BATTERI VIOLA CHE ASSORBONO INFRAROSSI SENZA PRODURRE OSSIGENO

Nella ricerca di vita aliena, il viola è il nuovo verde

Nella ricerca della vita nel cosmo, la familiare tonalità verde che associamo alla vita sulla Terra potrebbe non essere il miglior indicatore. Un pianeta simile al nostro in orbita attorno a un'altra stella potrebbe avere un aspetto molto diverso, potenzialmente ricoperto da batteri che utilizzano la radiazione infrarossa, invisibile all’occhio umano, per alimentare la fotosintesi. Tutti i dettagli su Mnras

     18/04/2024

Usando la vita sulla Terra come guida, gli scienziati stanno catalogando i colori e le firme chimiche che una vasta gamma di organismi e minerali presenterebbe nella luce riflessa di un esopianeta. Crediti: Ryan Young/Cornell University

Nella ricerca della vita nell’universo, la familiare tonalità verde che associamo alla vita sulla Terra potrebbe non essere il miglior indicatore. Un pianeta simile al nostro in orbita attorno a un’altra stella potrebbe avere un aspetto molto diverso, potenzialmente ricoperto da batteri che utilizzano la radiazione infrarossa, invisibile all’occhio umano, per alimentare la fotosintesi.

Secondo gli scienziati della Cornell University, molti di questi batteri sulla Terra contengono pigmenti viola e i mondi viola su cui potrebbero essere dominanti produrrebbero una distintiva “impronta luminosa” rilevabile dai telescopi terrestri e spaziali di prossima generazione. «I batteri viola possono prosperare in un’ampia gamma di condizioni, il che li rende uno dei principali contendenti per la vita che potrebbe dominare una varietà di mondi», sostiene Lígia Fonseca Coelho del Carl Sagan Institute (Csi), prima autrice dello studio pubblicato su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.

«Abbiamo bisogno di creare una banca dati per le firme biologiche per assicurarci che i nostri telescopi non si perdano la vita nel caso in cui non assomigliasse esattamente a quella che incontriamo ogni giorno, intorno a noi», aggiunge la coautrice Lisa Kaltenegger, direttrice del Csi. Per questo motivo, utilizzando la vita sulla Terra come guida, il team multidisciplinare di scienziati sta catalogando i colori e le firme chimiche che una vasta gamma di organismi e minerali presenterebbe nella luce riflessa di un esopianeta.

Quelli che vengono chiamati comunemente batteri viola hanno in realtà una gamma di colori che comprende il giallo, l’arancione, il marrone e il rosso, grazie a pigmenti simili a quelli che rendono rossi i pomodori e arancioni le carote. Prosperano con luce rossa o infrarossa a bassa energia, mettendo in atto sistemi di fotosintesi più semplici che sfruttano forme di clorofilla che assorbono gli infrarossi e non producono ossigeno. Per i ricercatori, è probabile che tali batteri fossero presenti sulla Terra primordiale prima dell’avvento della fotosintesi di tipo vegetale e potrebbero essere particolarmente adatti a pianeti che ruotano attorno a stelle nane rosse più fredde, il tipo più comune nella nostra galassia. «Qui prosperano già in alcune nicchie», spiega Coelho. «Immaginate se non fossero in competizione con piante verdi, alghe e batteri: un sole rosso potrebbe offrire loro le condizioni più favorevoli per la fotosintesi».

Dopo aver misurato i biopigmenti e le impronte luminose dei batteri viola, i ricercatori hanno creato modelli di pianeti simili alla Terra con condizioni e copertura nuvolosa variabili. In una serie di ambienti simulati, ha spiegato Coelho, i batteri viola sia umidi che secchi hanno prodotto biofirme dai colori intensi. «Nel caso in cui i batteri viola prosperino sulla superficie di una Terra ghiacciata, di un mondo oceanico, di una Terra a palla di neve o di una Terra moderna in orbita attorno a una stella più fredda, ora abbiamo gli strumenti per cercarli».

L’individuazione di un “pallido punto viola” in un altro sistema solare darebbe il via a intense osservazioni del pianeta per cercare di escludere altre fonti di colore, come i minerali colorati che il Csi sta catalogando.

Lisa Kaltenegger, direttrice del Carl Sagan Institute (Csi) e autrice dello studio pubblicato su Mnras. Crediti: Ryan Young/Cornell University

Kaltenegger, autrice del libro di prossima pubblicazione Alien Earths: The New Science of Planet Hunting in the Cosmos, ritiene che sebbene individuare la vita sia complicato con la tecnologia attuale, nel caso in cui venissero trovati organismi unicellulari in un luogo, ciò suggerirebbe che la vita dovrebbe essere diffusa nel cosmo. Questo rivoluzionerebbe il nostro modo di pensare sull’annosa questione: siamo soli nell’universo?

«Stiamo solo aprendo gli occhi su questi mondi affascinanti che ci circondano», conclude Kaltenegger. «I batteri viola possono sopravvivere e prosperare in una tale varietà di condizioni che è facile immaginare che su molti mondi diversi il viola possa essere il nuovo verde».

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