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Aperivideo fra scienza e letteratura

S’intitola “Le parole che misurano l’universo” ed è una serie di puntate filmate – realizzata dall’ente Emilia Romagna Teatro Fondazione – in cui i ricercatori trattano argomenti scientifici come se parlassero a un amico, durante un aperitivo, prima di uno spettacolo. Poi un attore prende la parola e legge alcuni brani scelti. I temi astronomici saranno introdotti da Sandro Bardelli dell’Inaf di Bologna

     05/10/2020

Una scena dello spettacolo fotografata sul palco del chiostro dell’Arena del Sole durante le riprese. Da sinistra: Stefania Danesi, Laura Sandri, Micol Todesco e Sandro Bardelli

In un luogo dell’universo molto lontano di qui viveva un tempo una stella tranquilla, che si spostava tranquillamente sul fondo dell’abisso, circondata da uno stuolo di tranquilli pianeti.

Comincia così “Una stella tranquilla” di Primo Levi, scritto nel 1978: il racconto della vita della stella Aludra come vista da vari astronomi terrestri lungo secoli di storia.

La letteratura e la scienza si sono incrociate parecchie volte nella storia, perché da sempre alcuni autori sono rimasti impressionati dai risultati scientifici contemporanei. Che dire del shakespeariano “Esplodere o implodere – questo è il problema!” fatto declamare a un alieno da Italo Calvino a proposito dei buchi neri ? E la risposta in poesia di Primo Levi, che dice che da questi mostri emanano “Non Energia, non particelle, non luce: la luce stessa ricade rotta dal proprio peso” (Le Stelle Nere)?

Due importanti esponenti della letteratura che si sfidano a divulgare la scienza con il linguaggio a loro piú congeniale. Questa disfida nacque a valle della lettura di un articolo di Kip Thorne sui buchi neri pubblicato da Le Scienze. Negli anni Settanta questo tema era una novità per il grande pubblico, e introduceva a un universo “violento, ostile e strano” ma anche affascinante. Lo è certamente rimasto anche al giorno d’oggi: lo stesso Thorne ha poi collaborato al film Interstellar, dove il protagonista è proprio un buco nero.

Perché quindi non sfruttare la grande capacità comunicativa dei mostri sacri della letteratura italiana per divulgare la scienza in maniera più efficace? Per questo motivo è nata una collaborazione tra l’ente Emilia Romagna Teatro Fondazione (Ert), il teatro nazionale che ha sede nell’omonima regione, e la collaborazione Societynext, il consorzio di enti di ricerca che si sono riuniti sotto l’omonimo progetto per la Notte europea dei ricercatori di Bologna e la Romagna. I ricercatori hanno incontrato otto attrici e attori della compagnia permanente di Ert per affrontare insieme l’incontro tra le due anime della cultura umana. Ne è risultata una serie di puntate filmate in cui un ricercatore racconta un argomento scientifico come se parlasse a un amico, durante un aperitivo, prima di uno spettacolo. Poi un attore prende la parola e legge dei brani scelti.

La prima serie riguarda l’astronomia e la geologia. Micol Todesco, Stefania Danesi e Laura Sandri dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia introducono le lettere di Plinio il Vecchio sull’eruzione del Vesuvio, un’escursione di Goethe sullo stesso vulcano, una diatriba su pessimismo e ottimismo tra Voltaire e Rousseau riguardo il terremoto di Lisbona e il drammatico resoconto del capitano Winchester, testimone dell’esplosione del Krakatoa.

Per quanto riguarda l’astronomia, lo scrivente – Sandro Bardelli, dell’Inaf di Bologna – introduce i temi del big bang, dei buchi neri, delle civiltà extraterrestri e della vita delle stelle. Gli autori sono i succitati Primo Levi e Italo Calvino, che con le loro storie ci accompagneranno verso la meraviglia dei misteri del Cosmo. Tra queste, una visione originale sull’origine del big bang e le tagliatelle, un’intervista fatta da un alieno che conosce di noi solo il linguaggio della pubblicita’ e come una civilta’ possa essere male interpretata da uno studio aliene condotto dallo spazio.

Gli attori sono coordinati da Sergio Lo Gatto e Angelo Vassalli di Ert, mentre riprese e montaggio sono di Stefano Triggiani e Riccardo Frati. La serie verrà pubblicata sul sito di Emilia Romagna Teatro e ripresa dai suoi canali social e del progetto Societynext. Perché, come ricorda sempre Primo Levi, quando si divulga qualcosa – e nel suo caso si spazia dall’Olocausto al cosmo – “c’è sì il linguaggio delle cifre, elegante e snello, l’alfabeto delle potenze del dieci: ma questo non sarebbe un raccontare nel senso in cui questa storia desidera raccontare se stessa, cioè come una favola che ridesti echi, ed in cui ciascuno ravvisi lontani modelli propri e del genere umano”.

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