FOTOGRAFIA SCATTATA DURANTE UNO STUDIO SULLE STAGIONI DI MARTE

Fra le nubi marziane spunta la cima d’un vulcano

Si chiama Arsia Mons, e con i suoi 20 km d’altezza è uno fra i più grandi vulcani del Pianeta rosso. In quest’immagine acquisita il mese scorso dalla fotocamera Themis della sonda Mars Odyssey della Nasa, inclinata per l’occasione di 90 gradi così da poter riprendere l’orizzonte marziano, lo vediamo emergere da una fitta coltre di nubi di ghiaccio d’acqua

     09/06/2025

Quello che s’intravede emergere al di sopra di una fitta coltre di nubi nella fotografia riportata qui sotto è un antico vulcano marziano alto ben 20 km, uno fra i più grandi del Pianeta rosso: Arsia Mons. A immortalarlo, all’alba marziana dello scorso 2 maggio, è stato l’orbiter Mars Odyssey della Nasa. Lanciato nel 2001, è il più longevo satellite tutt’oggi attivo in orbita attorno a Marte – anzi, il più longevo fra quelli in orbita attorno a qualunque pianeta che non sia la Terra.

Arsia Mons, un antico vulcano marziano, è stato fotografato prima dell’alba del 2 maggio 2025 dall’orbiter Mars Odyssey 2001 della Nasa mentre la sonda studiava l’atmosfera del Pianeta Rosso, che qui appare come una foschia verdastra. Crediti: Nasa/Jpl-Caltech/Asu

Si tratta di una delle quattro immagini ad alta quota dell’orizzonte marziano prodotte da Mars Odyssey. Per ottenerle, la sonda è stata fatta ruotare di 90 gradi mentre orbitava attorno al Pianeta rosso, così che la fotocamera di bordo Themis (Thermal Emission Imaging System), costruita per studiare la superficie marziana, potesse invece immortalarne l’atmosfera, consentendo agli scienziati di osservare gli strati di polvere e ghiaccio d’acqua delle nubi. La sequenza di quattro immagini, distribuite nel tempo a partire dal 2023, ha inoltre permesso di cogliere i cambiamenti dovuti all’alternarsi delle stagioni, la cui durata è circa il doppio delle nostre, considerando che l’anno marziano è lungo circa 687 giorni terrestri.

«Stiamo osservando alcune differenze stagionali davvero significative in queste immagini dell’orizzonte», nota il planetologo Michael D. Smith del Goddard Space Flight Center della Nasa. «E questo ci offre nuovi indizi su come l’atmosfera di Marte si evolve nel tempo».

Pur avendo come obiettivo primario lo studio dell’atmosfera – in particolare delle nubi, cruciali per comprendere il clima del Pianeta rosso e l’origine di fenomeni come le tempeste di polvere, il cui impatto può essere decisivo per l’esito delle missioni dirette al suolo del pianeta – il team di Mars Odyssey non si è lasciato sfuggire l’occasione di cogliere tratti caratteristici, quali appunto la cima di Arsia Mons.

«Abbiamo scelto Arsia Mons sperando di vederne la cima spuntare sopra le nuvole di primo mattino. E non ci ha deluso», dice infatti Jonathon Hill dell’Arizona State University a Tempe, responsabile delle operazioni della fotocamera Themis.

Arsia Mons è il più meridionale dei tre vulcani che compongono i Tharsis Montes, mostrati al centro di questa mappa topografica di Marte ritagliata. L’Olympus Mons, il più grande vulcano del sistema solare, è visibile in alto a sinistra. Crediti: Nasa/Jpl-Caltech

Insieme ad altri due vulcani – Ascraeus Mons e Pavonis Mons – Arsia Mons forma il complesso dei cosiddetti monti di Tharsis, che vediamo disposti lungo a diagonale da sud ovest a nord est al centro dell’immagine qui sopra. Soprattutto nelle prime ore del mattino, le loro tre cime sono spesso circondate da nubi di ghiaccio d’acqua – nubi che si formano quando il vento che soffia sui fianchi della montagna fa sì che l’aria si espanda, raffreddandosi rapidamente. Nei pressi dell’afelio, quando Marte è più lontano dal Sole, le nubi diventano molto spesse, dando vita a quella che gli scienziati chiamano cintura di nubi dell’afelio.