nana bianca, scaldate dalla sua radiazione caldissima. Sfrigolando nel puntino rosso al centro della nebulosa.

Anche il gas freddo, come quello molecolare, emette luce nel medio infrarosso, e alimenta le strutture più esterne della nebulosa, qui ritratte di colore blu scuro (e di rosso scuro nell’immagine di NirCam).

Quello di Ngc 6072 costituisce un caso esemplare di come gli strumenti di Webb possano lavorare in sinergia per ricostruire quel che accade nell’universo, da fenomeni locali come le nebulose planetarie nella Via Lattea, alla composizione chimica delle galassie che per prime si sono formate.

Ricordiamo infine che, come per tutte le immagini del telescopio Webb, i colori utilizzati nelle due fotografie non rispecchiano quelli che vedremmo coi nostri occhi se ci trovassimo in un immaginario, onirico volo sopra Ngc 6072. Questo perché semplicemente i nostri occhi non vedrebbero niente di tutto ciò, non essendo sensibili alla luce infrarossa. I colori adottati nei due scatti sono puramente convenzionali e vengono scelti in modo da facilitare la fruizione di un’immagine astronomica. Alla realizzazione delle immagini di Webb Media Inaf ha dedicato uno speciale uscito la scorsa estate.