REPERTI SPAZIALI DALL’APOLLO 11

Polvere di Luna all’asta

Un’avvocatessa con la passione per le missioni, una borsa per la raccolta dei campioni di cui si perdono le tracce e un errore della Nasa: così un po’ di polvere lunare è finita all’asta. Con il consenso dell’autrice – l’astrofisica Patrizia Caraveo – riprendiamo questo articolo pubblicato domenica scorsa sul Sole24Ore

     05/05/2022

I cinque campioni di polvere andati all’asta. Crediti: Bonhams (press release)

Sognate di possedere un pizzico di Luna? Iniziate a risparmiare perché le quotazioni della polvere lunare, almeno della esigua quantità disponibile sul mercato, hanno raggiunto quotazioni proibitive.

All’ultima asta di Bonhams di memorabilia spaziali, cinque cilindretti in alluminio contenenti 0,2 grammi di polvere lunare, recuperata dalla borsa per il trasporto dei campioni che era appartenuta a Neil Armstrong, sono stati venduti a poco più di mezzo milione di dollari. Due milioni e mezzo di dollari per un grammo di Luna è una cifra che fa riflettere. Dopo tutto si tratta di un materiale del quale, in natura, non c’è scarsità, anche se la raccolta è piuttosto difficile e costosa. Cosa rende la polvere di Luna così preziosa? La risposta non potrebbe essere più semplice, i piccoli contenitori andati all’asta rappresentano l’unica offerta di polvere di Luna sul mercato. Per di più, non è polvere qualsiasi: viene dalla borsa utilizzata dal primo uomo che ha camminato sul nostro satellite proprio per raccogliere campioni di materiale lunare.

Alla Nasa si erano molto raccomandati che Neil Armstrong, appena sceso dalla scaletta, raccogliesse subito un po’ di materiale in modo tale che, se fosse dovuto rientrare frettolosamente nel Lem per ripartire prima del tempo, almeno avrebbe portato a casa i campioni che gli scienziati aspettavano ansiosamente perché sapevano che solo da un’analisi del suolo lunare si sarebbe chiarita l’origine della Luna. E Armstrong obbedì. Otto minuti dopo la discesa dalla scaletta, accompagnata dalle storica frase, riempì il contingecy bag con circa un chilo di materiale. Per fortuna, la missione Apollo 11 svolse tutte le attività previste e gli astronauti riuscirono a raccogliere 21,3 chilogrammi di campioni che fornirono la prova inequivocabile che la Luna è un pezzo di Terra, perché la carta d’identità isotopica del materiale della Luna è la stessa di quello della Terra.

In totale, gli astronauti delle missioni Apollo hanno raccolto oltre 380 chili di materiale lunare, in parte ancora sigillato in un fabbricato forziere a Houston. L’allora Unione Sovietica ne ha messo insieme qualche etto con incredibili missioni automatiche negli anni ’70 e la Cina, nel 2020, con la missione Chang’e 5, ne ha acquisito circa due chili. Una provvista da usare con grande attenzione alla quale la Nasa ha dato una valenza che travalica il valore scientifico.

Come ho raccontato nel mio libro Conquistati dalla Luna (Cortina), per la Nasa di 50 anni fa, donare un frammento di Luna era un gesto simbolico. Durante i tour mondiali che vedevano protagonisti gli astronauti, scatolette di plexiglass con un pizzico di Luna venivano consegnate ai capi di stato dei paesi visitati, finendo dimenticate in fondo a qualche cassetto. Sorte simile toccò ai regali di addio per gli ingegneri della Nasa che andavano in pensione. Parliamo di pizzichi di materiale, poca cosa rispetto ai quintali gelosamente conservati a Houston. La Nasa però non ha mai potuto neanche lontanamente immaginare che la polvere lunare, o i souvenir delle missioni Apollo, fossero messi in vendita. Quando si accorsero che le famose scatolette omaggio erano state messe all’asta, scattò l’operazione di ricerca e recupero perché la Nasa ha sempre sostenuto che si tratti di materiale di sua proprietà. Questo vale anche per gli astronauti lunari, che possono certamente conservare i ricordi delle loro missioni Apollo, ma non li possono vendere, pena imbarazzanti cause in tribunale dove i giudici hanno sempre dato ragione all’agenzia. Ma questa regola non vale quando è la Nasa a commettere degli errori madornali.

È successo nel 2015 quando Nancy Lee Carlson, una avvocatessa di Chicago con la passione per la storia delle missioni spaziali, ha acquistato all’asta una borsa con la scritta Lunar Sample Return che, evidentemente, doveva essere stata usata per riportare a terra campioni lunari. Nel catalogo dell’asta l’oggetto era attribuito alla missione Apollo 17. Una volta ricevuta la borsina (che le era costata poco meno di mille dollari) la signora pensò di mandarla alla Nasa per avere una certificazione di quello che aveva comperato. Non poteva sapere che stava per iniziare una saga spaziale. Alla Nasa riconobbero subito che si trattava del contingency bag di Neil Armstrong del quale si erano perse le tracce a seguito del furto di materiale al Kansas Cosmosphere and Space Center nel 2003. Una volta recuperata la refurtiva a casa del direttore dello Space Center, l’oggetto era stato catalogato come facente parte del corredo dell’Apollo 17 (che però non aveva questo tipo di contenitori).

La Nasa chiese subito la restituzione dello storico reperto ma la signora non volle sentire ragioni. Lei aveva partecipato ad un’asta legale e quindi era un oggetto di sua proprietà. Si andò in tribunale e il giudice diede ragione alla signora che recuperò la borsa e, nel 2017, la mise prontamente all’asta da Sotheby, vendendola per 1,8 milioni di dollari. La Nasa però aveva trattenuto la polvere che era attaccata al tessuto (era stato grazie a quella che aveva capito, al di là di ogni dubbio, che si trattava del materiale dell’Apollo 11) e non era intenzionata a ridarla alla signora Carlson, che non ha esitato a fare causa all’agenzia per avere indietro quello che era suo. Anche in questo caso, il giudice ha dato ragione alla signora che ha potuto mettere all’asta, questa volta da Bonhams, i contenitori con il risultato che abbiamo visto.

Sarebbe, però, sbagliato pensare che la polvere lunare si venda a 2,5 milioni di dollari al grammo. Non stiamo parlando polvere qualsiasi: è un rarissimo pizzico di storia andata in vendita per un errore della Nasa.

Considerando le numerose missioni commerciali che sono pianificate nell’ambito del programma di ritorno sulla Luna, mi aspetto che, a fronte di un aumento dell’offerta, le quotazioni della polvere lunare siano destinate a scendere. Se sognate di possedere un pizzico di Luna, consiglierei di aspettare qualche anno.