FOTOGRAFATA DA HUBBLE NELLA COSTELLAZIONE DI PERSEO

Galassia Godzilla, la gigante buona

Ugc 2885 ha condotto una vita quieta, crescendo lentamente per miliardi di anni senza mai scontrarsi con altre grandi galassie. La sua maestosa spirale è due volte e mezzo più larga di quella della nostra galassia, la Via Lattea, e contiene circa 10 volte più stelle. Soprannominata “galassia di Rubin”, in onore dell'astronoma Vera Rubin, è avvolta da un vasto alone di materia oscura

     07/01/2020

La maestosa galassia a spirale Ugc 2885 immortalata dal telescopio spaziale Hubble. Crediti: Nasa, Esa e B. Holwerda (University of Louisville)

Tra le innumerevoli galassie del nostro universo, una delle più fotogeniche è la gigantesca galassia a spirale Ugc 2885, situata a 232 milioni di anni luce da noi, nella costellazione settentrionale di Perseo.

L’imponente struttura è stata soprannominata “galassia di Rubin” in onore della “signora della materia oscura” – la scienziata Vera Rubin (1928-2016) – dall’astrofisico Benne Holwerda dell’università di Louisville, in Kentucky, che l’ha studiata con il telescopio spaziale Hubble di Nasa ed Esa. Ugc 2885 fu una delle galassie osservate da Vera Rubin per dimostrare, misurandone la velocità di rotazione, l’esistenza dell’invisibile materia oscura.

«La mia ricerca è stata in gran parte ispirata dal lavoro di Vera Rubin del 1980 sulle dimensioni di questa galassia», spiega Holwerda, che ha presentato al 235mo meeting dell’American Astronomical Society (Aas) – in corso in questi giorni a Honolulu, nelle Hawaii – i suoi studi sulle possibili cause all’origine delle dimensioni fuori dal comune di Ugc 2885. «Come sia diventata così grande è qualcosa che non sappiamo ancora del tutto», ammette Holwerda.

Un indizio potrebbe essere la sua posizione isolata nello spazio: non ha galassie vicine con le quali scontrarsi e interrompere la forma e l’evoluzione del suo disco. Ma ci sono ancora molti altri interrogativi, ad esempio: la galassia ha inghiottito nel tempo galassie satellitari molto più piccole? O ha accumulato lentamente del gas per dare luce a nuove stelle? Fattostà che «è grande quanto lo può diventare una galassia a disco senza scontrarsi con nient’altro nello spazio», osserva Holwerda. «E sembra che stia continuando a crescere, in modo lento ma inesorabile». >

Grazie  all’eccezionale risoluzione di Hubble, i ricercatori stanno contando il numero di ammassi stellari globulari presenti nell’alone che circonda Ugc 2885. Un eccesso di ammassi fornirebbe la prova che la galassia, in passato, li abbia effettivamente sottratti a numerose piccole galassie lungo il corso di miliardi di anni.

La smisurata galassia potrebbe guadagnarsi a buon diritto il soprannome di “Godzilla Galaxy”, notano i ricercatori, ma si tratterebbe di un gigante gentile, non di un terribile mostro: se ne è infatti rimasto tranquillo e silenzioso per miliardi di anni, sorseggiando idrogeno dalla struttura filamentosa dello spazio intergalattico.

Ulteriori approfondimenti sulla sua composizione e la sua origine potrebbero arrivare da due telescopi spaziali della Nasa del prossimo futuro, il James Webb e WFirst. «La capacità di osservare nell’infrarosso di entrambi i telescopi spaziali ci dovrebbe offrire una visuale senza ostacoli delle popolazioni stellari sottostanti», dice Holwerda, e complementerebbe la capacità di Hubble di tracciare la formazione stellare in luce visibile.

Guarda la zoommata dentro a Ugc 2885 nel canale Esa di Hubble: