TONFO A WALL STREET PER UNA SVISTA ASTRONOMICA

Il “Bardo” di Google toppa all’esordio su Jwst

Lo strumento di intelligenza artificiale Bard di Google si tradisce al debutto sul test di astrofisica. L’inciampo è avvenuto sulla prima foto di un pianeta extrasolare scattata da James Webb, presentata erroneamente come la prima immagine diretta di un esopianeta in assoluto. Immediata la reazione dei mercati: le quotazioni del colosso di Mountain View hanno perso circa 100 miliardi di dollari in un giorno

     10/02/2023

Un errore da principianti può capitare a tutti, anche se non sempre costa così caro. Si attesta intorno ai cento miliardi di dollari di valore di mercato in due giorni la perdita di Google dopo che il suo nuovo chatbot di intelligenza artificiale – Bard – ha condiviso, in un video dimostrativo, un’informazione sbagliata sulle scoperte di Jwst.

Bard utilizza la tecnologia alla base della popolare ChatGpt di OpenAI e ha debuttato lunedì scorso – non proprio in grande stile – con un video promozionale nel quale rispondeva alla domanda: di quali nuove scoperte del telescopio spaziale James Webb potrei parlare con mio figlio di nove anni? Bard ha prontamente risposto con tre proposte, affermando nella terza che Jwst “ha scattato le prime foto di un pianeta al di fuori del nostro sistema solare”.

L’esopianeta Hip 65426 b in diverse bande di luce infrarossa, immortalato da diversi strumenti a bordo del telescopio spaziale James Webb. Crediti: Nasa/Esa/Csa, A Carter (Ucsc), il team Ers 1386 e A. Pagan (Stsci)

Casca proprio sull’astrofisica quindi il neonato Bard: la prima immagine di un pianeta extrasolare è stata scattata nell’ormai lontano 2004 dallo strumento Naco installato al Very Large Telescope dell’Eso, in Cile.

La notizia della prima acquisizione diretta dell’immagine di un esopianeta da parte del James Webb risale invece allo scorso settembre, quando è stato osservato il pianeta Hip 65426 b, simile a Giove ma più giovane e più caldo, a quasi 350 anni luce dalla Terra nella costellazione del Centauro. È la prima immagine di esopianeta mai scattata a lunghezze d’onda dell’infrarosso profondo, che consente agli astronomi di studiare l’intera gamma di luminosità di un pianeta e provare a capire di che cosa è fatto.

L’errore non è passato inosservato agli esperti di astronomia, che hanno subito rilanciato la notizia via Twitter (sotto, a sinistra il pianeta 2M1207b e a destra la stella madre), minando l’affidabilità non solo del povero Bard ma in generale innescando qualche dubbio sulla qualità dei servizi basati sull’ intelligenza artificiale.

A onor del vero, non solo al chatbot di Google può capitare un inciampo del genere, come fa notare Giovanni Cresci, membro del team dello strumento NirsSpec a bordo di James Webb. «A discolpa dell’intelligenza artificiale possiamo dire che anche a noi può capitare di interpretare in maniera scorretta frasi o articoli non troppo chiari. Ad esempio, anche una testata importante come Nature riporta un titolo ambiguo in un articolo – “Webb telescope wows with first image of an exoplanet” [Il telescopio spaziale stupisce con la prima immagine di un esopianeta, ndr] – che però non si riferisce alla prima immagine in assoluto di un esopianeta ma alla prima immagine del genere ottenuta nel corso delle prime osservazioni Jwst. Titoli del genere potrebbero aver ingannato sistemi di intelligenza artificiale come Bard, che sono un sorprendente strumento per comprendere come riprodurre il linguaggio umano con testi pertinenti ma non possono ancora sostituire esperti e motori di ricerca specifici, in quanto tendono a fornire risposte non sempre corrette e verificate».

Sistemi di questo tipo non attingono infatti a una raccolta di informazioni verificate, ma fanno riferimento a enormi quantità di testo provenienti da diverse fonti, simulando una conversazione di tipo umano utilizzando un approccio di tipo probabilistico. In concomitanza con la demo di Google anche Microsoft ha messo a disposizione una versione del proprio motore di ricerca Bing con alcune funzionalità di intelligenza artificiale, innescando una corsa con l’altro colosso del web per proporre rapidamente un sistema di chatbot come assistente alla ricerca di informazioni online.

La presentazione in live streaming di Google non includeva dettagli su come e quando Bard sarebbe stato integrato nella sua funzione di ricerca principale. Per ora, Bard resta un esperimento e Google assicura che sta testando rigorosamente lo strumento per apportare i dovuti miglioramenti.