RILEVATA DA EXOMARS TGO

Sarà l’aurora… marziana

Il modulo principale della prima missione ExoMars “fotografa” un alone verde formatosi nella sottile atmosfera marziana grazie a ossigeno prodotto durante la scissione di molecole di anidride carbonica: i fisici cercavano una conferma del fenomeno da quasi 40 anni. Lo studio su Nature Astronomy

     19/06/2020

Lo strumento Trace Gas Orbiter a bordo della sonda ExoMars osserva il bagliore verde di ossigeno nell’atmosfera marziana, nel render di un artista. Crediti: Esa.

Niente omini verdi su Marte, siamo spiacenti. Sul pianeta rosso nessun inquilino dalla testa grossa e la figura slanciata ‒ così come ce li ha descritti la prima volta Edgar Rice Burroughs nel romanzo fantastico e fantascientifico Sotto le lune di Marte, primo volume del ciclo di Barsoom.

Di verde c’è un bagliore nel cielo, però. Se volete. Una specie di aurora, che ricorda quelle terrestri. Ineffabile, sfuggente. E che gli scienziati cercavano di “fotografare” da 40 anni

C’è riuscito il Trace Gas Orbiter, modulo principale della prima missione ExoMars. I dati sono stati acquisiti nell’ottobre 2016 ma è recentissimo lo studio che ne deriva, da poco pubblicato su Nature Astronomy. «Un fenomeno mai osservato su altro pianeta e causato da atomi di ossigeno che emettono una particolare lunghezza d’onda della luce. Sulla Terra siamo abituati a godere lo spettacolo di questi bagliori notturni», spiega Jean Claude Gérard dell’Università di Liegi e primo autore della ricerca.

L’ossigeno che accende le notti polari, quando le intemperanze della nostra stella colpiscono violentemente gli strati alti dell’atmosfera, disegna nel cielo la verde coda che le leggende finlandesi vogliono appartenga a una magica volpe (revontulet). Ma l’aurora polare è solo uno dei modi in cui si illuminano le atmosfere planetarie. Le alte quote del cielo terrestre, e marziano, si illuminano costantemente sia di giorno che di notte: è la luce solare a interagire con atomi e molecole presenti in atmosfera. 

Lo strumento NOMAD (Nadir e Occultation for Mars Discovery), nato per raccogliere dati nell’ultravioletto e nel visibile perpendicolarmente al suolo marziano, è stato rivolto all’orizzonte marziano in una prospettiva simile alle immagini che la Stazione spaziale internazionale trasmette periodicamente a Terra. Ed ecco il bagliore verde prendere forma nella sottile atmosfera marziana grazie all’ossigeno prodotto dalla scissione di molecole di anidride carbonica. L’emissione più forte all’altitudine di circa 80 chilometri.

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