CERTE NOTTI, SEMPRE CON TROPPA LUCE

I pericoli dell’illuminazione artificiale

«Io stessa sono stata sorpresa quando mi sono imbattuta negli studi sugli effetti negativi dell’illuminazione eccessiva su esseri umani, piante e animali, e mi sono chiesta come mai non sapessi quasi nulla di un argomento così importante anche per i suoi riflessi sociali», scrive Patrizia Caraveo, autrice di “Troppa luce fa male” (Dedalo 2024). Con il suo consenso, vi riproponiamo un suo articolo sull’argomento pubblicato ieri sul Sole24Ore

     25/03/2024

Patrizia Caraveo, “Troppa luce fa male. I pericoli dell’illuminazione artificiale”, Dedalo, 2024, 96 pagine, 12,50 euro

Se una (molto) ipotetica astronave aliena decidesse di osservare da vicino i pianeti rocciosi del Sistema solare noterebbe che gli emisferi in ombra di Mercurio, Venere e Marte sono immersi nell’oscurità mentre la Terra brilla di innumerevoli sorgenti luminose.

I nostri visitatori certamente non saprebbero a cosa attribuire questa straordinaria caratteristica, dal momento che non riuscirebbero a immaginare quali meccanismi naturali potrebbero essere responsabili di questo luccicante spettacolo. La loro perplessità sarebbe comprensibile, visto che il fenomeno che stanno ammirando non ha nulla di naturale: si tratta dell’illuminazione artificiale, uno degli interventi più globali della nostra civiltà sul pianeta Terra.

Gli esseri umani hanno tagliato foreste, deviato fiumi, costruito laghi, inquinato l’aria e l’acqua, ma la modifica più pervasiva all’ambiente naturale è anche la più immateriale: la luce artificiale che illumina la notte. Per millenni ci siamo dovuti accontentare di torce o di fumose lucerne, che troviamo in tutti i siti archeologici con ancora qualche frammento del grasso animale che veniva bruciato, poi sono venute le candele che hanno illuminato la reggia di Versailles e i gran balli di Napoleone. Nel frattempo venivano migliorate le lampade prima alimentate dal grasso delle balene, che venivano spietatamente cacciate per alimentare il fiorente mercato, per poi passare al petrolio o al gas. Le prime illuminazioni cittadine basate su lampade a gas, che venivano accese e spente manualmente, iniziano a funzionare in Inghilterra e in Francia nei primi decenni dell’800.  Ma è stata l’elettricità, con l’invenzione della lampadina, a permetterci il grande salto di qualità.

L’illuminazione artificiale, nota con l’acronimo inglese ‘Alan’ per Artificial Light At Night, è una straordinaria conquista del genere umano, tanto che può essere considerata un’infrastruttura invisibile essenziale ed irrinunciabile per la nostra società. La luce artificiale è diventata un vero marchio di fabbrica dell’umanità, man mano che le nazioni migliorano il loro tenore di vita, aumenta l’illuminazione che si può considerare un indicatore della prosperità, ma anche della densità della popolazione e del consumo energetico.

Le misure da terra e dallo spazio, in effetti, ci dicono che la luce artificiale cresce molto più in fretta della ricchezza delle nazioni.  Lo sapevamo dal confronto delle immagini prese dallo spazio nell’arco degli ultimi decenni, ma la recente introduzione della tecnologia Led, capace di massimizzare il rendimento energetico delle sorgenti luminose, ha portato a un ulteriore balzo luminoso.

I primi a studiare il fenomeno sono stati gli astronomi negli anni ’80 puntando il dito su una nuova forma di inquinamento immateriale ma onnipresente e in continua crescita: l’inquinamento luminoso. Il loro era un interesse professionale, dal momento che la luce artificiale disturba l’osservazione del cielo.

Ma non è solo l’astronomia a soffrire, la presenza delle luci artificiali è stata riconosciuta come un serio problema ecologico di proporzioni globali, in quanto modifica l’habitat di piante e animali.

Oltre a impedirci di godere dello spettacolo del cielo stellato, luci eccessive e del colore sbagliato hanno effetti negativi su tutti gli esseri viventi che si trovano costretti a vivere in un ambiente radicalmente diverso da quello naturale, da sempre governato dall’alternanza tra il giorno e la notte che la rotazione della Terra ha imposto a tutte le forme di vita. Cercando di sfruttare al meglio i regimi di luce naturale, si sono sviluppate nicchie ecologiche diurne e notturne. La notte è particolarmente popolare tra gli invertebrati, che contano il 60 per cento di specie notturne contro il 30 per cento dei vertebrati. Questo significa che hanno sviluppato capacità sensoriali adeguate alla poca luce disponibile, facendo affidamento sul ciclo lunare. L’illuminazione artificiale può alterare radicalmente tutto questo causando effetti avversi, purtroppo anche letali, alla vita selvatica.

Quindi, pur avendo una connotazione culturale e sociale molto positiva, l’illuminazione artificiale è, a tutti gli effetti, un inquinante e, come tale, deve essere usata responsabilmente per mitigare il suo impatto negativo sulla flora e sulla fauna del nostro pianeta. Nelle piante la luce artificiale stimola la crescita ma confonde l’orologio interno e disturba la sincronizzazione del ciclo vitale con le stagioni. Le luci attirano gli insetti e sono ritenute corresponsabili dello spaventoso calo delle popolazioni che gli scienziati denunciano con sempre maggiore preoccupazione. Le luci disturbano le rotte migratorie degli uccelli, interferiscono con la riproduzione e causano un gran numero di morti accidentali dovute all’impatto con i palazzi illuminati. Negli essere umani, l’illuminazione artificiale disturba l’orologio biologico che regola il ritmo circadiano del nostro corpo, alterando il ciclo del sonno e contribuendo all’insorgere di patologie.

Lo studio degli effetti biologici della luce è una disciplina relativamente recente, quindi non sentitevi in colpa se non ne avete mai sentito parlare. Io stessa sono stata sorpresa quando mi sono imbattuta negli studi sugli effetti negativi dell’illuminazione eccessiva su esseri umani, piante e animali, e mi sono chiesta come mai non sapessi quasi nulla di un argomento così importante anche per i suoi riflessi sociali. Mi sono convinta che occorreva parlare del problema per spiegare che illuminare meglio non è difficile: basta evitare di utilizzare luci intensamente bianche sia per illuminare gli spazi esterni, sia per le nostre case, dove dovremmo usare solo luci calde. Per limitare i danni l’illuminazione deve essere del colore giusto, non eccessiva, direzionale e “intelligente”, cioè accesa solo quando serve.

Non bisogna vivere al buio, basta fare attenzione alle luci che utilizziamo, cercando sempre di non esagerare, perché troppa luce fa male a noi e all’intero pianeta.