IL CORTO DEI RICERCA(T)TORI ANTARTICI

Call me maybe… al Polo Sud

Hanno realizzato un cortometraggio per la 14esima edizione dell’Antarctic Winter Film Festival ispirandosi alla celebre hit di Carly Rae. E lo hanno vinto. Sono le ricercatrici e i ricercatori della base scientifica franco-italiana Concordia. Tra loro c’è anche Ivan Bruni, astronomo dell’Istituto nazionale di astrofisica

     09/09/2019

Un fotogramma del video

Ivan Bruni è un astronomo in forza al telescopio di Loiano dell’Inaf di Bologna. Selezionato in risposta a una call che ricercava scienziati per effettuare ricerche in Antartide, lo scorso 11 novembre 2018 è partito per una nuova nuova avventura. Destinazione base della Concordia, la base di ricerca permanente franco-italiana situata al polo sud a un’altitudine di 3.233 metri sul livello del mare.  L’obiettivo, come lui stesso ci ha spiegato durante un’intervista rilasciata poco prima della partenza, era quello di effettuare osservazioni per caratterizzare il telescopio IraitT/Itm (International Robotic Antarctic Infrared Telescope/International Telescope Maffei), sfruttando la totale assenza di inquinamento luminoso e circa tre mesi di buio che caratterizzano il continente. Un anno intero da trascorrere in un ambiente ostile dove si aspettava di tutto: dal clima rigidissimo – molto diverso da quello della sua Rimini – alle intere giornate trascorse a effettuare osservazioni. Quello che di certo non si aspettava era di partecipare alla realizzazione di un cortometraggio. E di vincere, con la sua squadra, addirittura il primo posto del contest.

Insieme agli altri inquilini della base, Bruni ha infatti partecipato alla realizzazione di un cortometraggio di circa tre minuti, “Concordia – Call me maybe DC15”. Opera che si è aggiudicata il primo posto nella sezione “Open” dell’Antartic Winter Film Festival 2019. Un festival organizzato dalla stazione americana di Amundsen-Scott South Pole che, a partire dal 2006, invita ogni anno tutte le basi scientifiche presenti in Antartide – 68 a oggi – a partecipare alla produzione di cortometraggi per una delle due categorie messe a concorso: la categoria “48h”, che prevede la realizzazione di un video della durata massima di 5 minuti su uno di 5 temi suggeriti da 5 basi diverse all’inizio del festival, per garantire che i film siano realizzati entro le 48 ore, e la categoria “Open”, per video di 5 minuti senza restrizioni, proprio come quello realizzato dal gruppo cui fa parte il nostro astronomo.

Un altro fotogramma del video

Il cast, oltre a Bruni, è costituito dai cinque italiani Massimiliano Catricalà, lo station leader, Giuditta Celli (glaciologa), Megane Louise Christian (fisica dell’atmosfera), Gianluca Ghiselli (medico), Daniele Giambruno (chef)  e Alessandro Mancini (tecnico informatico), dai cinque francesi Bertrand Laine Damien Beloin (meccanico), Thibault Gillet, (elettricista), Julien Moye (chimico), Julien Le Goff  (idraulico) e dalla danese Nadja Albertsen (medico).

Tra una ricerca e l’altra, in un ambiente estremo come quello antartico – con temperature che raggiungono anche i 90 gradi sottozero – ci sono dunque anche meritati momenti di riposo e svago. Ma andiamo al dunque, all’oggetto grazie al quale il team di ricerca(t)tori si è aggiudicato il primo posto: il cortometraggio. E qui viene il bello: avete presente il video realizzato dalle Miami Dolphins Cheerleaders sul brano “Call me maybe” di Carly Rae? Ecco: il corto realizzato dagli inquilini della concordia è un’esilarante parodia proprio di quel video! Tre minuti circa che vale la pena di guardare, con pose ammiccanti e movimenti sinuosi in barba a temperature non esattamente uguali a quelle delle gettonatissime spiagge californiane. Il risultato? Giudicate voi! Io ancora rido…

Per saperne di più:

Guarda il video sul canale Vimeo del Programma nazionale di ricerche in Antartide: