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Destinazione Futuro, la parola all’immaginazione

L’invito è rivolto a tutti, nessuno escluso. L’unica dote richiesta è essere visionari, per raccontare il futuro che immaginiamo rispondendo a poche semplici domande a tema astronomico e fantascientifico. L’iniziativa si chiama “Destinazione Futuro” e nasce da un’idea del Gruppo storie dell’Inaf. Ne parliamo con l’astronomo Marco Castellani, tra gli ideatori del progetto

     01/06/2021

Crediti: Edu Inaf

Si chiama Destinazione Futuro. È un progetto che nasce all’interno del Gruppo storie dell’Istituto nazionale di astrofisica. E quello che ci chiede è molto semplice: rispondere a poche domande a tema astronomico e fantascientifico con la mente proiettata verso il futuro. La parola d’ordine è dunque… immaginare. Partecipare è semplice: basta accedere al questionario online, rispondere ai quesiti proposti – circa una ventina – e il gioco è fatto. Il tempo medio di compilazione dipende solo dalla vostra capacità di viaggiare nello spazio-tempo. Abbiamo raggiunto l’astronomo, scrittore e divulgatore  Marco Castellani, che insieme a Giuliana Giobbi, Claudia Mignone, Adamantia Paizis e Anna Wolter ha curato il progetto.

Cos’è esattamente “Destinazione Futuro”? Un concorso di idee, un esperimento sociale, tutte e due le cose, o che altro?

«Tra le varie definizioni possibili, potremmo agevolmente qualificare “Destinazione Futuro” come un piccolo esperimento sociale, in effetti. Non è un certo concorso – diciamolo subito – perché abbiamo voluto fin dall’inizio sgombrare il campo, per una volta, da qualsiasi tentazione competitiva. In altri termini, come ideatori del progetto, desideriamo astenerci da qualsiasi ambizione valutativa, applicandoci semplicemente ad ascoltare, con mente più libera ed aperta possibile».

Qual è lo scopo dell’iniziativa?

«Un primo intento è quello di lasciare uno spazio aperto e non giudicante su quello che le persone pensano riguardo al futuro dell’esplorazione spaziale. Ma insieme c’è quello di lasciar esprimere – per chi la nutre – la propria passione per la fantascienza che, come sappiamo, spesso ha anticipato nell’immaginario collettivo delle scoperte e delle invenzioni che sono poi arrivate a far pienamente parte della nostra vita quotidiana… Ok, non ancora il teletrasporto, ma tante altre cose sì!».

Com’è nata l’idea?

«L’idea è nata proprio ricercando, nel Gruppo storie, un modo per coinvolgere creativamente quell’ampia parte di persone interessate alla scienza o alla fantascienza, donando loro un modo libero (e speriamo anche sufficientemente intrigante) per esprimere la propria visione del futuro. Per una volta, intendiamo rovesciare la nostra usuale modalità di lavoro e richiedere al pubblico i contenuti su cui ragionare, invece di fornirne noi. Ovviamente il tutto viene svolto non in modo improvvisato, bensì avendo pianificato al nostro meglio lo schema e i contenuti delle domande che costituiscono il questionario stesso. Le ultime messe a punto sono state fatte dopo aver raccolto i pareri di alcuni “beta tester”, che mi sento qui di ringraziare collettivamente».

Nel questionario che proponete di compilare, oltre a domande a tema astronomico – quali ad esempio quelle sulla lotta all’inquinamento luminoso o sulle future ricerche in astrofisica e scienza dello spazio –  ci sono alcune domande a tema fantascientifico – una su tutte: “siamo soli nell’universo?” Qual è il trait d’union che vi ha spinto a fare questa scelta?

«La commistione di scienza e fantascienza non è casuale ma è stata pensata, fin dall’origine, come nota qualificante il progetto stesso. L’occasione è, come spiega l’articolo di lancio su Edu Inaf, l’ormai imminente ricorrenza del centenario dalla nascita di Gene Roddenberry, il creatore di Star Trek, e del ventennale dalla morte di Fred Hoyle, brillante scienziato che tra l’altro è stato anche autore di eccellenti romanzi di fantascienza. Vogliamo rendere omaggio a questi grandi creativi e insieme riconoscere le connessioni esistenti tra fantascienza, da una parte, e sviluppo tecnologico e ricerca spaziale, dall’altra. Riteniamo infatti che abbracciare la complessità dell’epoca attuale implica il non ragionare più a compartimenti stagni, ma lasciarsi avvincere dai percorsi e dai collegamenti che possono sussistere anche in settori che, del resto, appaiono distanti solo ad uno sguardo superficiale».

C’è un limite di tempo per partecipare all’iniziativa?

«Ebbene, proprio perché non è un vero e proprio concorso, abbiamo preferito per ora non indicare una specifica data di chiusura del questionario. Vorremmo che chiunque avesse desiderio di far sapere all’Inaf le proprie idee riguardo ai temi trattati potesse esser libero di farlo, in modo divertente e non scolastico. Per ragioni organizzative, comunque, specifico che in tarda estate inizieremo a tirare le somme sulle risposte pervenute fino a quel momento. Lo faremo andando a scovare “esperti” in vari settori e invitandoli a darci il loro punto di vista sul quadro di opinioni che avremo raccolto. Cercheremo di fare, come si usa dire, data mining nel modo più significativo possibile, chiamando per questo a raccolta alcuni pensatori eccellenti, nomi noti i cui pareri appariranno negli articoli a commento dell’iniziativa».

Ci saranno  dei premi per le menti più visionarie?

«Devo dirti che non ci saranno. Abbiamo deciso di non elargire premi, poiché per farlo avremmo dovuto comunque stabilire dei criteri di giudizio e delle classifiche: cosa dalla quale, per i motivi cui accennavo prima, ci vogliamo astenere, per quanto ci è possibile. Cercheremo comunque di dare credito ad alcune tra le risposte – a nostro avviso – più interessanti e creative citandole negli articoli che produrremo, assieme al nome (o pseudonimo) dell’autore. Beninteso, rispetteremo sempre e comunque il desiderio di anonimato, qualora espresso al momento della compilazione».

Cosa si sente di raccomandare a quanti decideranno di partecipare alla proposta?

«Paradossalmente, proprio perché non si vince nulla, io raccomanderei la massima libertà creativa, insieme a una grande schiettezza. Suggerirei di prendersi un po’ di tempo (non ne serve moltissimo) per farsi realmente “toccare” dalle domande, che noi per primi abbiamo accuratamente meditato. Assaporare le citazioni incluse, godersi le immagini del cielo che accompagnano il percorso di compilazione, anche. Non esiste risposta sbagliata e, almeno per una volta, non c’è da adeguarsi a nessuno standard imposto dall’esterno. Personalmente, ti devo confessare che ho trovato di grande interesse alcune delle risposte già pervenute, semi per una riflessione utilissima anche per noi scienziati. In generale, il futuro tecnologico e dell’esplorazione spaziale riguarda tutti, scienziati e non. In questa occasione vogliamo semplicemente ascoltare, raccogliere i dati e ragionare, con umiltà e passione, su quanto le persone vorranno svelarci, del loro modo di vedere il mondo e la sua evoluzione. E, con pari interesse, su come e quanto la fantascienza sia intimamente collegata, anche con traiettorie imprevedibili, alla ricerca scientifica vera e propria».


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