Ancora il Sole protagonista, e ancora con immagini inedite. La settimana scorsa vi abbiamo presentato quelle del polo sud della nostra stella, osservato per la prima volta dalla sonda Solar Orbiter dell’Esa. Quella che vedete nella sequenza animata qui sotto, invece, arriva da uno strumento a bordo della Stazione spaziale internazionale, il coronografo Codex.
Grazie alla nuova tecnologia introdotta dallo strumento Codex della Nasa, gli scienziati possono osservare per la prima volta i cambiamenti di temperatura nell’atmosfera esterna del Sole. Questa mappa termica animata e codificata a colori mostra le variazioni di temperatura nel corso di un paio di giorni, dove il rosso indica le regioni più calde e il viola quelle più fredde. Crediti: Nasa/Kasi/Inaf/Codex
Lanciato nel novembre del 2024, Codex è uno strumento alla cui realizzazione l’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) ha dato un contributo fondamentale, in particolare per la calibrazione – avvenuta nel laboratorio spaziale OpSys (Optical Payload System) dell’Inaf, ospitato in Altec, a Torino – e ora anche per l’analisi delle immagini coronali, per la quale i ricercatori Inaf stanno tutt’ora collaborando con il team scientifico.
Progettato – come si intuisce dal nome – per studiare la corona solare, vale a dire la parte più esterna dell’atmosfera del Sole, il coronografo Codex è anche in grado di misurare la velocità e la temperatura del materiale che fuoriesce dal Sole. Ed è proprio ciò che mostrano queste immagini, presentate in anteprima la settimana scorsa al meeting estivo dell’American Astronomical Society ad Anchorage, in Alaska. Immagini che confermano come l’atmosfera esterna del Sole – la corona, appunto – non sia un flusso omogeneo e costante di materiale, bensì una regione sferzata da raffiche di plasma caldo.
«È la prima volta che abbiamo l’opportunità di fare questo tipo di scienza», aggiunge il principal investigator di Codex, Jeffrey Newmark, fisico solare al Goddard Space Flight Center della Nasa a Greenbelt, Maryland. «Il giusto tipo di filtri, la giusta strumentazione – ogni cosa è andata al posto giusto. Si tratta di osservazioni inedite, mai viste prima, e pensiamo che se ne possa estrarre molta scienza interessante».
I coronografi della missione congiunta Nasa-Esa Soho (Solar and Heliospheric Observatory) osservano la luce visibile della corona solare con un campo di vista ampio e uno più piccolo. Il campo di vista dello strumento Codex si colloca a metà strada, ma osserva la luce blu per cogliere le variazioni di temperatura e di velocità del vento solare. In questa immagine composita, i due pannelli a sinistra e al centro mostrano la copertura del campo di vista (indicato in raggi solari) dei diversi coronografi. Nel pannello più a destra è mostrata una porzione ingrandita e codificata a colori dell’immagine Codex, evidenziando i rapporti di temperatura grazie ai filtri a 405,0 e a 393,5 nm dello strumento. Crediti: Nasa/Esa/Soho/Kasi/Inaf/Codex
Per acquisire dati sul vento solare, Codex utilizza quattro filtri a banda stretta: due per la temperatura e due per la velocità. «Confrontando la luminosità delle immagini acquisite con ciascuno di questi filtri, possiamo determinare la temperatura e la velocità del vento solare coronale», spiega Newmark.
Parametri fondamentali – la temperatura e la velocità – per modellare e prevedere il comportamento della nostra stella. «Lo strumento Codex», aggiunge a questo proposito Newmark, «avrà un impatto sulla modellistica meteorologica spaziale, fornendo vincoli che gli sviluppatori di modelli potranno utilizzare in futuro».
Guarda su MediaInaf Tv il servizio del 2023 sul contributo italiano a Codex: