HAYBUSA2 & OSIRIS-REX ALL’EPSC-DPS 2019

Le storie parallele di Ryugu & Bennu

Tra i protagonisti assoluti del congresso mondiale di scienze planetarie in corso a Ginevra abbiamo trovato Ryugu e Bennu, i due asteoridi visitati rispettivamente dalla sonda giapponese Hyabusa2 e da quella statunitense Osiris-Rex. Abbiamo intervistato alcuni degli scienziati e scienziate connazionali coinvolti nelle missione riguardo alle ultime novità presentate al congresso

     20/09/2019

Gli scienziati presenti al congresso hanno riempito la sala Saturn – una della più grandi – per sentire le ultime news sulle due sample return mission. Crediti: Inaf/Caterina Boccato

Ryugu e Bennu non sono personaggi dei cartoni giapponesi ma due asteroidi che stanno svelando tutti i loro segreti grazie rispettivamente alla sonda giapponese Hayabusa2 e al satellite statunitense Osiris-Rex. Sono stati anche tra i maggiori protagonisti del congresso mondiale di planetologia Epsc-Dps 2019 Joint meeting, in corso in questi giorni a Ginevra.

Entrambe le missioni sono dette, in gergo tecnico, sample return mission, cioè esse riporteranno a terra campioni prelevati direttamente dai due asteroidi per essere studiati in laboratorio con tecniche sofisticate che non possono essere certo riproposte a bordo di satelliti spaziali. In entrambe le missioni c’è un importante contributo italiano.

La prima a partire è stata Haybusa2 nel 2014 e ha già fatto 2 touchdown sull’asteroide Ryugu il 22 febbraio e l’11 luglio scorsi. Al secondo touchdown – compiuto con un’accuratezza di 60 cm – è andata a posizionarsi a 20 metri dal cratere che essa stessa aveva prodotto bombardando la superfice, prelevando così del materiale fuoriuscito da qualche metro di profondità. Il cratere formatosi in realtà è stato molto più ampio di quanto previsto, una decina e più di metri contro i 2 o 3 previsti! Questo porta anche ulteriori contributi al campo cosiddetto del planetary defence che intende capire come affrontare i pericoli provenienti da corpi celesti a rischio di impatto con il nostro pianeta.

L’ombra della sonda Hayabusa2 si staglia sulla superficie dell’asteroide Ryugu. Crediti: Jaxa

Se per Hayabusa2 il più è fatto – ora infatti non resta che riportare a casa i campioni nel 2020, come ci ha spiegato Ernesto Palomba dell’Inaf di Roma nella video intervista -, non è così per Osiris-Rex (Origins, Spectral Interpretation, Resource Identification, Security-Regolith Explorer), partita due anni più tardi della concorrente giapponese, l’8 settembre 2016, e arrivata a destinazione, in orbita attorno a l’asteroide 101955 Bennu, il 3 dicembre 2018, come da programma.

«Osiris-Rex ha già ottenuto un primato: si è infatti posizionata alla minima distanza da un asteroide, mai raggiunta prima da un satellite: siamo sotto il chilometro!» ci ha detto Maurizio Pajola dell’Inaf di Padova. «Ha così scoperto anche che la superficie di Bennu è attiva tanto da “sparare fuori” materiale di due, tre centimetri di diametro in maniera ripetuta. Pur essendo una bella scoperta quest’ultima fa anche temere un po’ per la salvezza della sonda stessa».

Si è anche capito che, a differenza di quanto si sperava, non vi sono siti molto ampi per un atterraggio “tranquillo”, il massimo che hanno trovato sono zone di circa dieci metri di diametro. Il ritorno dei campioni a terra è previsto nel 24 settembre 2023.

Il perché studiare materiali riportati a terra da queste due missioni ce lo dice nella video intervista Antonella Barucci, nostra connazionale di stanza all’Observatoire de Paris, che ci racconta anche qualche dettaglio in più su Ryugu nella breve intervista raccolta sempre nella sede dell’Epsc-Dps 2019.