FRA I PRIMI A CAMBIARE, I TELESCOPI GEMINI E VERA RUBIN

Verso telescopi più sostenibili

L’emergenza climatica è un problema che ha bisogno di azioni concrete e vicine, in ogni ambito. Soluzioni come quelle proposte nel piano di sostenibilità del NoirLab, che prevede di ridurre le proprie emissioni – fra tutti i telescopi e gli osservatori gestiti – del 43 (almeno) per cento entro il 2027

     28/11/2023

Il centro nazionale statunitense per i telescopi ottici ground-based, il NoirLab, ha messo in atto un piano di sostenibilità ambientale volto a ridurre considerevolmente le proprie emissioni nei prossimi anni. Fra le strutture coinvolte non manca l’osservatorio Vera Rubin, attualmente in costruzione a Cerro Pachón, in Cile, e la cui entrata in funzione è prevista al più tardi nel 2026. Obiettivi concreti e vicini nel tempo, quelli previsti dal piano di sostenibilità. Perché – si legge nel sito – “essere un buon amministratore della Terra e del cielo è un principio fondamentale per il NoirLab”.

Ripresa con drone dell’Osservatorio Gemini Sud, nella quale si vede l’impianto di pannelli solari installato dal NoirLab nell’ambito del nuovo programma di sostenibilità ambientale ed energetica. Crediti: International Gemini Observatory/NoirLab/Nsf/Aura

La gestione di telescopi e delle infrastrutture per l’osservazione del cielo, specialmente in luoghi isolati che devono essere resi autosufficienti per il personale coinvolto, comporta un notevole e costante dispendio energetico. Dispendio che, considerando l’urgenza della crisi climatica, non ci possiamo più permettere. Ed è con questa presa di coscienza che il NoirLab ha deciso di mettere in atto una serie di misure volte a ridurre il proprio fabbisogno di energia e, più in generale, a renderlo più sostenibile. I telescopi che fanno capo all’organizzazione si trovano in Arizona, alle Hawaii e in Cile, e l’impegno in ognuno di questi luoghi comprende azioni che riguardano la riduzione dell’utilizzo dell’energia elettrica da parte delle strutture, l’ottimizzazione dei viaggi aerei per il personale (soprattutto gli astronomi che devono osservare) e il miglioramento delle attrezzature e delle infrastrutture di base.

Un modo concreto, questo, per mettere in atto anche le raccomandazioni del rapporto Astro2020 (Pathways to Discovery in Astronomy and Astrophysics for the 2020s), un documento di validità decennale che identifica le sfide e gli obiettivi scientifici principali ai quali la comunità astronomica è chiamata a rispondere negli anni 2020, e presenta un programma di attività terrestri e spaziali per i futuri investimenti. Nel quale, appunto, non manca una menzione all’emergenza climatica: “La comunità astronomica dovrebbe aumentare l’uso di osservazioni a distanza, conferenze ibride e conferenze a distanza, per ridurre l’impatto dei viaggi sulle emissioni di carbonio e sui cambiamenti climatici”.

L’attuale impronta di carbonio del NoirLab è stimata circa 12500 tonnellate di CO2 equivalente all’anno. L’obiettivo è di raggiungere 6200 tonnellate di CO2 equivalente entro la fine del 2027, una riduzione paragonabile all’impronta del consumo annuale di elettricità di 1250 abitazioni medie degli Stati Uniti. Grazie a un generoso finanziamento della National Science Foundation, il NoirLab installerà un grande sistema di pannelli fotovoltaici e batterie di accumulo dell’energia per alimentare le strutture situate a Cerro Pachón in Cile. Questo sistema coprirà il 100 per cento del consumo di elettricità del telescopio Gemini South, e circa il 60 per cento del fabbisogno di elettricità dell’Osservatorio Vera C. Rubin. Più in dettaglio, il sistema comprenderà un impianto fotovoltaico da 2860 kilowatt abbinato a un sistema di stoccaggio a batteria da 11 megawattora (MWh), in grado di produrre circa 5300 MWh di elettricità all’anno e ridurre l’impronta di carbonio annuale del NoirLab di 2900 tonnellate equivalenti di CO2 – paragonabile al consumo annuale di elettricità di circa 500 case tipiche degli Stati Uniti. Solo per queste due strutture.

Si parla poi di installare pannelli solari in tutte le infrastrutture e, come dicevamo, di ridurre del 50 per cento i viaggi aerei per il personale entro il 2026, il NoirLab prevede di sbloccare ulteriori finanziamenti per migliorare l’impronta energetica delle strutture più datate. Prevede, ad esempio, la sostituzione del vecchissimo sistema di riscaldamento, ventilazione e condizionamento dell’edificio della sede centrale del NoirLab a Tucson. Conti alla mano, questo aggiornamento ridurrà il consumo di elettricità di 690 MWh all’anno e l’impronta di carbonio derivante dall’uso di elettricità della struttura di circa 300 tonnellate di CO2 equivalente all’anno. Il finanziamento coprirà anche la sostituzione di otto veicoli a benzina/diesel con veicoli elettrici – un primo passo verso il passaggio ai veicoli elettrici in tutti i siti. Altri finanziamenti dovrebbero coprire poi l’installazione di trasformatori ad alta efficienza, illuminazione a Led e centri dati ad alta efficienza energetica presso le strutture in Arizona e in Cile (cambiamenti simili sono già stati implementati presso le strutture delle Hawaii). Misure, forse, che possono sembrare minori ma che contribuiscono in maniera fondamentale al cambio di prospettiva generale che serve per affrontare l’emergenza climatica. E, soprattutto, che offrono spunti concreti.

Accanto agli obiettivi dichiarati, infatti, la speranza del NoirLab è di essere d’ispirazione alla comunità astronomica affinché molte altre strutture prendano l’iniziativa di applicare contromisure concrete verso una maggiore sostenibilità. Per farlo, e per incoraggiare la partecipazione di altre strutture e centri di ricerca, il centro sta lavorando al miglioramento di uno strumento già esistente per il calcolo diretto dell’impronta di carbonio di tutte le strutture di ricerca negli Stati Uniti.

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