METANO E CO2 MEGLIO DELL’OSSIGENO

Segnali di vita nei gas serra

Gli ingredienti da cercare per scovare mondi con forme di vita aliena? Secondo uno studio uscito su Science Advances, sono quelli che presentava la Terra primordiale: acqua in superficie e, in atmosfera, tanto metano, tanta anidride carbonica e poco monossido di carbonio. Una ricetta che i telescopi in arrivo saranno in grado d’individuare

     25/01/2018

Telescopi che arriveranno in futuro, come il James Webb Space Telescope, osserveranno le atmosfere dei pianeti lontani per cercare la vita. La Terra (in alto a sinistra) ha un’atmosfera ricca di gas che rivelano la presenza della vita come la conosciamo, ossigeno e ozono in testa. Secondo i ricercatori, la Terra primordiale (in basso a sinistra) mostrava altre tracce di gas nell’atmosfera, una combinazione di metano e anidride carbonica che indicherebbero – anch’essi – la vita. Crediti: NASA/Wikimedia Commons/Joshua Krissansen-Totton

Da sempre convinti che la vita come la conosciamo sul nostro pianeta sia possibile soprattutto grazie alla presenza di ossigeno nell’atmosfera, siamo ora costretti a ricrederci – in un certo senso – leggendo uno studio pubblicato ieri su Science Advances che offre una nuova ricetta di quella che poteva essere la base della vita agli albori della Terra.

Presto il telescopio spaziale James Webb della Nasa e altri nuovi telescopi osserveranno con dettagli senza precedenti le atmosfere di esopianeti lontani, e non è detto che gli indicatori presenti sulla Terra siano il segnale di vita più valido anche fuori dal nostro pianeta. Finora, esseri viventi di “tipo terrestre” li abbiamo trovati (neanche a farlo apposta!) solo dalle nostre parti, e ciò può farci sospettare che altrove la vita potrebbe necessitare di altri “mattoncini” per venire a galla dal famoso brodo primordiale.

La biochimica alla base della produzione di ossigeno è molto complessa, e potrebbe essere piuttosto rara, nell’universo. Per questo, un gruppo di ricercatori dell’Università di Washington ha escogitato un approccio alternativo per cercare la vita, in modo semplice, senza dover per forza ricorrere a questo biomarcatore. Il nuovo studio permette di viaggiare indietro nel tempo fino a quando la Terra era davvero molto giovane, tornando al momento in cui l’atmosfera del pianeta conteneva una miscela di gas “disequilibrata” e che potrebbe esistere solo in presenza di organismi viventi. Ricordiamo che la capacità degli esseri viventi di produrre grandi quantità di ossigeno si è verificata solo di recente, nell’ultimo ottavo di storia della Terra.

Quale la ricetta? La combinazione chimica che avrebbe permesso una vita terrestre ancestrale sarebbe: metano più anidride carbonica, meno monossido di carbonio. Un buon indicatore del fatto che un esopianeta possa ospitare forme di vita è dunque che siano presenti «metano e anidride carbonica in quantità abbondanti», che quel pianeta sia nella fascia di abitabilità del proprio sistema planetario (quindi che l’acqua si trovi in forma liquida) e che «sia assente il monossido di carbonio», elenca il coautore dello studio David Catling, dell’Università di Washington.

Il metano è un biomarcatore ideale: è vero che un pianeta può produrre metano dopo il violento impatto di un asteroide o per altri fenomeni geologici, ma è altrettanto vero che dove c’è vita c’è metano (e non è un ben riuscito slogan pubblicitario!). Su un pianeta roccioso nel quale venga rilevato metano in combinazione con l’anidride carbonica potrebbe (e il condizionale è d’obbligo) esserci vita, ma è necessario che, al tempo stesso, non ci sia abbondanza di monossido di carbonio. «Il monossido di carbonio dovrebbe essere rapidamente consumato dai microbi», spiega infatti il primo autore dello studio, Joshua Krissansen-Totton, anch’egli dell’Università di Washington. «Quindi, se il monossido di carbonio fosse abbondante, farebbe pensare a un pianeta senza attività biologica».

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