IL METEORITE DEL MINCH

Il più grande cratere da impatto britannico

Gli scienziati ritengono di aver scoperto il sito nel quale, 1.2 miliardi di anni fa, è avvenuto il più grande impatto meteorico che mai abbia coinvolto l'attuale Regno Unito, provocato da un corpo celeste di circa un chilometro di diametro. Si trova nel bacino del Minch, nel nord-ovest della Scozia. Tutti i dettagli della scoperta sono riportati sul Journal of the Geological Society

     11/06/2019

Mappa del Minch. Crediti: Wikimedia Commons.

Nel 2008, vicino a Ullapool, in Scozia, scienziati delle Università di Oxford e Aberdeen scoprirono l’evidenza dell’impatto di un meteorite risalente a 1.2 miliardi di anni fa. La traccia che trovarono era un deposito di detriti il cui spessore ed estensione indicava un cratere da impatto – prodotto da un meteorite di larghezza stimata pari a circa 1 km – presumibilmente vicino alla costa scozzese. Tuttavia, la posizione precisa del cratere rimase un mistero.

In un articolo pubblicato sul Journal of the Geological Society, un team guidato da Kenneth Amor del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Oxford, mostra come la posizione del cratere sia stata identificata 15-20 km a ovest della costa scozzese. Il cratere è sepolto sotto l’acqua e le rocce più giovani nel bacino del Minch, un canale dell’Oceano Atlantico, situato nel nord-ovest della Scozia e, più precisamente, nell’area dell’arcipelago delle Ebridi Esterne, dove separa l’isola di Skye dalle isole di Harris e North Uist.

«Sulla Terra, il materiale scavato da un gigantesco impatto meteoritico raramente viene preservato, in quanto generalmente viene rapidamente eroso. Quindi, questa è una scoperta davvero emozionante. Per puro caso il materiale si depositò in un’antica valle dove nuovi sedimenti ricoprirono presto i detriti, preservandoli» spiega Amor. «Il prossimo passo sarà condurre un’indagine geofisica dettagliata dell’area interessata nel bacino del Minch».

Una foto della costa sul bacino del Minch, in Scozia, in cui sono evidenti gli strati lamellari di arenaria nella parte inferiore dell’immagine. Nel mezzo è visibile il deposito in seguito all’impatto (12 metri di spessore, in questa foto) che contiene arenaria rosa deformata. Crediti: Università di Oxford.

Grazie alle osservazioni sul campo, allo studio della distribuzione dei frammenti di rocce e all’analisi dell’allineamento delle particelle magnetiche, il gruppo di ricercatori è stato in grado di valutare la direzione da cui il materiale è provenuto, risalendo alla posizione più probabile del cratere.

1.2 miliardi di anni fa la maggior parte della vita sulla Terra era ancora negli oceani e non c’erano piante sulla terraferma. A quel tempo la Scozia doveva trovarsi abbastanza vicina all’equatore, in un ambiente semi-arido. Il paesaggio probabilmente era molto simile a quello marziano, quando ancora Marte aveva acqua in superficie.

La Terra e gli altri pianeti potrebbero aver subito più impatti di meteoriti nel lontano passato, rispetto al presente, entrando in collisione con i detriti rimasti dalla formazione del primo Sistema solare. Tuttavia, nonostante la probabilità di impatti in passato fosse molto più alta, non è da escludersi che possa ricapitare in futuro, dato il numero di asteroidi e di frammenti di comete che viaggiano attualmente nel Sistema solare. Impatti molto più piccoli, in cui il meteorite è di pochi metri, si ritiene siano relativamente comuni: forse si verificano in media una volta ogni 25 anni.

Si ritiene che le collisioni con un oggetto di circa 1 km (come in questo caso) si verifichino tra una volta ogni 100mila anni e una volta ogni milione di anni, anche se le stime sono molto variabili. Una delle ragioni di questa incertezza è dovuta alla mancanza di un riscontro effettivo di grandi impatti, per via del fatto che i crateri sono stati cancellati dall’erosione, sono stati seppelliti o sono scomparsi in seguito all’azione della tettonica delle placche.

Per saperne di più:

Correzione del 03.06.2020: contrariamente a quanto scritto in precedenza, non si tratta del più antico cratere da impatto di cui si abbia evidenza.