LA COLLISIONE A 500 MILIONI DI ANNI LUCE DA NOI

Appuntamento al buio fra due stelle di neutroni

Risale al 25 aprile scorso la seconda rilevazione, da parte degli interferometri per onde gravitazionali Ligo e Virgo, della possibile fusione di due stelle di neutroni. A differenza dell’evento del 2017, quello che sancì la nascita dell’astronomia multimessaggera, questa volta non è stata osservata alcuna controparte elettromagnetica

     08/01/2020

Rappresentazione artistica della fusione tra due stelle di neutroni. Crediti: National Science Foundation / Ligo / Sonoma State University / A. Simonnet

Intercettato il secondo segnale di onde gravitazionali compatibile con la fusione tra due stelle
di neutroni. Presentato al 235esimo meeting dell’American Astronomical Society, in corso alle Hawaii, ha viaggiato 500 milioni di anni alla velocità della luce prima di scuotere la Terra, dove è stato catturato il 25 aprile 2019 dalla rete di rivelatori formata da Virgo, dell’Osservatorio gravitazionale europeo (Ego), al quale l’Italia partecipa con l’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), e dall’americano Ligo, della National Science Foundation (Nsf). I dati sono in corso di
pubblicazione sulla rivista Astrophysical Journal Letters.

È il primo evento catturato nel corso della terza campagna di osservazione delle onde gravitazionali partita lo scorso 1 aprile 2019. Le due stelle di neutroni, resti di stelle esplose, si sono fuse fino a formare un oggetto – probabilmente un buco nero – con una massa 3,4 volte il Sole. «Più grande di quella di qualunque sistema binario di stelle di neutroni noto nella nostra galassia», ha osservato Jo van den Brand, a capo di Virgo.

Il segnale, indicato con la sigla Gw 190425, è simile a quello annunciato nell’ottobre 2017, che ha sancito la nascita dell’astronomia multimessaggera. Rispetto al 2017, però, non è stata osservata alcuna controparte elettromagnetica dai telescopi che hanno raccolto l’allerta inviata dalla collaborazione Ligo/Virgo. La causa, ha chiarito Viviana Fafone, responsabile nazionale per l’Infn di Virgo, «è la maggiore incertezza nella localizzazione della sorgente, circa 200 volte meno accurata rispetto a quanto avvenuto nel 2017. Questo perché il sistema binario era quattro volte più lontano dalla Terra, e la rete dei rivelatori gravitazionali, al momento dell’evento, non stava operando al completo».

Guarda l’animazione del Max Planck Institute for Gravitational Physics: