IL PROBLEMA DELLE CARRIERE

Tre libri sull’accesso delle donne alle professioni

“The Only Woman” di Immy Humes, “Donne nella scienza” di Maria Pia Abbracchio e Marilisa D’Amico, “Doppio standard” di Camilla Gaiaschi. Tre opere sui pregiudizi che ancora minano una piena parità fra donne e uomini recensite da Patrizia Caraveo domenica scorsa, sul Sole24Ore, in un articolo che vi riproponiamo oggi, 8 marzo, con il consenso dell’autrice

     08/03/2023

Immy Humes, “The Only Woman“, Phaidon, 240 pagine, 24,95 €

La ricorrenza dell’8 marzo offre un’ottima occasione per riflettere sui pregiudizi che ancora rendono difficile l’accesso delle donne a tutte le professioni. In linea di principio, non ci sono preclusioni, nei fatti, però, esistono ambiti che sono ancora squisitamente maschili. Lo scopriamo sfogliando The Only Woman, un libro fotografico basato su 100 immagini, scattate in 20 nazioni, in un lasso temporale di 150 anni, per riprendere, in occasioni diversissime, gruppi di persone dove compare una sola donna.

La scelta delle foto è opera di Immy Humes, una documentarista americana che ha dovuto frugare a fondo negli archivi che sono popolati, per lo più, da scatti di gruppi di uomini. Le circostanze immortalate nel libro sono molto varie, si va dalle foto di gruppo di studenti o di professionisti agli scatti che riprendono donne che stanno svolgendo il loro lavoro in un ambiente maschile. Nelle foto più recenti, le donne spiccano per i tailleur colorati in mezzo a completi scuri: al tavolo degli editori di giornali americani l’unica signora è Katherine Graham, allora padrona del Washington Post, Christine Lagarde è azzurra tra i banchieri in completi scuri.

Scorrere le foto rivela quanto alcune professioni siano ancora di dominio maschile: le registe sono pochissime. Nel libro ci sono foto di una regista in mezzo a colleghi maschi nel 1962, nel 1967 e nel 2007. E quando la donna è una sola basta poco perché scompaia, come dimostra la foto ricordo dei registi a Cannes nel 2012 dove si contano 18 eleganti signori. Nel libro non ci sono foto dei meteorologi del National Weather Service Storm Prediction Center, il centro che da 70 anni prevede eventi meteo estremi, perché, fino al febbraio di quest’anno, non c’erano donne nella posizione di capo meteorologo.  Elisabeth Leitman sognava di fare questo lavoro fin da piccola ed è stata così orgogliosa di essere la prima donna a firmare un’allerta meteo che si è fatta fotografare mentre premeva il pulsante invio del computer. Sapeva benissimo che in quel momento stava rompendo il soffitto di cristallo della meteorologia e voleva poterlo ricordare.

Maria Pia Abbracchio e Marilisa D’Amico, “Donne nella Scienza. La lunga strada verso la parità”,
FrancoAngeli, 147 pagine, 20 €

Speriamo che faccia da apripista diventando un modello per altre ragazze perché mai più si sentano dire che quello che vogliono fare è un lavoro da uomini. Purtroppo succede ancora ed è una delle ragioni per la mancanza di donne nelle professioni scientifiche, le cosiddette materie Stem (Science Technology, Engineering, Mathematics). Benché la scienza abbia bisogno del talento di tutti, le donne trovano molti più ostacoli dei colleghi maschi. Ce lo spiegano molto bene Maria Pia Abbracchio e Marilisa D’Amico nel loro libro Donne nella scienza. La lunga strada verso la parità, dove esaminano i pregiudizi culturali alla base del problema. Il loro approccio è molte interessante perché unisce il punto di vista di una scienziata con quello di una giurista che si è specializzata proprio in diritto costituzionale al femminile. A questo proposito, bellissima la storia del contributo delle donne nell’Assemblea Costituente che si sono battute perché la Costituzione sancisse una vera parità tra uomo e donna.

Le autrici sono all’apice della loro carriera all’Università di Milano, come pro-rettrici hanno un osservatorio privilegiato sulle carriere accademiche e sull’effetto forbice che vede molte donne iniziare ma poche arrivare ai livelli più alti, che risultano popolati in prevalenza da uomini.

Camilla Gaiaschi, “Doppio Standard. Donne e carriere scientifiche nell’Italia contemporanea”,
Carrocci, 171 pagine, 30 €

Il problema delle carriere, o piuttosto delle difficoltà nelle carriere delle donne è analizzato in dettaglio nel libro Doppio standard. Donne e carriere scientifiche nell’Italia contemporanea di Camilla Gaiaschi, sociologa all’Università del Salento. Il titolo denuncia il problema alla base delle disparità salariali, prima ancora di quelle relative alle progressioni di carriera. Le donne vengono giudicate con un metro diverso da quello usato per i loro colleghi maschi. A volte la cosa è evidente, altre volte è più subdola ma il pregiudizio è sempre presente e induce a giudicare in modo diverso persone che hanno le stesse caratteristiche ma sono di sesso diverso: alle donne si chiede di più senza che questo si rispecchi in un salario adeguato. Infatti, nonostante la legge sulla parità salariale, le donne sono meno pagate dei loro pari grado maschi che accumulano molti più bonus. L’autrice ha studiato a fondo la situazione in ambito medico dove le donne si avviano a diventare la maggioranza dei medici al primo livello ma continuano ad essere sottorappresentate nelle posizioni di primario.

Sia Donne nelle scienza sia Doppio standard ci dicono che la parità è ancora lontana, tuttavia è di vitale importanza continuare a parlare di questo argomento. Perché è solo grazie ad una maggiore consapevolezza, unita ad una grande attenzione, che riusciremo a migliorare. Quando ero all’università, pensavo che le cose sarebbero migliorate in modo naturale, con il passare del tempo. Adesso ho capito che senza uno sforzo continuo non si può cambiare lo status quo.