
«La prima Code Hunting Game di Inaf era uscita lo scorso anno, in occasione della Notte europea dei ricercatori. Mentre la stavamo sviluppando, e soprattutto quando l’abbiamo completata, ci siamo resi conto che i confini del nostro paese ci stavano stretti. Sul pianeta ci sono luoghi meravigliosi da cui si osserva e si ascolta l’universo e ci siamo ripromessi, già da allora, che quest’anno quei confini li avremmo varcati», racconta Maura Sandri, ideatrice e coordinatrice del progetto. «I luoghi però sono davvero tantissimi e così abbiamo pensato di coinvolgere enti di ricerca di tutto il mondo per aiutarci a ricoprire la mappa del pianeta di tappe per la caccia al tesoro (i cosiddetti pin). Lo abbiamo fatto con un Google Form, ancora attivo, dal quale chiunque ha potuto (e può tuttora) proporre luoghi di interesse in ambito astrofisico».
La caccia al tesoro virtuale accompagna chi gioca alla scoperta di osservatori attualmente operativi, dai più grandi e famosi ad altri più piccoli o meno noti, accanto a luoghi iconici nella storia dell’astronomia antica ma anche relativamente recente e progetti futuri di facilities che studieranno il cosmo come mai prima d’ora. Dalle tradizionali osservazioni in banda ottica ai radiotelescopi, fino agli esperimenti che catturano raggi cosmici e onde gravitazionali, senza dimenticare i luoghi sulla Terra da dove partono e si controllano i telescopi spaziali che scrutano l’universo in orbita intorno al nostro pianeta. E poi scienziate e scienziati del passato, musei, planetari, e molto ancora.

Ma la Code Hunting Game non è solo uno strumento con cui fare divulgazione scientifica. È uno strumento educativo molto potente, che prepara anche al campo della ricerca scientifica: apre la mente, sviluppa l’intuizione, stimola con curiosità a conoscere nuovi luoghi, avvalendosi di messaggi, prove e vere e proprie sfide di programmazione. Può essere giocata da soli oppure in squadra, dividendosi i compiti e collaborando nella risoluzione delle varie sfide incontrate. «Nel nostro ambito – quello della ricerca – è ciò che succede tutti i giorni all’interno di un team, quando si lavora per ricercare la soluzione di un problema, per studiare il modo migliore di fare una certa cosa, per indagare sugli oggetti presenti nell’universo», afferma Sandri.

«Il lancio della caccia al tesoro astrofisica internazionale», commenta Bogliolo a Media Inaf «si svolge nella doppia cornice della Notte europea dei ricercatori e di Europe CodeWeek, iniziative che esprimono perfettamente il connubio tra ricerca scientifica, divulgazione culturale e alfabetizzazione informatica, che il progetto intende realizzare».
Diversi partner internazionali supportano ufficialmente il progetto in India, Regno Unito, Portogallo e Spagna. La Code Hunting Game è attualmente disponibile in italiano, inglese, francese e tedesco, grazie in particolare al lavoro di Giuliana Giobbi, membro del gruppo Play, e in versione parziale anche in spagnolo (con anche la traduzione in catalano per alcune località) grazie alla collaborazione dell’Institut de Ciències de l’Espai (Ice-Csic). «Siamo in contatto con i nostri collaboratori internazionali per completare la traduzione in spagnolo e per rendere il gioco disponibile anche in altre lingue in un futuro – speriamo – prossimo», aggiunge Mignone.
«Anche quest’anno, come quello passato, la voglia di andare “oltre” i confini si è ripresentata. Per l’anno prossimo ci toccherà uscire dal pianeta, e mettere pin su altri mondi. Ma questa è un’altra storia, e vi toccherà aspettare un anno per sapere come andrà a finire», conclude Sandri.
Per partecipare: vai alla pagina della Code Hunting Game »






