È STATO UNO DEI PADRI FONDATORI DELLA RADIOASTRONOMIA ITALIANA

In ricordo di Roberto Fanti

Abbiamo appreso con grande tristezza la notizia che Roberto Fanti ci ha lasciato il 20 ottobre dopo una lunga malattia. Roberto è stato una figura fondamentale della radioastronomia italiana e internazionale, persona di riferimento che ha ispirato intere generazioni di ricercatori. Lo ricordano oggi su Media Inaf Gianfranco Brunetti, Luigina Feretti, Isabella Gioia, Gabriele Giovannini, Paola Parma e Tiziana Venturi

     25/10/2023

Roberto Fanti (terzo da sx) con Carla Fanti (seconda da sx), Liliana Formiggini e Roberto Bergamini nel giardino dell’Istituto di fisica dell’Università di Bologna nel 1967. Crediti: Inaf-Ira

Laureatosi in fisica a Bologna, dal 1965 Roberto Fanti ha fatto parte del gruppo di scienziati e tecnici che ha realizzato il primo grande progetto della radioastronomia italiana, il radiotelescopio “Croce del Nord” di Medicina, portando alla creazione del catalogo di radiosorgenti B2, pietra miliare per la scoperta e identificazione delle sorgenti radio, che per moltissimi anni è stato uno dei cataloghi maggiormente utilizzati dalla comunità internazionale.  Al tempo il catalogo si rivelò fondamentale per la selezione di radiogalassie e quasar e Roberto capì immediatamente l’importanza di osservare questi oggetti ad alta risoluzione angolare, sviluppando una collaborazione tra l’allora Laboratorio di radioastronomia e il Westerbork Synthesis Radio Telescope (Wsrt) presso Dwingeloo (Olanda). I radioastronomi bolognesi ottennero un accesso continuo al Wsrt, che inizialmente era aperto ai soli ricercatori olandesi. Questa collaborazione segnò l’ingresso effettivo della radioastronomia italiana in campo europeo e contribuì a creare quell’asse tra Italia e Olanda che ancora oggi è uno dei fondamenti della radioastronomia in Europa.

«Con lui, Carla Fanti e Hans de Ruiter abbiamo lavorato per quasi 40 anni sul campione di radiosorgenti B2 a bassa luminosità e l’ultimo articolo, scritto quando eravamo già tutti pensionati, riguardava ancora le proprietà delle galassie del campione», ricorda Paola Parma, oggi associata all’Istituto di radioastronomia.

Roberto Fanti aveva una profonda conoscenza della fisica e dell’astrofisica e una mente così brillante da permettergli di portare contributi fortemente innovativi in ambiti anche molto diversi fra loro. Pur essendo inquadrato presso l’Università di Bologna ha sempre svolto la sua attività scientifica presso il Laboratorio nazionale di radioastronomia, diventato poi Istituto di radioastronomia del Cnr e dell’Inaf. Da qui, per tantissimi anni ha ispirato le più importanti linee di ricerca che hanno portato la radioastronomia italiana ai vertici mondiali. In particolare, è stato un vero e proprio pioniere dello studio della fisica ed evoluzione delle radiosorgenti extragalattiche, costruendo una solidissima scuola apprezzata in tutto il mondo.

Roberto Fanti con sua moglie Carla il giorno di festeggiamento per il suo pensionamento nel 2005 mostra uno dei regali ricevuti: una serie di antiche stampe di Bologna. Crediti: I. Gioia

«A distanza di quasi 35 anni, il suo articolo “On the nature of compact steep spectrum radio sources” è ancora un punto di riferimento per chi studia l’evoluzione delle radiogalassie», dice Tiziana Venturi, dirigente di ricerca dell’Istituto di radioastronomia. «Ricordo che sulla scia di quello studio, sotto la leadership di Roberto, nacquero collaborazioni intensissime con il California Institute of Technology, allora punta di diamante degli studi ad altissima risoluzione con la tecnica Vlbi delle radiosorgenti compatte».

Roberto è stato professore ordinario di astronomia e astrofisica e direttore, alla fine degli anni ‘90, del Dipartimento di astronomia. Ha insegnato Fisica I e Fisica II ai corsi di laurea in fisica e astronomia, e il corso di radioastronomia le cui dispense Una finestra sull’Universo “Invisibile” sono poi diventate un libro, scritto insieme con Carla Fanti, che è ancora oggi “la bibbia” per i radio astronomi. La sua brillantezza, la chiarezza e il fascino delle sue lezioni, unitamente alla sua disponibilità, lo hanno fatto amare e rispettare sia dagli studenti sia dai tanti colleghi. Si è sempre distinto per la sua modestia e correttezza, dando lezioni a tutti anche sul come fare “un passo di fianco” per far crescere i più giovani. È stato infatti un mentore eccezionale, facendo crescere intere generazioni di radioastronomi che hanno poi raccolto il suo testimone.

«È stato il mio professore di Fisica I, così bravo che a distanza di qualche anno eravamo ancora tutti lì in fila per chiedergli una tesi o consigli sugli argomenti di tesi», dice Gianfranco Brunetti, oggi direttore dell’Istituto di radioastronomia, «la persona che più di tutti mi ha fatto avvicinare alla radioastronomia e sempre un fortissimo riferimento, tanto che negli anni ho continuato a passare nel suo ufficio come un bambino per discutere con lui “carta e penna” di quello che avevo scoperto».

«Roberto è stato il professore con cui mi sono laureata», dice Isabella Gioia, oggi associata all’Istituto di radioastronomia. «Aveva solo tre anni più di me, io laureanda e lui il mio professore! Fui piena di ammirazione per lui. Poi in seguito ebbi modo di conoscerlo meglio come collega, un collega unico, colto, erudito (e non solo in radioastronomia), garbato, gentile. Con lui si poteva parlare di tutto, non solo di scienza!».

In questo momento di tristezza e cordoglio per la sua scomparsa, ci rimane la solidità della sua eredità umana e scientifica, e il privilegio di averlo avuto come professore, collega e amico.

Al suo fianco sempre Carla, amatissima compagna di vita e di quella bellissima avventura che è lo studio dell’Universo. A lei e alla sua famiglia l’abbraccio affettuoso nostro e di tutta la comunità.

Gianfranco Brunetti, Luigina Feretti, Isabella Gioia, Gabriele Giovannini, Paola Parma e Tiziana Venturi