CON UN COMMENTO DELL’ASTRONOMO ALESSANDRO NASTASI

Cento oggetti near-Earth confermati dalle Madonie

Nei giorni scorsi il centro astronomico Gal Hassin di Isnello, in provincia di Palermo, è riuscito a confermare – grazie alle osservazioni condotte con il Galhassin Robotic Telescope – il suo centesimo Near-Earth Object, ottenendo così una menzione nelle circolari di conferma di questi oggetti potenzialmente pericolosi del Minor Planet Center

     19/06/2023

Alessandro Nastasi è l’astronomo che ha curato l’automatizzazione del Galhassin Robotic Telescope e che gestisce le osservazioni dei Neo. Crediti: Gal Hassin

Gli impatti meteoritici hanno certamente svolto un ruolo fondamentale nel plasmare la Terra e il suo ecosistema nel corso del tempo. Tuttavia, il rischio di impatti non riguarda solo il passato del nostro pianeta. In particolare, i Near-Earth Objects (Neo) costituiscono una famiglia di asteroidi che richiede un monitoraggio costante.

Tecnicamente, un Neo viene definito come un oggetto che orbita attorno al Sole a una distanza compresa tra 0.98 e 1.3 unità astronomiche (Ua, pari a 150 milioni di km, ossia la distanza media tra la Terra e il Sole). Di conseguenza, questi oggetti orbitano a distanze ravvicinate rispetto al nostro pianeta. Tra i Neo, quelli considerati ad alto rischio di impatto (Pha, Potentially Hazardous Objects) sono quelli la cui orbita raggiunge una distanza minima dall’orbita terrestre di 0.05 Ua (determinata dal parametro di minima distanza all’intersezione delle orbite, o Moid), o che hanno dimensioni di almeno 140 metri. A oggi si contano più di 30mila Neo, tra i quali circa 2.300 sono classificati come Pha. Gli oggetti scoperti recentemente, in attesa di una classificazione definitiva, vengono inseriti nella Confirmation Page del Minor Planet Center. Le osservazioni di questi oggetti devono essere tempestive, per permetterne la classificazione prima che si corra il rischio di perderli.

Le principali agenzie spaziali hanno da tempo avviato campagne di osservazione e monitoraggio dei Neo, utilizzando telescopi di vario tipo. Un ruolo fondamentale in questo lavoro è svolto da siti di osservazione con piccoli telescopi distribuiti in diverse aree della Terra. I dati delle osservazioni dei Neo vengono successivamente resi pubblici e divulgati su portali come NeoDyS.

Da alcuni anni, la stazione osservativa del Gal Hassin – situata nel territorio del comune di Isnello (PA), nel cuore delle Madonie – partecipa attivamente alle osservazioni dei Neo con il suo telescopio riflettore Galhassin Robotic Telescope (Grt), che ha un’apertura di 400 mm e un rapporto focale f3.8. Il Grt consente osservazioni su un ampio campo di vista di 83×83 arcominuti, corretto grazie allo spianatore integrato. L’efficacia del Grt nelle osservazioni dei Neo è testimoniata dal finanziamento ottenuto nel 2019, assegnato dal Planetary Society di Pasadena (California) come parte dello Shoemaker Neo Grant 2019.

Distribuzione di magnitudine e velocità apparente dei cento Neo osservati con il Grt (cliccare per ingrandire). “L34” è il codice attribuito al Grt dal Minor Planet Center

In questi giorni, il Gal Hassin celebra il centesimo Neo la cui natura è stata confermata attraverso osservazioni effettuate con il Grt. I cento Neo osservati con il Grt presentano una magnitudine V compresa tra 15 e 20 e una velocità apparente compresa tra 0.1 e 200 arcosecondi al minuto. Per fare un confronto con altre strutture dedicate alle osservazioni dei Neo, le osservazioni del Grt si sono posizionate tra le prime tre in Europa per il 70 per cento di questi Neo e sono state le prime in assoluto nel 40 per cento dei casi. Il Grt è inoltre rientrato tra i primi venti osservatori al mondo per il contributo fornito alle osservazioni di Neo nel mese di maggio 2022, secondo la classifica stabilita da NeoDyS a ogni lunazione. Il ruolo di primo piano svolto dai telescopi del Gal Hassin – gestiti dall’astronomo Alessandro Nastasi – nel monitoraggio dei Neo continuerà anche in futuro, anche grazie al supporto di Giovanni Valsecchi (Inaf Roma) e Mario Di Martino (Inaf Torino).

«È cruciale riuscire a osservare i Neo-Cp, ossia inseriti nella Confirmation Page, subito dopo la loro scoperta», spiega Nastasi a Media Inaf, «per evitare che vengano persi a causa dell’incertezza iniziale – e crescente con il tempo – nella loro posizione, e per confermare che siano oggetti reali. E sono osservazioni che vanno fatte entro poche ore – o al massimo giorni – dalla prima osservazione, prima che escano dalla Neo-Cp e venga loro assegnata una designazione provvisoria. Grazie al suo grande campo e focale ridotta, il Grt – il nostro telescopio robotico riflettore – è ideale per l’osservazione di oggetti veloci e con un’elevata incertezza nella posizione: esattamente le caratteristiche dei Neo-Cp».

In un futuro prossimo, al Gal Hassin sarà operativo anche il Wide-Field Mufara Telescope, un telescopio a primo fuoco con un’apertura di un metro installato sulla vetta del Monte Mufara, a 1650 metri.