JUNO INDAGA LA GRANDE TEMPESTA DI GIOVE

Nelle profondità della Grande Macchia Rossa

La sonda della Nasa è arrivata fino alle radici della tempesta che imperversa sul quinto pianeta del Sistema solare da 350 anni. Gli strumenti hanno anche rilevato una nuova zona di radiazione, appena sopra l'atmosfera del pianeta

     12/12/2017

Una simulazione dei venti intorno alla Grande Macchia Rossa di Giove realizzata con i dati della JunoCam e con il modello dei venti (campo di velocità) ricavato dai dati della navicella spaziale Voyager e di altri telescopi terrestri. Crediti: NASA/JPL-Caltech/SwRI/MSSS/Gerald Eichstadt/Justin Cowart

La misteriosa e affascinante Grande Macchia Rossa è stata osservata in lungo e in largo dalla sonda della Nasa Juno, lanciata alla volta di Giove nel 2011 e arrivata a destinazione nel 2016. Grazie ai diversi strumenti a bordo della sonda, è stato possibile spingersi fino alle estreme profondità di questa tempesta anticiclonica, che imperversa sulla superficie del quinto pianeta del Sistema solare da almeno 350 anni. Durante il congresso annuale dell’American Geophysical Union, i ricercatori guidati da Scott Bolton (Southwest Research Institute di San Antonio) hanno annunciato che la Grande Macchia Rossa arriverebbe fino a 300 chilometri di profondità nell’atmosfera gioviana.

I dati sulla tempesta (abbastanza larga da inglobare la Terra una volta e mezza, cioè 16mila chilometri) arrivano dal Microwave Radiometer (Mwr) a bordo di Juno: si tratta di uno strumento in grado di “tuffarsi” nelle nuvole di Giove raccogliendo ogni sorta di dati in merito alla tempesta atmosferica. Le osservazioni sono state realizzate durante l’ottavo passaggio scientifico della sonda a Giove dello scorso luglio (il prossimo avverrà il 16 dicembre).

Questo grafico mostra i dati dello Mwr a bordo della navicella spaziale Juno della NAsa. Crediti: NASA/JPL-Caltech/SwRI

Andy Ingersoll (Caltech) ha affermato che le “radici” della gigantesca tempesta «sono da 50 a 100 volte più profonde degli oceani terrestri e sono più calde alla base di quanto non siano nella parte superiore. I venti sono associati alle differenze di temperatura, e il calore alla base spiega i feroci venti che vediamo nella parte superiore dell’atmosfera»

La sonda della Nasa ha anche rilevato una nuova zona di radiazione, appena sopra l’atmosfera di Giove. La scoperta è stata realizzata dallo Jupiter Energetic particle Detector Instrument (Jedi), che ha raccolto dati sulla la presenza di ioni di idrogeno, ossigeno e zolfo in movimento a velocità prossime a quella della luce.  Si ritiene che le particelle siano derivate da atomi energetici neutri (ioni in rapido movimento senza carica elettrica) creati nel gas intorno alle lune di Giove Io ed Europa.