CELEBRAZIONI AL CERN E IN TUTTO IL MONDO

E anche il web entra negli “enta”

Trent'anni fa, nel marzo 1989, Tim Berners-Lee presentò ai suoi capi al Cern di Ginevra – il laboratorio europeo di fisica delle particelle presso cui lavorava con una borsa di studio come esperto informatico – la prima proposta per implementare quello che sarebbe diventato il World Wide Web. Aspettando la diretta streaming dell'iniziativa Web@30 di martedì 12 marzo 2019 mattina, ecco una breve storia del web

     08/03/2019

Tim Berners-Lee, inventore del Web e fondatore del Consorzio W3C e della Fondazione World Wide Web. Crediti: da twitter @webfoundation

La mattina del 12 marzo 2019 l’evento Web@30 al Cern di Ginevra aprirà le celebrazioni mondiali per il trentesimo compleanno del Web, alla presenza dei protagonisti dell’epoca e di oggi. L’evento è organizzato dal Cern in collaborazione con due organizzazioni fondate dall’inventore del World Wide Web, Tim Berners-Lee: la World Wide Web Foundation e il World Wide Web Consortium (W3C).

Anche se progetti basati sul concetto di ipertesto esistevano da prima, fu proprio nel marzo 1989 che l’esperto informatico britannico Tim Berners-Lee presentò al Cern di Ginevra – il laboratorio europeo di fisica delle particelle presso cui lavorava da alcuni anni con una borsa di studio – la prima proposta per sviluppare un sistema aperto di ampia condivisione delle informazioni tra computer diversi, pensato inizialmente per la comunità scientifica.

Un’altra data fatidica è il novembre del 1990, quando questa «ragnatela di nodi di informazioni in cui l’utente potrà accedere a volontà» venne formalizzata e acquisì il suo nome definitivo nel documento “WorldWideWeb: Proposal for a HyperText Project”, scritto sempre da Berners-Lee, questa volta assieme al collega belga del Cern Robert Cailliau.

Il computer NeXT Cube utilizzato da Tim Berners-Lee come primo Server Web, esposto al Museo Microcosm del Cern. Da Wikipedia

Già per il Natale di quello stesso anno, Berners-Lee aveva implementato i componenti chiave del sistema, vale a dire Html (un linguaggio a “marcatori” per la formattazione e impaginazione di documenti ipertestuali), Http (il protocollo di trasferimento su rete degli ipertesti) e Url (Uniform Resource Locator, l’indirizzo univoco di una risorsa in internet), nonché creato i primi browser ed editor e approntato sul suo computer Next il primo server Web, dedicato al progetto stesso e pubblicato il 6 agosto 1991. Il sito – il primo al mondo, ricordiamo – è stato recentemente restaurato anche con una simulazione della visualizzazione a linea originale.

Fino a questo punto, la straordinaria innovazione era confinata nei laboratori di ricerca. Ma tutto cambiò il 30 aprile 1993, quando il Cern rilasciò l’ultima versione del software Www come di pubblico dominio, rendendo disponibile a chiunque gratuitamente il suo utilizzo e il suo miglioramento. Una decisione che ha certamente incoraggiato l’uso del Web, visto che attualmente si contano quasi due miliardi di siti web.

Questo screenshot del primo sito web è stata preso nel 1993 da un computer Next. Su altri sistemi la visualizzazione era molto più semplificata. Crediti: Cern

Grazie anche al rilascio nel 1993 da parte del National Center for Supercomputing Applications (Ncsa) all’Università dell’Illinois del browser Mosaic per sistemi Unix X Window System, Apple Macintosh e Microsoft Windows, il sistema si diffuse rapidamente. Se a fine 1993 si contavano oltre 500 web server conosciuti, nel 1994 (definito “l’anno del Web”) erano saliti a 10mila – di cui 2mila commerciali – con 10 milioni di utenti.

Nel 1994 Robert Cailliau promosse al Cern la Prima conferenza internazionale sul World Wide Web, salutata come la “Woodstock del Web”.

Nel frattempo, per sviluppare la sua intuizione Tim Berners Lee lasciò il Cern per trasferirsi al Laboratory for Computer Science del Mit, il Massachusetts Institute of Technology di Boston, presso cui fondò il World Wide Web Consortium (W3C).

Il resto è storia, che stiamo usando in questo preciso momento.

Guarda il servizio video di MediaInaf Tv con intervista al responsabile reti Inaf, Mauro Nanni: