QUI CI VUOLE GOOGLE MARS…

Ingannevoli sono i fossili più di ogni cosa

Sulla superficie di Marte, che è stata temporaneamente abitabile quattro miliardi di anni fa, una serie di processi chimici potrebbe aver generato falsi fossili, simili a quelli che potrebbero esistere se il pianeta avesse mai ospitato forme di vita. Distinguerli è la nuova sfida dei suoi esploratori. Lo suggerisce uno studio, condotto da un team di astrobiologi delle università di Oxford ed Edimburgo. Tutti i dettagli su Journal of the Geological Society

     17/11/2021

Questo collage di immagini mostra alcuni dei tipi di esemplari simili a fossili, creati da reazioni chimiche, che potrebbero essere trovati su Marte. Crediti: Sean McMahon, Julie Cosmidis e Joti Rouillard

Separati alla nascita, o quasi: depositi non biologici dall’aspetto in tutto e per tutto simile a quelli biologici potrebbero giacere fra le rocce di Marte. Vengono definiti falsi fossili perché generati da processi chimici capaci di riprodurre strutture pressoché identiche a quelle di forme di vita semplici e microscopiche che forse, un tempo, potrebbero aver popolato anche il Pianeta rosso – potenzialmente abitabile fino a 4 miliardi di anni fa. Ora un team di astrobiologi delle università di Edimburgo e Oxford sottolinea, in uno studio pubblicato sul Journal of the Geological Society, l’importanza di distinguere questi falsi fossili da quelle che potrebbero essere prove di vita antica sulla superficie di Marte, in vista dei risultati in arrivo dalle missioni attuali e da quelle future.

«In passato siamo stati ingannati dai processi che imitano la vita», ricorda Julie Cosmidis dell’Università di Oxford. «In molte occasioni oggetti che sembravano microbi fossili sono stati individuati in antiche rocce sulla Terra, e persino in meteoriti provenienti da Marte, ma dopo un esame più approfondito si è scoperto che avevano origini non biologiche».

Gli autori dello studio hanno identificato dozzine di processi che avrebbero potuto mimare depositi fossili realistici nelle rocce di Marte. Pare che le sostanze accumulate da questi processi diano origine a depositi che somigliano molto a cellule batteriche e molecole basate sul carbonio, i componenti base della vita così come la conosciamo.

La somiglianza fra i segni di vita e i residui non biologici è tale da rendere necessario l’intervento di una ricerca interdisciplinare per sciogliere ogni ambiguità e comprendere l’origine dell’eventuale formazione di sedimenti così realistici su Marte, aiutando in tal modo la ricerca di prove di vita antica là e altrove nel Sistema solare.

«Verrà il giorno in cui un rover su Marte troverà quasi sicuramente qualcosa che somiglia molto a un fossile, quindi essere in grado di distinguerli con sicurezza dalle strutture e dalle sostanze prodotte da reazioni chimiche è fondamentale», dice Sean McMahon dell’Università di Edimburgo. «Per ogni tipo di fossile nel quale ci si possa mai imbattere, c’è almeno un processo non biologico che crea cose molto simili, quindi c’è un reale bisogno di migliorare la nostra comprensione della loro formazione».

Per saperne di più:

Un famoso esempio di “scheletro” ingannevole forse di origine non biologica: