PUR TAGLIENTE E ABRASIVA, È PER I POLMONI MENO DANNOSA DELLO SMOG

Polvere lunare, un respiro di sollievo

Uno studio della University of Technology di Sydney ha rilevato che la polvere lunare provoca solo lievi irritazioni fisiche alle cellule polmonari umane, risultando significativamente meno tossica rispetto all’inquinamento urbano terrestre. La ricerca riduce le preoccupazioni per la salute degli astronauti, risultato fondamentale per le future missioni Artemis

     25/06/2025

Mentre la Nasa si prepara a riportare gli astronauti sulla Luna per la prima volta dopo oltre 50 anni, un nuovo studio della University of Technology di Sydney (Uts, Australia) annuncia una notizia rassicurante: la polvere lunare è meno dannosa per le cellule polmonari umane di quanto si temesse in precedenza e decisamente meno tossica rispetto all’inquinamento atmosferico che respiriamo ogni giorno sulla Terra.

Pubblicato sulla rivista Life Sciences in Space Research, la ricerca ha analizzato l’impatto di simulanti di nuova generazione della polvere lunare su cellule polmonari umane, confrontandolo con quello delle particelle inquinanti raccolte da una strada trafficata di Sydney. Le analisi mostrano che, sebbene la polvere lunare tagliente e abrasiva possa agire come irritante fisico, non provoca l’infiammazione o i gravi danni cellulari osservati con la polvere urbana terrestre.

«È importante distinguere tra un irritante fisico e una sostanza altamente tossica», osserva Michaela Smith, prima autrice dello studio e dottoranda all’Uts. «I nostri risultati suggeriscono che, sebbene la polvere lunare possa causare un’irritazione immediata delle vie respiratorie, non sembra rappresentare un rischio per malattie croniche a lungo termine come la silicosi, che è causata da materiali come la polvere di silice».

Immagine al microscopio di campioni di simulante di polvere lunare. Crediti: Michaela B. Smith

La salute degli astronauti era una preoccupazione già dopo le prime missioni Apollo, durante le quali i membri dell’equipaggio riportarono problemi respiratori. In effetti, la principale via di esposizione alla polvere lunare si verificava dopo le attività extraveicolari. «Quando gli astronauti rientravano nel modulo di atterraggio, la polvere fine che si era attaccata alle loro tute spaziali rimaneva sospesa nell’aria della cabina e veniva successivamente inalata, causando problemi respiratori, starnuti e irritazioni agli occhi», spiega Smith.

L’esperimento si è concentrato sulle particelle di polvere fine, ovvero quelle più piccole di 2,5 micrometri, abbastanza piccole da superare le difese naturali del corpo e penetrare in profondità nelle vie respiratorie. L’esposizione ai simulanti lunari ha provocato nelle cellule polmonari analizzate una risposta infiammatoria molto più contenuta rispetto a quella osservata con le particelle urbane. Inoltre, non sono stati rilevati segnali significativi di stress ossidativo, un importante indicatore di tossicità cellulare. Il meccanismo principale di danno associato alla polvere lunare sembra dunque essere meccanico, piuttosto che chimico, legato alla forma irregolare e ai bordi affilati delle particelle.

Sebbene i risultati indichino un rischio ridotto, la Nasa sta comunque sviluppando nuove soluzioni ingegneristiche per limitare l’esposizione alla polvere lunare. Tra queste, il design delle nuove tute spaziali, che saranno appese esternamente ai rover e non entreranno mai nelle cabine abitabili. «L’astronauta vi entra e ne esce dall’interno e la tuta non entrerà mai dentro il veicolo, il che impedisce alla tuta polverosa di contaminare l’ambiente interno della cabina», dice Smith.

La ricerca condotta all’Uts rafforza dunque la fiducia nella possibilità di vivere e lavorare sulla Luna in vista delle prossime missioni Artemis e apre la strada a nuovi studi su come l’ambiente spaziale influisca sulla salute umana.

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