SARÀ INSTALLATO NEL PARCO DELLE MADONIE

Flyeye, una sentinella per il rischio asteroidi

Presentato ieri da Esa, Asi e Ohb Italia, grazie al suo occhio composito – come quello di una mosca – intercetterà dalla cima di Monte Mufara le minacce provenienti dal cielo. È il primo al mondo con questa configurazione, brevettata da tre scienziati fra i quali Roberto Ragazzoni dell’Istituto nazionale di astrofisica. Il sito è stato prescelto dall’Esa grazie anche alle efficienti infrastrutture presenti nel Parco astronomico delle Madonie – un investimento promosso dal comune di Isnello (PA) e sostenuto dal Miur

     12/07/2019

Rappresentazione artistica di come apparirà il Flyeye una volta installato sul Monte Mufara. Crediti: Esa/A. Baker

Ricordate l’asteroide caduto sui cieli di Chelyabinsk il 15 febbraio 2013? Fortunatamente non ci furono vittime, ma rimasero ferite centinaia di persone – per lo più a causa dei vetri andati in frantumi. Un evento che avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi. Conseguenze che potrebbe essere possibile prevenire riuscendo a intercettare la minaccia e a dare per tempo l’allarme. Ai numerosi progetti in campo in questo senso, ora se ne sta per aggiungere uno unico nel suo genere e tutto made in Italy: un telescopio dotato di un “occhio composito”, simile a quello di una mosca, e per questo chiamato Flyeye.

Alto sei metri e mezzo, largo quattro e pesante 24 tonnellate, Flyeye è stato presentato giovedì scorso dall’Agenzia spaziale europea (Esa) e dall’Agenzia spaziale italiana (Asi) a Turate, in provincia di Como, negli stabilimenti della Ohb Italia, la società che lo ha realizzato. Grazie alla sua capacità di visione e alla sua rapidità, «potremo scoprire asteroidi fino a 40 metri di diametro con un anticipo di almeno tre settimane prima che impattino contro l’atmosfera terrestre», ha dichiarato all’Ansa Ian Carnelli, responsabile del programma General Studies dell’Esa.

«Oltre che monitorare gli asteroidi, però, è necessario anche scoprirli, come fanno le reti di telescopi statunitensi: con Flyeye l’Europa può finalmente mettersi al passo», ha aggiunto Ettore Perozzi, dell’Ufficio di sorveglianza spaziale dell’Asi. «L’enorme flusso di dati che verrà prodotto potrà essere utile in molti altri campi dell’astronomia, per studiare i mutamenti del cielo come la variazione di luminosità delle stelle».

Rappresentazione schematica del Flyeye. Crediti: Esa/A. Baker

«Flyeye è il telescopio ideale per questo tipo di applicazioni. Il motivo è presto detto», spiega a Media Inaf Roberto Ragazzoni, direttore dell’Osservatorio astronomico dell’Inaf di Padova. «Ha una configurazione – come dice il nome – “a occhio di mosca”: la più adatta per tenere sott’occhio una porzione di cielo estremamente ampia e accorgersi al volo se viene attraversata da piccoli oggetti che sfrecciano rapidissimi – come appunto asteroidi o detriti spaziali». Una configurazione che Ragazzoni conosce bene come pochi altri: è infatti sua una delle tre firme che troviamo sotto al brevetto dell’ottica di Flyeye – le altre due sono quelle di Marco Chiarini e Lorenzo Cibin di Ohb Italia. Un’ottica particolarissima che imita, appunto, l’occhio composto degli insetti. «Al centro c’è uno specchio principale sferico, e tutt’attorno – come fossero i fotorecettori di una mosca – un insieme di 16 piccoli specchietti secondari, che a loro volta riflettono la luce verso altrettante fotocamere. Il sistema ideale per coniugare un’altissima velocità di risposta e un grande campo di vista».

Se Flyeye è lo strumento ideale per questo tipo di osservazioni, altrettanto si può dire per il luogo in cui verrà installato: il Monte Mufara, in Sicilia. «Il sito di Monte Mufara, nel Parco delle Madonie, si trova a un’altitudine di 1865 metri sopra il livello del mare. Questo sito è stato scelto dall’Esa», ricorda Mario Guarcello dell’Osservatorio astronomico Inaf di Palermo, «avvalendosi di un’analisi comparativa prodotta da un tavolo tecnico Asi/Inaf dopo un’attenta valutazione delle caratteristiche di vari siti italiani, e una campagna di misure del seeing (un parametro che dipende dalle turbolenze in atmosfera che influenzano negativamente le osservazioni astronomiche) e delle condizioni meteo. Le misure sono state effettuate per circa un anno, tra il 2017 ed il 2018, utilizzando una camera SBig Seeing Monitor ST-402 acquistata dall’Asi e installata dalla Ohb Italia con la collaborazione di tecnici locali e dell’Inaf di Palermo. La campagna di misure ha rivelato che il sito del Monte Mufara è caratterizzato da una percentuale di notti con cielo limpido del 58 per cento, tra i valori migliori di Italia, e il livello di luminosità del cielo più basso tra tutti i siti confrontati. Il seeing misurato nel periodo estivo e invernale dal Monte Mufara è stato inferiore a 1.5 arcosecondi per l’80 per cento e il 50 per cento delle notti, rispettivamente, con un numero significativo di notti in cui il seeing è stato inferiore a un arcosecondo».

Una panoramica della cima di Monte Mufara. In primo piano, il sito al quale è destinato il Flyeye. Sul fondo, invece, il sito per il Wmt. Crediti: Mario Guarcello / Inaf

«È una straordinaria notizia e una grande giornata per la scienza», dice Giuseppe Mogavero, presidente della Fondazione Gal Hassin – Centro Internazionale per le Scienze Astronomiche di Isnello (PA), il cui contributo alla costruzione del sito di Monte Mufara è stato fondamentale. «Nello stesso sito di Monte Mufara verrà collocato a brevissimo il Wide-field Mufara Telescope (Wmt) del Gal Hassin, un telescopio della classe di 1 metro, prototipo di un innovativo strumento a grande campo (7 gradi quadrati)».

«Per il Flyeye», aggiunge Mogavero, «il Gal Hassin – sostenuto negli anni dal 2015 al 2017 dal Miur con un contributo annuo di mezzo milione di euro, assegnato all’Inaf e destinato appunto al Gal Hassin – è stato un apripista: un sito già strutturato, viabilità di accesso, infrastrutture e servizi di rete e un punto di riferimento per le interlocuzioni con le istituzioni del territorio e con la Regione Sicilia. E con possibili future collaborazioni. Il Flyeye sarà completamente dedicato alla ricerca di oggetti celesti che passano vicino alla Terra e, per farlo, dovrà scandire quanto più cielo possibile ogni notte. Scoprirà oggetti interessanti, che andranno seguiti immediatamente per migliorare la definizione dell’orbita, all’inizio mal determinata. Questo inseguimento non potrà essere fatto dal Flyeye stesso, perché questo andrebbe a ridurre la porzione di cielo osservata in cerca di nuovi oggetti. Il Wmt è nella condizione ideale per questo compito, che lo terrà impegnato solo per una frazione della notte, ma che sarà prezioso per migliorare l’efficienza del Flyeye nella ricerca di oggetti nuovi».